Arcobaleno ESCAPE='HTML'

Zibaldone di pensieri e spiegazioni sul Modello Doppio Elicoidale del Fotone e le sue implicazioni

 

 

1) Nella struttura formulata del MODEC, (il Modello Doppio Elicoidale del Fotone), quello che più mi ha affascinato nella sua scoperta, comprensione e costruzione è la perfetta corrispondenza del centro di massa con tutte le proprietà classiche-relativistiche del fotone, e la possibilità di comprenderne altre dal resto della struttura che presenta un equilibrio dinamico. Poi l'elemento che non meno mi ha entusiasmato è che la particolare geometria dinamica ipotizzata a fondamento, estremamente elegante, una doppia elica con angolo d'elica di esattamente 45°, implicato per la coerenza con i dati sperimentali delle proprietà del fotone, si scopre anche essere proprio quella che annulla le Forze di Lorentz reciproche tra i due costituenti il fotone teorizzato. Un modello poi in cui materia ed antimateria collaborano alla costituzione del fotone senza annichilirne la carica, ma assicurando da un lato neutralità complessiva (come deve essere per il fotone), ma anche una distribuzione di carica microscopica, a somma nulla, ma tale da poter così finalmente immaginare come possa essere il fotone alla base della costituzione dell'onda elettromagnetica. Difficile da immaginare invece una particella del tutto priva di distribuzione di carica che possa veicolare, o meglio generare campi magnetici ed elettrici, quali quelli della radiazione elettromagnetica.

Il moto ipotizzato e verificato per il modello del fotone sviluppato è per così dire autoconsistente, nel senso che il complesso del fotone immaginato trasla a velocità c costante per inerzia di moto rettilineo uniforme, e i suoi costituenti al contempo ruotano con un equlibrio dinamico non diverso da quello di due corpi di pari massa in interazione gravitazionale (qui l' interazione è coulombiana attrattiva), descrivendo la doppia elica immaginata. Nell'analisi dinamica nel testo PDF, lì si descrive come la forza centrifuga bilancia quella coulombiana, o meglio nel sistema inerziale di valutazione, come la forza centripeta necessaria sia sviluppata dalla forza elettrica coulombiana.

 

 

 

2) L' "esperimento di Young" e l' "effetto fotoelettrico" rivelarono rispettivamente le nature ondulatorie e corpuscolari della Luce, l' ABC per parlare del dualismo onda-particella, ed è indubbio che le due diverse descrizioni del fotone-onda elettromagnetica hanno entrambe grande valenza descrittiva dei fenomeni; ergo nessuno mette in dubbio le due nature, il punto è che il dualismo non è spiegato da nessuna attuale teoria precedente al MODEC, (neppure quella che descrive il fotone come "pacchetto d'onde"); la doppia natura, corpuscolare-ondulatoria della luce (e di ogni altra radiazione elttromagnatica) è una verità osservata ma indimostrata teoricamente, questo il senso della natura dogmatica e di verità pertanto assunta come principio di cui parlo nel paragrafo intitolato "E SE IL FOTONE AVESSE UNA STRUTTURA DOPPIO ELICOIDALE ...", quando mi riferisco al dualismo onda-particella come un dogma della attuale Meccanica Quantistica. E tanto è vero questo, che chi conosce l'esperimento di Young e l' effetto fotoelettrico sa anche che si tratta di un problema fisico-cognitivo non certo nuovo, tanto che il fisico Niels Bohr nel Congresso internazionale dei Fisici del 1927 (tenutosi a Como in occasione del centenario della morte di Alessandro Volta), per conciliare il dualismo onda-corpuscolo propose e formulò il "principio di complementarità" che descrive quella particolare caratteristica per cui il duplice aspetto, corpuscolare e ondulatorio, dei fenomeni che avvengono a livello atomico e subatomico non può essere osservato contemporaneamente durante lo stesso esperimento.

Tutto questo basterebbe, a mio avviso, per implicare il bisogno di una "Rivoluzione Copernicana", che non deve essere necessariamente nel verso speculativo qui proposto, (anche se di fronte alla coerenza che emerge dal MODEC risulta difficile se non impossibile, una volta scoperto, cercare altre strade o far finta che non esista), ma come non sentire il bisogno di un modello comprensivo della dualità, che non può essere un mero comodo principio, quale quello di complementarità di Bohr che non soddisfa assolutamente il bisogno di conoscenza e comprensione della doppia natura onda-particella di un medesimo ente fisico sotteso (quale scopriamo essere il MODEC)!

 

 

 

3)  λ e v, (lunghezza d'onda e frequenza) hanno lo stesso peso nella costruzione del modello. λ si identifica in esso con il passo dell' elica, e pertanto coincide così esattamente con la λ della viaggiante onda di campi magnetici ed elettrici generati nel loro moto dalle due semi-particelle cariche e visti nel centro di massa, quindi lungo l' asse dell' elica.
Per la cinematica del sistema, λ viene a coincidere anche con il perimetro della circonferenza di base del cilindro su cui si avvolge l'elica, dunque non con il suo diametro, ma con il suo diametro moltiplicato per pi-greco!
Questo permette di spiegare, anche, perché il fotone in alcuni fenomeni rivela una dimensionalità trasversale (uno "spessore" ortogonale alla sua traiettoria) dell' ordine di λ! La lunghezza d'onda proprietà longitudinale dell' onda elettromagnetica e del fotone, ecco che diventa anche in parte proprietà trasversale al moto (mantenendo quella longitudinale=passo dell' elica); aspetto fenomenologico questa trasversale proprietà spaziale che nessun altra visione teorica del fotone aveva permesso di spiegare!
Così v, la frequenza, è esattamente l'inverso del periodo che impiegano le semiparticelle per fare un giro completo, che è quindi tanto il tempo per traslare di una quantità pari al passo λ delle eliche traiettorie; tanto il tempo impiegato dalla loro proiezione sulla base del comune cilindro delle due eliche coassiali, per descrivere la circonferenza di perimetro λ , e di diametro d, (dove d è la distanza costante tra le due semi-particelle). Poiché tanto la componente della velocità traslatoria del moto, quanto quella rotazionale è uguale a c, velocità della luce nel vuoto, perfettamente si ha che, come deve essere per il fotone reale, λv=c.

 

In questa architettura sempre più consistente con le proprietà del fotone reale l'ipotesi di costanza della componente di velocità tangenziale (ovvero la componente di velocità del moto rotatorio), discende dal fatto che non vi sono altre forze se non forze di tipo centripeto, per cui le semi particelle continuano a conservare uniforme la componente rotatoria di velocità. Non solo, dall'architettura del modello sviluppato discende, come puoi vedere a pagina 18 del PDF, che dalla costanza dello spin S, per il medesimo fotone, quindi dalla conservazione del momento angolare intrinseco si ricava che tale componente di velocità deve mantenersi costante.
Inoltre, dal valore del modulo dello spin, che è lo stesso per tutti i fotoni, si ricava che tale componente di velocità deve essere anche esattamente uguale alla velocità della luce nel vuoto, c.
Fermo restando tutto il resto dell'impostazione del modello, se consideriamo costante nel fotone la velocità tangenziale ma usiamo per essa un valore parametrico non necessariamente inizialmente uguale a c, otteniamo quella che considero una delle proprietà più "eleganti" del modello: si ottiene che, proprio e solo, se in questa architettura la velocità tangenziale assume valore pari a c, allora si annullano le Forze di Lorenz magnetiche che si scambiano mutualmente le due semi-particelle tra loro! Un'eleganza, una "bellezza" fisico-matematica, che però certamente racchiude ben più forti significati fisici su cui riflettere: probabilmente è una, o è legata a una delle ragioni per cui in Natura l'energia può generare proprio queste particelle luminali raggianti a struttura interna dicotomica descriventi traiettorie doppio elicoidali; particelle che chiamiamo fotoni!
Una bellezza che si estende anche a questo aspetto geometrico: la implicata velocità tangenziale uguale a c, si collega infatti strettamente con il conseguente angolo dell'elica, ( uguale per le due eliche che son tra loro uguali ma sfasate di un angolo piatto ), esattamente di 45 gradi!

 

La scelta poi nel modello di immaginare il fotone composto da due semi-particelle cariche, due quanti di carica di segno opposto, e portanti ciascuno metà dell'energia totale e quindi della massa relativistica del fotone :
-) da un lato permette di conservare la neutralità di carica osservata nel fotone sperimentalmente, in tal modo abbiamo nel modello una distribuzione di carica discreta ma a somma totale nulla, (un dipolo elettrico),
-) dall'altro ci permette di esplorare le caratteristiche elettriche all'interno del fotone, cui già solo attente riflessioni sul Quanto d'Azione, ovvero sulla Costante di Planck h, aiutati dalle riflessioni sulla collegata Carità di Planck ( riflessioni già sviluppate nel PDF in inglese ma su cui ritornerò ulteriormente nel nuovo articolo in italiano che ho promesso ), conducono.
Quella delle due semi-particelle con le caratteristiche dette è ovviamente anche una scelta di eleganza e di simmetria, ma ovviamente è suggerita anche dal fenomeno fisico della "produzione di coppia", che vede in opportune circostanze, prodursi a partire da un fotone, una coppia di materia ed antimateria, quali l'elettrone e il positrone, aventi stesse masse a riposo e cariche (-e) l' elettrone, e (+e) il positrone.
Quelli vengono prodotti in opportune circostanze, questo non vuol dire che ogni fotone abbia (o forse meglio dire conservi) all'interno esattamente un elettrone e un positrone, che eventualmente si son legati a generarlo, in tutte le loro caratteristiche!
In ogni caso credo giusto parlare di coppia di materia ed antimateria anche per le due semi-particelle costitutive del fotone, ma a differenza di elettrone-positrone, che son particelle subluminali, le due semi-particelle di materia-antimateria del fotone dalle altissime velocità, non hanno i medesimi vincoli sulla loro massa a riposo. Motivo per cui, (lo riprendo questo anche nel testo in italiano che ho dedicato al legame tra il MODEC e le Unità di Planck), è del tutto plausibile che sia il vuoto a influire (almeno in parte) sulla massa a riposo che acquisiscono (o comunque devono avere) le particelle subluminali, a causa delle sue diversità di comportamento tra uno stato polarizzato elettricamente schermante i quanti di carica di particelle subluminali, ed uno stato non polarizzato (o poco polarizzato), a causa della sua inerzia nei confronti dei quanti di carica nelle semi-particelle iperveloci del fotone. La conseguenza: nell' intereazione elettromagnetica i quanti di carica mostrano un valore di carica superiore nel fotone, prossimo alla Carica di Planck (per la precisione, come si ottiene dal modello, pari alla Carica di Planck moltiplicata per la radice quadrata di 2), e inferiore prossimo appunto al noto valore della Carica Elementare "e", per le particelle a bassa velocità; ed "e" è la misura sperimentale del modulo del quanto di carica proprio ricavata misurando particelle subluminali a bassissime velocità! Questo è un modo di descrivere l' effetto del vuoto tra polarizzazione e non polarizzazione sui quanti di carica, come modifica del loro valore, della loro intensità elettromagnetica manifestata nelle interazioni (in tal caso, nel vuoto, rimane costante il valore della Costante di Couomb, K, per il vuoto ). L'altro modo speculare, consiste invece nel dire che il quanto di carica, in questo caso sempre con valore "e", nel fotone, vede un vuoto con caratteristiche elettriche, quantificate da una diversa Costante di Coulomb, K, differenti, ed in particolare, come l'ho definito, il quanto di carica nel fotone viaggiando ad altissima velocità in un vuoto che per la sua inerzia non fa in tempo a polarizzarsi e a schermarlo, vede un "SuperVuoto"!

 

 

 

4) Nel MODEC si compendia straordinariamente un lavoro matematico e fisico non celato dietro una matematica inaccessibile, (vedi il lavoro base in PDF sullo sviluppo del MODEC), o volutamente resa inaccessibile ai più, secondo un modus operandi, quasi sacerdotale, che permette e costringe ad agire solo nel chiuso di una cerchia ristrettissima, una casta. Una semplicità, che si era ormai smarrita da tempo nella storia contemporanea della fisica, ma che ha connotato invece sempre i più grandi traguardi del pensiero fisico del passato. Tanto che oggi si è quasi affermato il falso-principio creduto e fuorviante secondo cui non si possa neppur proporre e formulare nuove ipotesi, se non sotto già una costruzione matematica molto complessa. Nelle sue fondamenta la Natura è semplice, tale si è sempre mostrata a chi l'ha indagata davvero, e ricercare semplicità oggi è uno sforzo che è bene ritentare di fronte ai palesi fallimenti mal celati della ricerca fisica teorica odierna! Nel MODEC la matematica e la natura ci mostrano proprio questo, tutta la loro semplicità, ma anche perfezione e bellezza, che solo se ricercata però si può tornare a cogliere!

Con il MODEC si invita a riflettere non in seno alla Fisica Quantistica, ma sui fondamenti della stessa, in un certo modo anche alla ricerca di quelle possibili "variabili nascoste" in essa, già di certa critica antica alla Fisica Quantistica.

 

 

 

5) Nell'approccio euristico seguito, l' elettromagnetismo, teoria relativistica per sua natura, è posto alla base del modello del fotone proposto, viceversa oggi nel pensiero fisico corrente avviene il contrario, si tenta di utilizzare il fotone come mezzo di spiegazione dell' interazione elettrica. A tal proposito ritengo fondamentale il paradosso che qui ho esposto, e dunque la necessità di una sua soluzione, come ovvio quando delle teorie inciampano in un paradosso, soluzione che il MODEC fornisce: "Il Paradosso del Buco Nero e dell' interazione elettrica mediata(?) dai fotoni".

Qui è importante una precisazione: a mio avviso, e per quanto si deduce dal MODEC, il fotone è il costituente dell' onda elettromagnetica, che nel vuoto propaga con velocità c, quella della luce. Ma non il portatore dell' interazione elettrica, elettrostatica diciamo. A tal fine pongo il paradosso del buco nero nel link sopra. Conta la semantica: onda elettromagnetica = fotone o insieme di fotoni;
viceversa tra due cariche in reciproca interazione coulombiana si scopre insostenibile, alla luce del Modello Doppio Elicoidale, immaginare uno scambio di fotoni che veicolano l' interazione.

 

 

 

6) Nell' architettura del Modello Doppio Elicoidale del Fotone sviluppata non si chiama in causa o utilizza la Fisica Quantistica, ma si sviluppa un modello meccanico fondato su due cariche uguali ed opposte, un modello tale da dare una nuova interpretazione della natura della lunghezza d'onda, e giustificare un fatto noto ma altrimenti non spiegabile anche, ovvero che la lunghezza d'onda è una oscillazione longitudinale, dell' onda e.m. e dunque del fotone, ma che determina anche la grandezza trasversale al moto del fotone della sua sezione d'urto.

La Fisica Quantistica dove entra? Di Quantistica forse prendo in prestito qualcosa, ma a modello completato, qualche iniziale idea solo per interpretare qualche risultato, e per alcune speculazioni sul vuoto e sulla sua influenza sulla costante di struttura fine, ma per poi evolvere in una visione più onnicomprensiva. Per il resto non ne faccio mai uso! A meno di non voler considerare fisica quantistica le proprietà del fotone, tipo E=hv, ma questa proprietà è usata dalla Fisica Quantistica, come la Fisica Quantistica usa il potenziale elettrico di Coulomb, ma non è Fisica Quantistica nel senso che si tratta di proprietà sperimentali sule quali la MQ è stata costruita, non grazie ad essa previste e poi scoperte.

E non meravigli che per il MODEC non si utilizza la MQ, perché è la MQ che si fonda sul MODEC di fatto non il contrario. ( Vedi anche IL CONCETTO DI QUANTIZZAZIONE SCATURITO DALLA SCOPERTA DEL FOTONE, ALLA LUCE DEL MODELLO DOPPIO ELIOCOIDALE )

Non c'è stato in questo modello un percorso di critica aprioristica ai risultati, tanti di essi incontestabili, della Meccanica Quantistica.
Il punto che ho posto è un altro.
Poniamoci storicamente dopo la scoperta del fotone di Planck-Einstein E=hv, e la scoperta e misurazione del suo spin, se ci si fosse domandati prima dell' ipotesi di de Broglie (e da qui dello sviluppo pieno della MQ), che struttura ha il fotone, cosa rende ragione del suo spin e della sua legge E=hv, della sua sezione d'urto, ... speculazioni di questo tipo sarebbero state prima o poi prodotte. E se fin ora ciò non è avvenuto, dobbiamo porcele noi oggi!

Sviluppato il MODEC, ne ho verificato cosa accade in termini dinamici, in modo che tale sistema sia dinamicamente in equilibrio, e da qui la sorpresa di una relazione proprio caratterizzata dalla proporzionalità diretta tra energia totale=massa relativistica del sistema e frequenza.

 

 

 

7) IL PARADIGMA ALLA BASE DELLA FISICA QUANTISTICA
DEVE PORTARE ALLA SPIEGAZIONE DELL’ ORIGINE DEL SUO QUANTO D’AZIONE "h"
,
ma ciò è
ESATTAMENTE QUANTO VIENE SVILUPPATO NEL MODELLO DOPPIO ELICOIDALE DEL FOTONE CHE PROPONGO!

Ringrazio chi ha postato questo interessantissimo articolo del grande fisico Anton Zeilinger (http://www.asia.it/adon.pl?act=doc&doc=549), da cui estrapolo quei punti che parlano della necessità della scoperta del paradigma nascosto della Fisica Quantistica, per il quale Zeilinger scrive “Io propongo che [il quanto d’azione], che emerge dagli esperimenti ed è integrato nella teoria, debba attualmente derivare dal nuovo paradigma. Se l’esatto valore numerico del quanto d’azione possa o debba venir fuori da una fondamentale ricerca è certamente una questione aperta. Se dovesse essere così, allora molto verosimilmente ciò avverrebbe ricavando il valore numerico dai numeri adimensionali formati da costanti di natura differente come, per esempio, la costante di struttura fine e la lunghezza di Plank.”

Ma tutto tutto ciò è proprio ciò che fa il Modello Doppio Elicoidale qui proposto (vedi pdf linkato in questa pagina: http://fiatlux.altervista.org/fiat-lux-il-modello-doppio-elicoidale-del-fotone.html), dove partendo da “An Heuristic Model for the Photon to Explain all its Properties and its Equation E=hν : The Electric Dipolar Double-Helicoidal Dynamic Model of the Photon” (un modello euristico per il fotone per spiegare tutte le sue caratteristiche)
si giunge all’ interpretazione della costante h, il Quanto d’Azione, (“The Interpretation of the Physics Origin of the Planck Constant” come recitava già il titolo), ricondotto proprio, attraverso questo modello, alle costanti fondamentali universali, e alla Costante di Struttura Fine, e attraverso queste alla Carica di Planck!

Zeilinger cita poi l’ importanza per le teorie fisiche di seguire il criterio del Rasoio di Occam che dice in latino “entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem”, cioè “non moltiplicare gli elementi più del necessario”, criterio formulato anche nella frase: “a parità di fattori la spiegazione più semplice è da preferire”.

“La bellezza [di una interpretazione teorica] consiste proprio nel fatto di operare con una serie minima di entità e concetti” (scrive Zeilinger nel suo articolo), e il modello doppio elicoidale del fotone, modello fisico-matematico, si serve soltanto e con massima semplicità di concetti preesistenti della fisica, senza nessuna particolare ulteriore azzardata supposizione!

Date le difficoltà ovviamente rappresentate dal fatto che il pdf linkato è in inglese e di 58 pagine, presto, finito di ultimarlo, posterò, come promesso agli amici che me lo hanno chiesto, anche un pdf in Italiano più snello dove si riprende l'intero modello in chiave meno formale, dal punto di vista matematico, e più discorsiva, mostrando tutti i profondi legami del modello con le Unità naturali di Planck, a partire dalla Carica di Planck che ha un ruolo chiave in esso. [Lavoro annunciato che poi ho prodotto e qui linko: http://fiatlux.altervista.org/svelati-i-misteri-delle-unit%C3%A0-naturali-di-planck-grazie-al-modello-doppio-elicoidale-del-fotone.html].

Parti estrapolate:
-------------------------

Sull’interpretazione e sul fondamento filosofico della Meccanica Quantistica
02 Gennaio 2008
di Anton Zeilinger
Physics Faculty, Vienna University, Boltzmanngasse 5, 1090 Vienna, Austria
& IQOQI Institute for Quantum Optics and Quantum Information, Austrian Academy of Sciences, Boltzmanngasse 3, 1090 Vienna, Austria
email: zeilinger-office@univie.ac.at
http://www.asia.it/adon.pl?act=doc&doc=549

"Io suggerisco che la posizione di Heisenberg possa essere capita in un modo tale che, secondo lui, il paradigma epistemologico sul quale noi potremmo costruire un fondamento della meccanica quantistica non è ancora stato trovato. Se questo è vero allora la meccanica quantistica, che indubitabilmente è corretta in quanto fornisce previsioni corrette, ci sospende nell’aria quasi in uno stato di suspense tanto più quanto abbiamo a che fare con il suo fondamento paradigmatico.
(…)
Se, seguendo le citazioni di Pauli e Heisenberg, accettiamo il fatto che ci potrebbe essere il problema di una adeguata fondazione filosofica in meccanica quantistica, sorge la questione a cosa dovrebbe somigliare il nuovo paradigma, quali dovrebbero essere le sue caratteristiche. Qui ci è sicuramente di aiuto analizzare quali caratteristiche differenziano la nuova teoria da quella vecchia. Naturalmente il quanto d’azione è la prima caratteristica a saltare all’occhio, specialmente per il fatto che c’è una minima azione universale che può essere scambiata in un processo fisico. Io propongo che questo fatto, che emerge dagli esperimenti ed è integrato nella teoria, debba attualmente derivare dal nuovo paradigma. Se l’esatto valore numerico del quanto d’azione possa o debba venir fuori da una fondamentale ricerca è certamente una questione aperta. Se dovesse essere così, allora molto verosimilmente ciò avverrebbe ricavando il valore numerico dai numeri adimensionali formati da costanti di natura differente come, per esempio, la costante di struttura fine e la lunghezza di Plank.
(…)
Evelyn Fox-Keller ha sostenuto, come un’altra allusione alla mancanza di tale paradigma, che esiste una repressione cognitiva del problema dell’interpretazione da parte della maggioranza dei fisici. Per quella maggioranza le questioni riguardanti il significato della meccanica quantistica trovano risposta una volta per tutte nell’interpretazione di Copenhagen, e tutte le ulteriori domande vengono rifiutate come segno che l’indagatore non ha capito l’argomento. Ulteriori domande vengono definite “solo filosofiche” e perciò non si confanno ad un fisico."

 

 

 

8) La lunghezza d'onda del fotone, si sa che corrisponde a quella della radiazione elettromagnetica che il fotone trasporta, ma mentre per la radiazione ha un suo certo significato fisico, meno significato fisico immediato ne assume per il fotone nel pensiero fisico che lo riguarda fino ad oggi, per così dire. Viceversa il mio sforzo è stato indirizzato nel verso di chiedermi cosa è per il fotone in sé la sua lunghezza d'onda e come questa si potrebbe correlare a quella dell'onda elettromagnetica dal singolo fotone sviluppata.

La pulsazione del fotone ω, la grandezza ω=2πν dove ν è la sua frequenza, corrisponde fisicamente ad una velocità angolare, così come ν=1/T all’ inverso di un periodo T di un moto rotativo a velocità angolare proprio ω. La pulsazione allora nel fotone potrebbe essere l' effetto di una sorta di non voluta bidimensionalizzazione descrittiva, semplicistica, di una struttura che potrebbe invece essere tridimensionale, roto-traslativa (un dipolo elettrico a moto doppio elicoidale), la cui pulsazione sarebbe un effetto conseguente!

Il discorso un po' complicato sopra tra bidimensionalità e tridimensionalità di un moto rototraslativo, in realtà lo possiamo esemplificare guardando l' immagine che a tal fine ho prodotto, (vedi FOTO). Se su un piano passante per l'asse centrale della doppia elica descritta nel mio modello dalle due semi-particelle costituenti la particella fotone, una a carica +, e una a carica -, cariche uguali in modulo e opposte in segno, (insieme formano pertanto un dipolo elettrico a carica totale nulla), proiettiamo la traiettoria di una delle due semi particelle, otteniamo un andamento sinusoidale (quello in rosso nell'immagine esemplificativa), esattamente con lunghezza d'onda quella del fotone stesso (e solitamente oggi con alcune onde di una sinusoide viene proprio simbolicamente rappresentato il fotone). Tutto questo con tante interessanti e stimolanti conseguenze!

 

 

 

9)  Il criterio del Rasoio di Occam dice in latino “entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem”, cioè “non moltiplicare gli elementi più del necessario”!

 

Il MODEC ci mostra proprio come aver sin ora considerato il fotone, in mancanza di una sua approfondita conoscenza e spiegazione, come un ente a sé stante ha rappresentato nei fatti una moltiplicazione degli enti trattati in fisica. Il suo Modello Doppio Elicoidale ci ha mostrato invece come il fotone altro non sia che un sistema riconducibile alla carica elettrica, al quanto di carica; in maniera più dettagliata, dal MODEC il fotone appare come quel sistema costituito dai due quanti di cariche complementari, ovvero uno a carica positiva e l’altro a carica negativa, e le cui proprietà dipendono da leggi fondamentali già note dell’Elettromagnetismo e della Relatività Speciale (o anche detta Ristretta), e dalle proprietà del vuoto (che scopriamo, grazie a tale modello, essere condensate nella costante fondamentale ottenuta sperimentalmente, h, la Costante di Planck).

La quantizzazione dell’energia, della quantità di moto, e del momento angolare intrinseco della radiazione elettromagnetica (quantizzazione nell'esistenza del fotone manifestata), viene così ricondotta, sulla base delle premesse esposte, in ultima analisi, ad una quantizzazione più basilare e già nota, quella della carica elettrica!

E’ questa una delle “bellezze” della unificazione e semplificazione che permette, in una correlata maggiore comprensione, il MODEC!

Nell’ attuale visione della MQ, brutalizzando, ma non tanto in fin dei conti, possiamo dire che essa prende un fotone e gli dà:

-) una relazione del tipo E=hv , che non sa minimamente da dove deriva.
A meno di non dire che è data dall’ applicazione di un operatore Hamiltoniano alla sua funzione d'onda.
Ma alla fine non cambia nulla, dato che l’operatore Hamiltoniano, a ben vedere, è ispirato e basato, nella sua creazione nella MQ, proprio sulla relazione E=hv, e in particolare modo sulla correlata scoperta del Quanto d’Azione, h (= la Costante di Planck).
Inoltre si attribuisce al fotone una funzione d'onda che non è cosa molta diversa che già considerarlo per quella che dovrebbe essere l' onda e.m. specificatamente a lui attribuita sin dalla sua scoperta, e connotata da una frequenza (lunghezza d'onda), di cui non si sa neppure, nell’attuale visione della MQ, in che modo sia correlata ad un eventuale struttura del fotone, (ma quest’ultima, la struttura del fotone, è addirittura una curiosità, che io sento legittima e fortissima, ma del tutto ignorata nella MQ);

-) uno spin preso dalla osservazione della natura, ricavato sperimentalmente nel suo valore e altre caratteristiche vettoriali, che altrimenti la MQ per il fotone non potrebbe minimamente immaginare da dove esca fuori, e perché con quel valore specifico legato proprio al Quanto d’Azione, h, e pari ad h diviso il prodotto di 2 per pi-greco.

Inoltre la MQ:

-) non sa minimamente spiegare perché con h si perviene, combinandola con altre costanti fondamentali, quali la velocità della luce nel vuoto e la costante di Coulomb per il vuoto, con l’aggiunta del prodotto di 2 per pi-greco, alla cosiddetta Carica di Planck, che ha un valore dimensionalmente proprio di carica elettrica, (ottenuto senza l’uso della carica elementare, altra costante fondamentale della fisica), ed inoltre un valore, sebbene diverso, che è comunque vicino, (e per lei "stranamente" vicino), al valore della carica elementare. Una vicinanza constatata che meraviglia, ma una vicinanza che la MQ, diciamo più in generale il pensiero fisico ad oggi, non capiva, né poteva spiegare in alcun modo, quasi una "magia(?)", o una casuale coincidenza al più da comprendere filosoficamente ricorrendo ai cosiddetti “principi antropici”; principi che applicati nel caso specifico direbbero che noi osserviamo questi valori di vicinanza, che in realtà son creduti casuali, esattamente poiché son tali valori che hanno permesso la evoluzione della vita e quindi la nostra presenza cosciente oggi; se fossero stati diversi, come il caso avrebbe potuto anche consentire, noi non ci saremmo mai stati né ci saremmo evoluti come esseri viventi fino a porci il problema del loro apparentemente strano valore, nel nostro caso tra la Carica di Planck e la Carica Elementare, valori molto prossimi seppur diversi;

-) non sa spiegare perché per osservare fenomeni di diffrazione deve essere la fenditura un pò almeno più larga della lunghezza d'onda dei fotoni dell’onda e.m. incidente (onda ovviamente della stessa lunghezza d’onda dei fotoni suoi componenti);

-) deve attribuire al fotone matematica(?) indeterminazione tra quantità di moto e posizione, o tra energia e tempo;

-) non sa assolutamente che relazione profonda avrà mai il fotone con l' onda e.m. che pure a lui vede sempre essere correlata, o è correlabile sperimentalmente, e da qui il dogma del dualismo onda-particella iper-nebuloso. Inoltre la funziona d'onda che si dovesse attribuire al fotone per descriverlo nella MQ e che abbiamo detto dovrebbe corrispondere per certi versi alla sua onda e.m., nei fatti non può spiegare, né prevedere i valori di campo elettrico e magnetico di tale onda e.m., trattandosi la funzione d'onda di un ente matematico collegato alla quantificazione delle probabilità di trovare il fotone nelle varie posizioni spaziali in rispetto del Principio di Indeterminazione di Heisenberg, affermato nella MQ;

-) non sa come possano due fotoni interagire a distanza immediatamente, cioè non localmente, eppur così si evince avviene nei fenomeni di entanglement che li coinvolgono;

-) ecc., e si potrebbe continuare.

 

Giunge ora alla umana comprensione e disvelazione il MODEC che è un modello

-) che esiste, questo è ben compreso da noi tutti, con certezza nel mondo della matematica costruita su poche leggi fisiche, e pochi concetti, (il concetto della polarizzazione del vuoto è comune alle riflessioni della MQ e del suo sviluppo nella QED, la teoria chiamata Elettrodinamica Quantistica, dunque non costituisce neppure un’ ipotesi ulteriore),

-) che riprende le leggi fisiche pre-Maxwell, vi vede il grande errore fatto da Maxwell e ripreso da tutti ciecamente (errore perché: i campi elettrici e magnetici senza sorgenti non esistono, neppure nelle onde e.m., non lo negano questo neppure le sue Eq. di Maxwell), errore che ora scoperto tramite le speculazioni che qui ho riportato costringe a rivedere 150 anni di idee fisiche,

-) unifica tutti i punti di nebulosità sopra esposti,

-) mostra l'inutilità e inconsistenza teorica della indeterminazione, se assunta a principio della natura ed affermata al di fuori di mere teorie della misura, e approcci strumentali operativi, non fosse altro per il fatto che il Modello Doppio Elicodiale è un modello deterministico del fotone, che spiega e ben descrive il fotone senza necessità di servirsi di quel principio per legittimare nebulosità che il modello invece squarcia. Inoltre il principio di indeterminazione deriva da una teoria matematica ondulatoria che si afferma in fisica in assenza della chiarificazione del dualismo onda-particella; una chiarificazione che invece il MODEC porta;

-) spiega tutte quelle strane coincidenze, che coincidenze mostra non sono, mostra da dove derivono quelle grandezze del fotone e come sono intrinsecamente correlate tra loro;

-) spiega il perché del valore della Carica di Planck, prossima eppur diversa dalla Carica Elementare;

-) spiega il legame stretto tra sorgenti cariche in movimento nel fotone e campi elettrici e magnetici dell’onda e.m. sempre del fotone;

[Nota: il fotone si scopre essere quindi come il sistema basilare della radiazione e.m., ed insieme, ben descritto e compreso ora nei dettagli, al contempo di sorgenti e loro campi - talvolta, fatta salva questa sua definizione generale ed onnicomprensiva, con il termine "fotone", a seconda dei casi, si può volere invece concentrare l'attenzione ed indicare l' insieme formato dai soli due punti materiali, (concepiti puntiformi, almeno nel modello sviluppato), carichi del suo dipolo costitutivo, immaginati come la parte "corpuscolare", mentre i campi elettrico e magnetico da essi, dal dipolo elettrico in moto rototraslatorio dunque, generati, la parte "ondulatoria".]


Il Modello Doppio Elicoidale fa tutto questo con un' ipotesi cinematica, che in realtà non è neppure un’ipotesi strana, ma una configurazione corrispondente all’equilibrio dinamico della struttura, (verso la cui scoperta la considerazione onnicomprensiva delle proprietà del fotone mi ha condotto), e, non solo, anche all'equilibrio elettromagnetico, come abbiamo mostrato, e nella quale si annullano, in quella esatta geometria cinematica elegantissima, le interne forze di Lorenz di tipo magnetico!

Il fatto di immaginare un dipolo all’interno del fotone non è poi neppure un' ipotesi forzata, anzi è il fotone che ci dice nella produzione di coppia che ha dentro i due quanti di carica opposta, (l’errore di Maxwell ha accecato tutti, e la MQ, e tutto il pensiero fisico contemporaneo, ha assunto, senza dimostrazioni e considerazioni profonde, internamente assente una distribuzione di carica nel fotone… quando invece è con la sua neutralità complessiva ben compatibile la presenza di un dipolo).

Le equazioni di Maxwell dunque, non son assolutamente sbagliate, anzi, si son rivelate tanto corrette da indicare persino la strada verso la teorizzazione e la scoperta del fotone … sbagliato è stato non accorgersi anche di questa loro potenzialità in coerenza con i meccanismi, i principi e le economie con cui la Natura opera.
Come economico, rispondente ad un principio di economicità, il fatto che oggi abbiamo scoperto che non serve aggiungere in Fisica un ente ex-novo e a sé stante in più per descrivere il fotone, quale il fotone stesso, ma bastano i già noti quanti elementari della carica elettrica!

IO, CHE DIRE, NE SON ESTREREFATTO DA TANTA BELLEZZA E COERENZA!

Una coerenza tra teoria e natura nel MODEC del fotone, deterministica, che secondo certo pensiero teorico aleggiante non dovrebbe neppure esistere, eppure esiste, è qui sotto i nostri occhi, ci obbliga a prenderne atto, e funziona con i suoi lucidi meccanismi sincronizzati nel tempo e nello spazio come in un perfettissimo orologio.

E inoltre, aspetto di non secondaria importanza, tutto questo nuovo apporto cognitivo non toglie nulla al fotone della MQ, non contraddice nulla delle osservazioni sul fotone cui la MQ, e gli sviluppi più recenti di essa, si son adattati per non perderne nulla con continui aggiustamenti in corso d'opera "a colpi di martello" quasi!

In più questa natura elettrica del fotone apre maggiori scenari di studio e comprensione su come più fotoni interagiscono tra loro, certamente in ossequio sempre alle grandi Leggi di Maxwell, che li pretendevano, e pretendono, ma solo nella corretta interpretazione delle Equazioni di Maxwell che passava dal riconoscere che distribuzione di carica nulla è diverso da mera assenza totale di carica, nelle equazioni delle onde e.m. nel vuoto ... invece si prese la strada che ho definito “spiritistica”, si abbandonò quello che Natura sino ad allora aveva fatto vedere, e si pensò che i campi elettrici e magnetici potessero esistere anche rigenerandosi a vicenda senza più sorgenti! La scoperta del fotone doveva già fare capire che ciò era sbagliato, che l’onda e.m. esisteva solo in presenza di corpuscoli sorgenti e in questi corpuscoli andavano riconosciuti i dipoli doppio elicoidali di base!
Invece nulla … e siamo ad oggi dove sentir parlare di certe teorie all’ultimo grido talvolta può fa venire mal di testa e suscitare indignazione,
non per le difficoltà di quello che vien detto certo, ma perché la natura è semplice e bella, e ciò che talvolta si sente dire, con palese sforzo di autoconvincimento, suona innaturale poiche fortemente auto-contraddittorio! 

 

 

10) LA VERA FUNZIONE D' ONDA DEL FOTONE

Estraggo dalle prime righe del primo scritto di divulgazione in inglese che ho realizzato sul Modello Doppio Elicoidale scoperto: "In modern physics scenery directed towards a great unification and an omni-inclusive mathematical description of the whole Universe, I think, perhaps, it needs again deepening discrete aspects of the reality. Fascinated by the photon, I thought necessary to find a photon model of its fine structure, to explain all its properties."
Un pensiero che sempre in quel lavoro, all' iniziao di un paragrafo, sintettizzavo nella seguente massima iniziale in italiano: “Tutti vogliono descrivere il cosmo, ma nessuno vuole prima descrivere h !” , la Costante di Planck.

Iin una erronea valutazione si potrebbe pensare che il MODEC semplicemente che il MODEC non sia un modello quantistico, e che quindi per questo le teorie fisiche quantistiche sviluppate da Schrödinger e da Dirac non sono necessarie e non sono qui usate per la descrizone del fotone. Non sarebbe del tutto esatto dire così, perché è la fisica quantistica che da queste scoperte mancanti, da aggiungere alle altre deterministiche, deve derivare! Da esse deve scaturire senza più contraddizioni e mille ipotesi.

Qui solo alcune riflessioni in merito per una nuova rifondazione: IL CONCETTO DI QUANTIZZAZIONE SCATURITO DALLA SCOPERTA DEL FOTONE, ALLA LUCE DEL MODELLO DOPPIO ELIOCOIDALE

Nello sviluppi di questo modello del fotone pertanto non si trova alcuna funzione d'onda ψ (psi) tipica della fisica quantistica.

La psi sarebbe utile se dovessimo celare in essa una non conoscenza piena della natura indagata, pertanto essa non ha alcun motivo di esserci, nel nostro caso, dato che la conoscenza cinematica e dinamica del sistema indagato, il fotone, la quasi particella-fotone, come scopriamo essa ora essere, poiché composta di due sub-particelle, è piena totale deterministica!

Ad oggi l' indivisibilità del fotone era un dogma, probabilmente anch' esso riconducibile alle conseguenze sul pensiero fisico moderno dell' errore di Maxwell.

Da un altro punto di vista, non è del tutto errata quella concezione sviluppata da alcuni fisici secondo cui il fotone non ha alcun bisogno per essere descritto della quantistica funzione d'onda psi, incapace di descrivere per il fotone alcun suo campo elettrico e magnetico, che pure deve avere, mentre la sua vera funzione d'onda per antonomasia è quella dell' onda e.m. che emerge dalle Equazioni di Maxwell.

Un grande intuto, di quei fisici, che stava lì lì per condurli dove siamo giunti noi in queste speculazioni qui sviluppate: scoprire l' errore di Maxwell, comprendere del tutto il fotone!

Ma quell' errore è stato così radicato, che nessuno si è mai neppure lontanamente preoccupato di andare a rivedere criticamente le ipotesi che hanno portato alle equazioni delle onde e.m. E così quell' intuito non è giunto a intuire la natura del fotone, che non era solo neutra certo, ma anche bipolare (natura che mantiene la neutralità complessiva essendo il bipolo una distribuzione discreta di carica elettrica a somma totale nulla).

Non ci fu errore matematico, né interpretativo sperimentale in nessuno dei grandi, (Maxwell, in parte, incluso), che portarono alle Equazioni di Maxwell. Dopo però di errori, nel '900, se ne son fatti da lì e come! L' errore iniziale fu solo sull' interpretazione che Maxwell diede delle onde e.m., sul non accorgersi cosa prevedevano, e su quali esperimenti mettere in atto per discernere tra quelle che ho chiamato ipotesi A e B,

(Vedi: Perché la scoperta del Fotone già dimostrava la validità del suo MODEC scoperto oggi, rendendolo persino irrinunciabile per la sua corretta e piena descrizione?! )

e quindi quali postulati da lì affermare. Quelli che ho chiamato:

il “Postulato di vincolo dei campi elettrici e magnetici alle loro sorgenti formate da cariche”,

e

il “Principio di rigidità del campo elettrico generato da una carica puntiforme sua sorgente, e conseguentemente del correlato campo magnetico, allorquando la sua carica sorgente si muove”.

 

Siamo di fronte ad un caso estremamente interessante nella storia della scienza, dove la scoperta di un errore, una superficialità valutativa fatta da un grande fisico del passato, quale Maxwell, in realtà, scoperta a distanza di circa 150 anni, ci ha permesso di esaltare ancor di più la bellezza e ricchezza predittiva delle sue equazioni, in cui già affondavano le basi, per predire non solo, come fece, le onde elettromagnetiche, ma anche la loro dipendenza da sorgenti di tipo dipolare, costituite quindi da cariche elettriche, viaggianti insieme alle onde medesime, (previsione possibile questa di cui non si accorse invece e che ignorò).

Le principali linee guida del pensiero di Maxwell vedevano da un lato la ricerca dell'unità (l'unificazione), la stessa che ha guidato i nostri lavori qui presentati, dall'altra però anche una certa diffidenza verso le ipotesi microscopiche; e fu questo un punto che impedì a Maxwell di accorgersi del suo errore di valutazione di quanto permettevano di prevedere le equazioni delle onde elettromagnetiche da lui ottenute, in termini del legame o meno in esse dei campi elettrici e magnetici con le sorgenti costituite dalle cariche elettriche.

Maxwell presentò al pubblico le sue equazioni nel 1864; egli avrebbe potuto persino prevedere la struttura dipolare doppio elicoidale del fotone, con angolo di elica a 45°, già sulla base di un attento esame delle sue equazioni, ma per la possibilità di teorizzare quantitativamente quella struttura del fotone ed il suo equilibrio dinamico mancavano a Maxwell ancora la scoperta della quantizzazione della carica elettrica, (in realtà l'idea di una quantità fondamentale di carica elettrica era stata introdotta dal filosofo e fisico Richard Laming già nel 1838), o con ancor più precisione storica possiamo dire, mancava la corretta misurazione della carica elementare, che fu compiuta alcuni decenni dopo con la scoperta dell' elettrone e la misurazione della sua carica; e mancavano anche le importanti relazioni tra masse, energia e quantità di moto, della Relatività Ristretta, la cui scoperta averrà anch' esso solo nei decenni successivi. Inoltre la previsione quantitativa del fotone, con queste informazioni in più, poteva essere fatta pur sempre a meno di un parametro quantitativo da determinare sperimentalmente, e concernente le proprietà del vuoto legate alla sua polarizzazione elettrica o meno, (informazioni addensate nella costante h). 

E mi accorgo ora di questa insospettata coincidenza. Prorpio in quest'anno, il 2014, di divulgazione della scoperta dell' errore di Maxwell cade una ricorrenza di cui mi son da poco accorto: James Clerk Maxwell presentò alla Royal Society (la celebre accademia nazionale inglese delle scienze), le sue grandi equazioni che unificarono elettricità e magnetismo, prevedendo e calcolando teoricamente la velocità della luce nel vuoto, (che si rivelò così una radiazione elettromagnetica), nel 1864, esattamente 150 fa!
 

 

 

11) "NATURA NON FACIT SALTUS"

In merito alla ricerca sperimentale, in seno alla verificabilità/falsificabilità del Modello Doppio Elicoidale del Fotone, interessante è la previsione che il modello fa sul modulo del campo elettrico nel suo centro di massa, prevedendone una dipendenza con il quadrato della sua frequenza, con ben prevista costante di proporzionalità. (Vedi prima appendice nel primo lavoro in questa pagina linkato, e la parte finale del secondo lavoro sempre nella medesima pagina linkato "Svelati i Misteri delle Unità naturali di Planck grazie al Modello Doppio Elicoidale del Fotone").
Centro di massa che ha tutte le proprietà del fotone "classico" (per così dire). Perché il modello non toglie nulla al fotone della tradizione pre-MODEC, mai vi aggiunge. Quindi tutto ciò che già si avvale del fotone classico per spiegar suoi comportamenti osservati, spiega fenomeni che spiega quindi anche il MODEC! Ciò che davvero invece toglie al fotone classico il Modello Doppio Elicodiale è l'indivisibilità (creduta dal pensiro fisico pre-modec), concedendogli di indentificarsi per alcune proprietà complessive con il punto centro di massa del MODEC al più. Il Modello Doppio Elicodiale ci mostra la riconduzione, unificante, del fotone alla carica elettrica; ai quanti di carica elettrica di un dipolo rototraslante, che lo costituisce, conservandone la neutralità complessiva del fotone come deve essere ovviamente in accordo con la realtà sperimentale.

Così il MODEC ci spiega per la prima volta davvero cosa è l' "onda" elettro-magnetica associata, ed ora possiamo dire, generata dal fotone, dalle sue cariche in tutto lo spazio circostante al loro rototraslare. Il fotone non media l' interazione del campo, ma è generatore del campo, sorgente di campo elettrico e magnetico! E questi campi seguono rigidamente le loro sorgenti nel loro rototraslare, e tutto in accordo, non in contrasto, (come invece nella visione claudicante del fotone pre-modec, ombra del vero fotone completo), con l'elettromagnetismo classico ... Inoltre capiamo perché e come la lunghezza d'onda di tale "onda" è legata e deriva da una proprietà cinematica della struttura del fotone, la cui entità è legata, dall'equilibrio dinamico della struttura, alla sua energia con la precisa relazione già nota E=hc/λ , e che il modello prevede e fa dunque ottenere spiegandoci per la prima volta la sua profonda origine, insieme alla previsione del corretto spin e quantità di moto, e con massa a riposo nulla, tutto come deve essere per ed in un fotone reale!

 ... ma, ed è questo un caso forse più unico che raro nella storia della ricerca scientifica e del pensiero umano, la dimostrazione teorico-sperimentale di un modello scoperto oggi, si trova addirittura in una scoperta fatta oltre cento anni fa: la scoperta del fotone stesso, scoperto nell’anno 1900 da Planck, con prove ulteriori aggiunte da parte di Einstein, poco dopo, nel 1905!

Una dimostrazione alla luce della rilettura che il MODEC ha permesso di fare delle stesse Equazioni di Maxwell, e in particolare delle equazione delle onde e.m. da esse ricavate, individuando una svista interpretativa matematica, e poi anche fisica, che ho chiamato "l' errore di Maxwell", che ha costituito il fondamento di innumerevoli errori nelle teorie fisiche fino ai nostri giorni! "Il grande peccato originale della Fisica Contemporanea"!

Nel 1864, esattamente 150 anni fa, Maxwell presentava le sue equazioni alla Royal Society. Qui la dimostrazione di quanto premesso: "Perché la scoperta del Fotone già dimostrava la validità del suo MODEC scoperto oggi ?!"

Le Equazioni di Maxwell son pertanto le equazioni delle onde elettromagnetiche, ma, scopriamo ora, in quanto onde generate da sorgenti dipolari rototraslanti, (compatibili con le medesime equazioni!), son anche le equazioni di quel moto delle loro sorgenti, dei loro fotoni!

Questo ci dice la matematica, che non è un’opinione, combinata alla sperimentazione che ha visto la scoperta del fotone, già avvenuta, ma senza sin ad ora trarne le corrette conseguenze, poiché sin ad ora
nessuno aveva visto la superficialità di Maxwell; come nella dimostrazione linkata tutto questo meglio si mostra. Non solo, se si fosse compreso subito l'errore di Maxwell si sarebbero già immaginati
esperimenti, le "sensate esperienze" come le avrebbe chiamate Galileo Galilei, per valutare l' esistenza o meno dei fotoni immaginati neutri nel complesso ma formati proprio da dipoli rototraslanti, (come le stesse equazioni di Maxwell delle onde, per come ottenute, e per i risultati da esse dati, suggeriscono, se lette con la giusta profondità critica che è mancata, a causa di quell' errore madornale, sfuggito per ben 150 anni a tutti!), invece questo non avvenne, mentre la scoperta dei fotoni fu un evento casuale si può dire, giunto dallo studio di altri fenomeni e problemi fisici;
tanto che all'osservazione della loro neutralità, sempre a causa del radicatosi nelle menti errore di Maxwell, nessuno immaginò che potessero avere una distribuzione di carica interna discreta ma a somma totale nulla, e subito si affermò persino la loro indivisibilità, proprio forse per obbedire ed in coerenza con la scorretta, ma accettata ed indiscusa criticamente, interpretazione data da Maxwell delle sue equazioni delle onde e.m. !!!! E nessuno invece si occorse che aver imposto da parte di Maxwell sommatoria di carica nulla, nelle sue equazioni, per ottenere l'equazione delle onde e.m., non voleva dire assenza totale di carica nel vuoto, poiché in natura esistono cariche a segno più e cariche a segno meno, e ben una distribuzine di carica, quale quella del dipolo, dà sempre sommatoria nulla pur in presenza di carica!!!!

Le Equazioni di Maxwell derivavano anche dalla Legge di Coulomb, apparentemente smarrita in esse attraverso la forma datane dal Teorema di Gauss. E la legge di Coulomb è una legge originariamente fondata sullo studio del campo elettrico generato di cariche approssimabili come puntiformi, discrete. La forte tendenza di Maxwell a passare ad una descrizione continua, favorì ulteriormente il suo errore.

Ma per i loro fondamenti fisico-matematici, e per la comprensione ora della struttura basilare del fotone, capiamo che le Equazioni di Maxwell ci descrivono, ci hanno sempre descritto il comportamento anche di più fotoni insieme. Ecco perché ciò che le equazioni di Maxwell ci spiegano per i fenomeni elettomagnetici, son spiegazioni valide per il MODEC senza contraddizioni o cesure.

Maxwell inglobò con il Teorema di Gauss la Legge di Coulomb nelle sue Equazioni, e questa lì conservò le sue proprietà di legge di azione a distanza non-locale descrivente il campo elettrico di una carica puntiforme (o più cariche puntiformi con il principio di sovrapposizione), e così tali proprietà di azione a distanza conservò anche il campo magnetico prodotto da una carica in movimento, e al campo elettrico di questa legato! Ed è così che le Equazioni di Maxwell potevano descrivere i campi, per come li abbiamo compresi tramite il Modec, generati dalle cariche dei dipoli formanti i fotoni, viaggianti ovviamente insieme alle onde, essendone le sorgenti immancabili in ogni istante di quei campi, campi da esse generati e ad esse intrinsecamente ed inscindibilmente legati.

L' invenzione invece, l’idea di un campo elettromagnetico svincolato da sorgenti, “campi elettrici oscillanti che generano campi magnetici oscillanti che a loro volta generano campi elettrici oscillanti, e così via, e che paion così tirarsi l’un l’altro nel vuoto senza bisogno alcuno di sorgenti nella loro propagazione”, derivò dall’errore di Maxwell, ed è, ora lo possiamo dire su basi non da poco: un' idea senza fondamento sperimentale! 

Ed è un' idea, (che per questa mancanza di un suo fondamento fisico-sperimentale, e persino smentita dal ragionamento sviluppato nel link sopra riportato, ho apostrofato come "spiritistica"), su cui è stata costruita gran parte della visione odierna della Fisica!

Oggi il MODEC ci permette di capire invece che un’ onda elettromagnetica, adattando quella antica proposizione, è costituita da “campi elettrici oscillanti concatenati a campi magnetici oscillanti solidali alle loro comuni sorgenti dipolari di cariche elettriche, che in strutture in equilibrio dinamico traslano nel loro complesso alla velocità della luce nel vuoto. L’unità minima isolata consta di un solo fotone le cui due cariche del suo dipolo interno costituente rototraslano, in equilibrio dinamico ed elettromagnetico, disegnando nello spazio e nel tempo insieme una traiettoria doppio-elicoidale, sinistrorsa o destrorsa a seconda del suo spin, che determina poi anche l’elicità dell’onda e.m. associata polarizzata circolarmente”.

"Natura non facit saltus", questo dovrebbe essere chiaro, come eloquentemente ci ricorda questa locuzione latina della tradizione filosofica occidentale! La natura è una sola, pertanto se lo stesso ente o fenomeno è descritto da due teorie diverse in maniera diversa, o una delle due teorie è sbagliata o incompleta, o lo sono entrambe! Fissare steccati e campi di validità per l'applicazione delle varie teorie di fronte a queste contraddizioni, si deve comprendere che ha un mero valore operativo; ma quando questi limiti e queste inconciliate (per storiche carenze cognitive umane) variabilità comportamentali fenomenologiche vengono elevate a proprietà intrinseche di una Natura dal comportamento definito "strano" ma da accettare, lì si commette un vulnus contro Natura! In merito alle teorie che sin ad oggi si son occupate di elettromagnetismo, il Modec rappresenta il passaggio obbligato per il completamento di tutte e la revisione di alcuni errori interpretativi dei meccanismi di funzionamento della realtà. Il Modec come modello teorico esiste, e le sue coerenze con la realtà son tali e tante, tale la sua capacità di far luce su aspetti trascurati, nebulosi o ignorati, ma che scopriamo di importanza nevralgica, che ignorarlo sarebbe, sarà ed è impossibile!

 

 

 

12) IL PRINCIPIO DI MACH E LE INTERAZIONI A DISTANZA EMERSE DAL MODEC

Il principio di Mach è una ipotesi formulata dal fisico e filosofo Ernst Mach nel 1893, che afferma:
"L' inerzia di ogni sistema è il risultato dell'interazione del sistema stesso con il resto dell'universo.
In altre parole, ogni particella presente nel cosmo ha influenza su ogni altra particella."
(La versione citata del principio è in gran parte dovuta ad Albert Einstein).

Un corpo rotante, sosteneva Mach, in un universo del tutto vuoto, non avrebbe sperimentato alcuna forza centrifuga, che è frutto invece della sua inerzia, nel moto rototario, quantificata dalla sua massa, poiché in assenza di altri corpi nell' universo, di una possibilità di relazione con questi, anche se a distanze siderali, nulla permetterebbe di distinguere tra uno stato di moto rotatorio o uno stato di immobilità non rotativa; viceversa nella rotazione la forza centrifuga è una conseguenza dell' interazione con altri corpi, o anche solo aggiungiamo noi dell’esistenza di un "vuoto pieno" nell'universo.
E' interessante qui sottolineare come questo principio fisico-filosofico paia conciliarsi con la visione delle interazioni a distanza, non-locali, che emergono dal MODEC, come anche con il concetto di un vuoto pieno di cariche elettriche, e dunque polarizzabile, che dallo stesso MODEC viene implicato, e questo in accordo convergente con la visione del vuoto nella Fisica Quantistica.

Abbiamo sovente scritto che lo studio del MODEC, la descrizione del modello doppio elicoidale del fotone è data in un sistema di riferimento inerziale, in realtà più corretto è dire che tale descrizione riteniamo sia data da noi in un sistema di riferimento inerziale più speciale di tutti gli altri, che crediamo esistere alla luce della visione per il vuoto che il MODEC ispira, ovvero quel sistema di riferimento solidale al "vuoto pieno", che è il vuoto polarizzabile elettricamente, in cui non possiamo negare la riemersione del concetto di etere ottocentesco, ma in una rilettura delle sue caratteristiche del tutto nuova rispetto alle imprecisioni cui Maxwell e tutti gli altri furoni indotti nelle consideraioni sull' etere, (concetto comunque di antica memoria fisico-filosofica già nella cultura greca), dopo di lui dal suo non visto errore, quello che abbiamo chiamato "l' errore di Maxwell" e che il MODEC ci ha fatto scoprire. Un etere che vediamo non più tanto come mezzo continuo, ma di più come una sorta di gas uniforme, omogeneo ed isotropo se non perturbato da altre cariche, fatto di moltitudini di cariche elettriche +, e di cariche -, complessivamente in ugual numero e densità, assicurando, in stati non perturbati una neutralità spaziale. Un gas mediamente fermo in questo sistema di riferimento inerziale speciale che abbiamo definito come solidale al vuoto pieno!

NOTA SULL' INVARIANZA RELATIVISTICA DELLA CARICA ELETTRICA: Interessante è qui notare come data l'invarianza relativistica della carica elettrica, constatata anche sperimentalmente, nello sviluppo del Modello Doppio Elicoidale del Fotone si siano interpretati dei risultati emersi, di evidente natura elettrica, in termini di polarizzazione elettrica o meno del vuoto a seguito di un' ipotizzata plausibile inerzia alla polarizazione del vuoto per particelle cariche iperveloci, (in similitudine con l' inerzia alla polarizzazione elettrica emersa per materiali dielettrici in presenza di segnali ad altissima frequenza di loro variazione), anzichè in termini di un mutamento del valore intrinseco della carica, che in natura si è dimostrata appunto invariante relativisticamente, ovvero invariante con la velocità della particella che la possiede.   

 

 

 

13) IL FOTONE VEDE IL VUOTO PIU' VUOTO

Per il fotone il vuoto è veramente tale, è il "supervuoto" come l'ho definito in queste mie ricerche e speculazioni teoriche intorno al Modello Doppio Elicoidale del Fotone (MODEC come anche in acronimo l'ho battezzato), e alla scoperta di quello che ho chiamato "l'errore di Maxwell" o anche "il grande Peccato Originale della Fisica moderna".
Nell' Universo non c'è dunque un livello di vuoto più vuoto e più assoluto ad oggi teorizzabile, fissabile, di quello che percepisce il fotone, e la percezione di tale "supervuoto" (coincidente con lo stato di incapacità del vuoto, per la sua inerzia, di attuare polarizzazione elettrica nei confronti della struttura di dipolo elettrico costitutiva del fotone nel suo modello descrittivo ed esplicativo delle sue proprietà, il Modello Doppio Elicoidale), che in realtà è "non percezione" di polarizzazione elettrica del vuoto poiché nulla in tal caso, è alla base stessa dell'esistenza del fotone!

Vedi paragrafo: "L’ETERE di MAXWELL?! E la POLARIZZAZIONE del VUOTO alla luce del Modello Doppio Elicoidale del Fotone"

Link: http://fiatlux.altervista.org/l-etere-di-maxwell-e-la-polarizzazione-del-vuoto-alla-luce-del-modello-doppio-elicoidale-del-fotone.html

 

 

 

14) UN'ESPOSIZIONE DISCORSIVA SUL MODEC

Se vi fosse un immenso errore non visto alla base di tutto l'impianto della Fisica moderna?

L'Errore di Maxwell.

Io pongo a fondamento di tutto la carica elettrica.

Sì ma con la scoperta di questo errore cambia completamente la visione dell'interazione tra campo magnetico e campo elettrico, di fatto cessa l'idea di un campo magnetico che crea un campo elettrico o viceversa.

Per carità quest'idea continua ad avere un valore didattico, ma ci si sposta ora ad una comprensione più fondamentale di cosa accade.

Campo elettrico e campo magnetico esistono in maniera intrinseca quando una carica si muove.

La scoperta di questo errore permette una nuova unificazione e semplificazione concettuale che è sempre ciò a cui portano le buone rivoluzioni scientifiche.

Cessa la visione di campi elettrici variabili che generano campi magnetici variabili che a loro volta generano campi elettrici variabili e così via o anche partendo per questo da un campo magnetico variabile.

Cessano di esistere campi elettrici e magnetici svincolati da cariche elettriche sorgenti intrinsecamente solidali ad essi.

A questo porta la scoperta del dipolo elettrico rototraslante del fotone.

Così il fotone stesso viene ridotto e ricondotto a cariche elettriche.
Il fotone quindi non è più un ente indipendente ma si scopre che è una conseguenza dell'esistenza della carica elettrica quantizzata.

La carica elettrica diventa pertanto l'unica quantizzazione importante fondamentale.

Tutte le altre quantizzazioni che si proponeva di studiare la fisica quantistica si scopre così che discendono proprio dalla quantizzazione della carica elettrica e non da una qualche esoterica proprietà di quantizzazione che riguarda le varie grandezze indipendentemente quasi tra loro, o che comunque le vede quantizzate con riferimenti alla Costante di Planck senza però capire il significato fisico di tale costante, costante che invece così viene compresa e ricondotta anche essa alla carica elettrica.

Tutto questo non è un costrutto teorico inventato ma una conseguenza intrinseca di tale scoperta.
Tutta una serie di conseguenze concettuali che a partire da tale scoperta chiunque può fare in maniera deduttiva.

E a procedere tante altre conseguenze concettuali data tale scoperta.

Anche questa mia affermazione iniziale sopra "Io pongo a fondamento di tutto la carica elettrica" non è assioma che pongo per partire da esso senza verificarlo, ma è una conseguenza della comprensione di tale errore.

Secondo la scoperta di questo errore sono dipoli elettrici quelli che maniera fondamentale strutturano i fotoni!

Motivo anche per cui non mi pongo neppure il problema dell'esistenza o meno del monopolo magnetico perché si tratta di speculazioni che vanno a complicare quella che invece è una situazione semplice se si parte da ciò che più oggettivamente si coglie prima, ovvero la carica elettrica, la quale può esistere singolarmente o in forma di dipolo a differenza dei teorizzati monopoli magnetici.

Del resto la struttura a dipolo elettrico del fotone permette anche di dare una base fisica per quella che oggi viene considerata la "creazione" di materia e antimateria a partire da fotoni o in verso opposto la "annichilazione" di materia e antimateria per generale fotoni.
Con la nuova scoperta invece si comprende che non si tratta né di vera "creazione" né di vera "annichilazione", ma è semplicemente il passaggio tra materia e antimateria sciolte e materia e antimateria legate in quella che è la struttura del fotone.
Tutto questo è inoltre in accordo con quel segno di uguale che compare nella formula E=mc^2, si comprende infatti come in questi fenomeni non c'è una trasformazione di massa in energia o viceversa, ma massa ed energia sono proprio la stessa cosa, infatti quello è un segno di uguale che vale sempre indipendentemente dal tempo.
Quindi il fotone non è un pura energia svincolata da massa, ma è semplicemente massa e quindi energia che si comportano in un certo, masse in uno stato legato dipolare che obbediscono a leggi fisiche anche semplici in gran parte già note ma confuse nella loro applicazione corretta e interpretazione da tale errore non ho visto.

La scoperta di questo errore inoltre permette di comprendere meglio le caratteristiche dello spazio che diciamo "vuoto", come questo agisce implicando le caratteristiche del fotone che sono tali affinché il fotone possa muoversi senza incontrare attriti nel "vuoto".
si comprende pertanto meglio quello che Maxwell aveva chiamato "etere luminifero", ma che a causa di questo errore non poteva interpretare fino in fondo nel suo ruolo fisico nei confronti della luce.
La riscoperta pertanto dell'esistenza di un "etere" nel vuoto, ma questa volta attraverso la comprensione nuova permessa dalla comprensione di questo errore, permette di comprendere il significato fisico della costante di Planck, delle Unità di Planck, e della Costante di struttura fine.
Si comprende quindi che cosa rappresenta fisicamente nei confronti del vuoto la Velocità della luce nel vuoto, essa non è la velocità di propagazione di un'onda in un mezzo eterico rigido che occupa il vuoto, ma è la velocità alla quale il vuoto come una sorta di filtro elettromagnetico risulta permeabile, di fatto anche proprio in perfetta coerenza fisica con la formula che dà la velocità della luce nelle equazioni delle onde elettromagnetiche di Maxwell, (si confronti infatti con le formule delle frequenze di taglio dei filtri in elettronica).

Ne discende pertanto la messa in discussione dei principi della Relatività di Einstein che rinunciava nella Relatività speciale al concetto di etere del tutto, per poi tentare di riprenderlo in chiave nascosta (come spazio deformabile) nella Relatività generale ma chiaramente con pasticci teorici complessivi.

P.s.: si consideri che la formula E=mc^2 precedentemente citata è ottenibile anche solo sulla base della sola Teoria di Maxwell dell'elettromagnetismo, e fu infatti presentata prima dei lavori di Einstein dall'italiano Olinto De Pretto.

http://fiatlux.altervista.org/la-relativit%C3%A0-ristretta-finalmente-corretta-attraverso-la-guida-illuminante-del-modello-doppio-elicoidale-del-fotone.html

In realtà l'esposizione parte dal primo paragrafo:
http://fiatlux.altervista.org/index.html

Poi il secondo
http://fiatlux.altervista.org/fiat-lux-il-modello-doppio-elicoidale-del-fotone.html

Da qui si accede al primo PDF con formule matematiche:
(cliccare poi sulla parola "qui")
http://fiatlux.altervista.org/Il_Modello_Doppio_Elicoidale_del_Fotone_di_Oreste_Caroppo.pdf

Quindi segue l'articolo qui postato e i tantissimi altri che trovi nel menù.

Tutti questi paragrafi prevalentemente discorsivi in realtà servono per trarre le conclusioni da quanto invece ci dice la matematica con poche formule nel primo PDF e poi negli altri PDF inseriti in altri paragrafi.

Per il momento non penso che metterò mano ulteriore a tutto questo lavoro, è stato già assai faticoso.

Viceversa mi piacerebbe avere il tempo per fare delle lezioni video-audio per spiegare questi lavori.

Il PDF in inglese è diciamo il mio primo scritto in merito, l'ho pubblicato anche qui tempo fa 
https://vixra.org/abs/1810.0469

O anche qui https://www.academia.edu/37081572/_The_Photon_Double_Helicoidal_Model_by_studies_and_researches_of_Oreste_Caroppo

Quindi prima ho sviluppato il mio modello di struttura del fotone doppio elicoidale, e per tale teoria ero guidato dalla creazione di un modello che mi permettesse di spiegare tuttissime le proprietà del fotone, e così è stato; ti invito a guardarlo con attenzione perché in esso è spiegato come la formula E=hv viene ottenuta da tale struttura matematicamente e fisicamente, non deve essere dunque data per assodata inizialmente come qualcosa di osservato empiricamente.

Tutto il resto nei paragrafi discorsivi viene dopo perché solo dopo ho compreso veramente le tante potenzialità cognitive offerte da tale struttura scoperta per il fotone.

In più tramite proprio la scoperta del modello doppio elicoidale del fotone mi ha portato ad analizzare da un punto di vista nuovo le grandiose Equazioni di Maxwell e scoprire quello che ho chiamato Errore di Maxwell.

Poi non ci sono bibliografie, perché avrei dovuto mettere riferimenti bibliografici banali, testi di fisica e matematica assolutamente di base.
Questo non perché sia banale il lavoro, ma perché è un lavoro completamente innovativo che mira proprio a superare gran parte dei dogmi della Fisica moderna.

Qui trovi invece il link al secondo PDF successivo, questo in italiano, con qualche formula matematica: 
http://fiatlux.altervista.org/svelati-i-misteri-delle-unit%C3%A0-naturali-di-planck-grazie-al-modello-doppio-elicoidale-del-fotone.html

Clicca poi la parola "qui" per scaricare il PDF:
http://fiatlux.altervista.org/Le_Unita__naturali_di_Planck_comprese_attraverso_il_Modello_Doppio_Elicoidale_del_Fotone_di_Oreste_Caroppo.pdf

Il tutto è nel tutto!

Questo PDF intanto può rispondere a una domanda interessante: come mai la Carica di Planck è così vicina dimensionalmente alla Carica elettrica elementare?

Nessuna teoria prima di questa permetteva di rispondere a questa domanda, e in maniera così semplice poi per giunta!

Nota. 
Molti dei testi raccolti nei paragrafi come sono nati?

Lo zoccolo duro di questa speculazione sono i PDF.
Ad un certo punto decisi di divulgare in gruppi facebook di fisica i risultati contenuti in quei lavori.

Rispondendo alle varie curiosità e obiezioni, in un lavoro anche di apologia e divulgazione al tempo stesso del modello doppio elicoidale del fotone, ho potuto sviluppare tutto quel materiale testuale che poi ho cercato di integrare e raccogliere nei vari paragrafi.

Paragrafi ai quali poi ho aggiunto via via tante altre curiosità che scoprivo, ecc.

Il Modello doppio elicoidale del fotone permette poi di rispondere alla questione della località o non-località del campo elettrico e magnetico.
Si scopre allora che il campo elettrico e quello magnetico sono caratterizzati da interazione a distanza, la non località, (la stessa prevista da Newton per il campo gravitazionale), in accordo con quanto contenuto nella legge di Coulomb, stravisata nelle interpretazioni della teoria di Maxwell a causa dell'errore qui ridiscusso e all'epoca non visto.
È il fotone che si propaga ad una velocità limitata e ben precisa (velocità il castrazione del suo baricentro pari a c la nota velocità della luce nel vuoto) rispetto al vuoto etere nel quale si diffonde.
Ma lo stesso fotone esiste come struttura in quanto i campi elettrici e magnetici delle sue due cariche elettriche costituenti permettono una interazione a distanza istantaneamente istante per istante via via che muta la loro posizione nello spazio nel transito rototraslativo del fotone che è pertanto doppio elicoidale.

Totalmente sbagliata pertanto l'idea che l'interazione elettrica e magnetica siano mediate dal fotone.
Le cariche elettriche non si scambiano fotoni per informarsi dell'esistenza l'una dell'altra del resto un tale scambio non potrebbe mai spiegare insieme la repulsività di cariche dello stesso segno e l'attrattività di cariche di segno opposto, ma di questo particolare le moderne teorie dei campi mediati da particelle virtuali fanno finta di non vederlo.

Chiaramente le conseguenze teoriche di tutto questo ribaltano tanti concetti della Fisica moderna e chiariscono tanti paradossi.

Con questa teoria il fotone si caratterizza anche per una sua dimensionalità complessiva trasversale non puntiforme, quella della circonferenza della sua struttura doppio elicoidale, che si scopre nel modello essere proporzionale alla lunghezza d'onda, proprio in realtà come si osserva sperimentalmente ma ad oggi senza un modello fisico altrettanto chiaro e semplice a spiegazione di ciò, dato che nella Fisica moderna per l'errore di Maxwell il fotone viene considerato come puntiforme quando puntiforme invece non è.

Il modello doppio elicoidale del fotone permette di comprendere perché il fotone ha una lunghezza d'onda ed eesa è fisicamente proprio il passo dell'elica (o della doppia elica che dir si voglia) della sua struttura dinamica.

Tale struttura permette anche di capire perché ad un fotone sono associati campi elettrici e magnetici nel suo baricentro con il classico andamento previsto per un'onda piana monocromatica dall'Equazione di Maxwell.

Ad oggi nessun modello permette in realtà di capire come campi elettrici e magnetici delle onde elettromagnetiche nella visione di Maxwell possono essere associati a dei fotoni non avendo il fotone alcuna struttura nelle attuali teorie, e tanto più una struttura a base di un dipolo elettrico.

Tale struttura inoltra permette di ottenere quantitativamente e di comprendere fisicamente che cos'è lo spin di un fotone, e perché possono esistere spin positivi e spine negativi che corrispondono ad una struttura doppia elica Italia sinistrorsa o destrorsa per le proprietà geometriche dell'elica.
Qui si ottiene per lo spin lo stesso valore noto in fisica per il fotone, ma però si ottiene a partire da un modello fisico matematico fondato sulle semplici leggi della fisica classica.

In questo modo la Fisica quantistica rivista teoricamente sulla base delle nuove scoperte permesse da questa teoria non appare come rivoluzionaria ma come una naturale conseguenza della Fisica classica dopo la scoperta della quantizzazione della carica elettrica che già poteva portare, se si fosse scoperto allora l'errore di Maxwell, alla medesima visione quale è quella che emerge ora da questa mia teoria.

http://fiatlux.altervista.org/il-paradosso-epr-e-il-teorema-di-bell-alla-luce-del-modec-per-una-nuova-comprensione-della-natura.html

La non scoperta della struttura del fotone, quindi l'impossibilità anche di correlare un campo elettrico e un campo magnetico, quello previsto dalle Equazioni di Maxwell, a tale particella il fotone che poi si scoprì essere correlato alle onde elettromagnetiche, crea quei problemi concettuali che poi anche portano alla necessità di affermare come dogma il dualismo onda-particella.
La scoperta dell'errore di Maxwell permette invece, tenendo conto della scoperta della quantizzazione della carica elettrica, di prevedere l'esistenza del fotone; quindi l'esistenza del fotone non è più un qualcosa di imprevisto rispetto alle equazioni di Maxwell ma praticamente una loro previsione se si tiene conto di quell'errore e alla luce della scoperta quantizzazione della carica elettrica, quella dell'elettrone per intenderci.

http://fiatlux.altervista.org/perch%C3%A9-la-scoperta-del-fotone-gi%C3%A0-dimostrava-la-validit%C3%A0-del-suo-modec-scoperto-oggi-.html

Dunque non c'era alcuna vera rottura tra la fisica moderna da sviluppare dopo la scoperta del fotone e la fisica classica, ma proprio quel non visto errore di Maxwell ha portato alle visioni attuali di rottura tra fisica classica e fisica moderna e ai problemi concettuali della Fisica moderna.
Con il modello doppio elicoidale invece si capisce perfettamente come campi elettrici e campi magnetici sono correlati al fotone, avendo il fotone al suo interno le due sorgenti rappresentate dalle cariche elettriche del dipolo elettrico, che in quanto a somma algebrica complessiva di carica nulla si accorda con la carica complessiva nulla mostrata sperimentalmente dal fotone!

La struttura doppia elicoidale del fotone inoltre permette di prevedere la antimateria senza bisogno di alcun Equazione di Dirac, e senza i problemi che tale equazione pone in quanto introduce l'esistenza di masse negative.
Nessuna massa negativa invece per la antimateria in quanto essa appare semplicemente come frutto della dicotomia esistente all'interno della struttura del fotone dov'è la massa (energia) totale del fotone è ripartita tra le due cariche elettriche del suo dipolo in maniera uguale e tali due cariche sono di segno opposto complementare. Dalla scissione della struttura del fotone né discende che la antimateria rispetto alla materia corrispondente ha la stessa massa positiva e carica uguale in modulo ma di segno opposto.
Dunque nessuna esotica antigravità per l'anti materia in quanto la sua massa è positiva esattamente quanto poi scoperto per il positrone sperimentalmente antimateria della materia elettrone.

http://fiatlux.altervista.org/come-il-modec-prevede-materia-ed-antimateria-del-tipo-elettrone-positrone-con-le-loro-caratteristiche-di-spin-carica-e-u.html

Ora tutto questo e tanto altro che appare discorsivo in realtà è fondamentale per trarre tutte le straordinarie conseguenze della scoperta di una tale semplice struttura, quella del fotone, la cui struttura fisico-matematica molto semplice è descritta nel primo PDF, e ancora più semplice la scoperta dell'Errore di Maxwell.

Quindi la scoperta iniziale della struttura del fotone, che ne spiega tutte le sue proprietà, ha permesso di scoprire l'Errore di Maxwell.

L'Errore di Maxwell però non è più una teoria accanto ad altre teorie, come poteva essere il modello del fotone; la scoperta dell'Errore di Maxwell demolisce i fondamenti della Fisica moderna sia dell'impianto della fisica quantistica sia dell'impianto della fisica relativistica.
Ovviamente non nel senso di prenderle e gettarle via, ma nel senso che si può capire dove falliscono e in quali punti invece sono utili, come anche eventualmente correggerle per risanare il loro intrinseco non senso.
Quale sarebbe questo loro intrinseco non senso?
Il fatto che esse rappresentano due sviluppi teorici tra loro nei fondamenti contraddittori che nascono proprio dal non aver compreso l'Errore di Maxwell. E la natura non può essere descritta da assiomi tra loro in conflitto.
Comprendendo tale errore non avrebbero potuto fondarsi su assiomi tra loro in contraddizione, assiomi in entrambi i casi in parte in conflitto con la fisica-matematica della Natura rivelata ora dalla scoperta di quell'errore.

Quindi mentre in passato si trattava di proporre una teoria accanto ad altri teoria adesso invece di comprendere l'errore non deve più chiedere attenzione alla sua teoria ma basta che dica guardate che la vostra teoria ha una enorne falla alle fondamenta, ed è una falla fisica e matematica.
Si espone quindi questa falla, e per la forza della logica la possono ignorare oggi, la possono ignorare domani, ma non la possono ignorare dopodomani.
Un po' come il discorso che è la Terra che gira intorno al Sole, e non viceversa (indipendentemente dalla relatività delle descrizioni del moto, qualora si assume come centro di questo sistema gravitazionale il baricentro tra Terra e Sole, e allora si vede bene anche che è la Terra che percorre la traiettoria più esterna intorno al Sole in quanto quest'ultimo di massa stai maggiore).

Quindi chi comprende l'Errore di Maxwell assume questa posizione di superiorità dialettica rispetto all'attuale Fisica moderna.

Con la scoperta di tale errore ora si può dire all'establishment di mainstream: non dobbiamo discutere necessariamente della mia teoria, ma dobbiamo necessariamente discutere della presenza di un enorme errore palese e da tutti comprensibile, fisico e matematico, elementare, alla base della tua teoria!

Non dimentichiamoci che la civiltà occidentale odierna è fondata su una filosofia improntata alla visione del mondo che emerge dalla Fisica moderna.

Capiamo pertanto anche il grande potenziale che ha su tutta la civiltà occidentale oggi la scoperta di un errore ai fondamenti della Fisica moderna.

Questo non vuol dire che dopo la scoperta di questo errore i computer non funzionano più, quella è tecnica mentre qui si sta parlando di fisica teorica di base, di visione e comprensione della natura, dei suoi fondamenti e pertanto anche di filosofia.

Pensiamo ad esempio alla grande importanza sulla visione New Age odierna nella civiltà occidentale che ha avuto il principio di indeterminazione di Heisenberg che è stato letto secondo l'interpretazione di Copenaghen della fisica quantistica come se fosse la dimostrazione della esistenza alla base della natura di una casualità dunque non deterministica. 

Con la scoperta dell'errore di Maxwell invece comprendiamo che il principio di indeterminazione di Heisenberg non dimostra assolutamente la casualità nella natura, l'interpretazione di Copenaghen in merito è stata semplicemente un dogma sposato poi da tanta filosofia new age. Esso invece è semplicemente uno strumento teorico e anche una conseguenza teorica del fatto di non aver potuto tener conto all'interno del costrutto della Fisica quantistica della struttura del fotone, che con il modello doppio elicoidale del fotone sappiamo oggi che occupa uno spazio tridimensionale ben preciso e non infinitesimo nel tempo, non essendo puntiforme ma dipolare.
Spieghiamo meglio. L'errore di Maxwell non visto ha portato i fisici a negare l'esistenza di una struttura nel fotone e a concepirlo come esclusivamente puntiforme e neutro, questo per poterlo accordare da un lato con la sua sperimentale neutralità elettrica dall'altro con le onde elettromagnetiche a cui appariva correlato ma senza sapere in che modo lo fosse dal punto di vista fisico. Poiché per l'errore di Maxwell non si poteva immaginare la presenza di cariche elettriche solidali all'onda elettromagnetica, non si poteva immaginare il fotone composto da un dipolo elettrico (nel complesso quindi comunque neutro dal punto di vista elettronico), e lo si dovette immaginare come meramente puntiforme.
Nel costruire una buona teoria di fisica quantistica si doveva introdurre comunque un indeterminazione, e questa bene è descritta dalla indeterminazione detta di Heisenberg, ma ciò avvenne senza comprendere fisicamente il suo vero significato.
In questo modo la teoria riusciva a descrivere tanti fenomeni coinvolgenti fotoni e quindi le quantizzazioni legate al fotone e pertanto alla Costante di Planck.
Costante di Planck che oggi grazie al modello doppio elicoidale sappiamo perfettamente come è correlata alla struttura del fotone e come dalla struttura del fotone viene spiegata fisicamente. 
Nella visione precedente invece la Costante di Planck è semplicemente una costante che emerge da alcuni esperimenti e dalla teoria di Planck del corpo nero senza però comprenderla fisicamente nel suo significato più profondo.
Si era pertanto in bilico nell'interpretazione dell'indeterminazione di Heisenberg dal punto di vista fisico, essa rappresentava un limite misuristico tecnico legato ai fotoni o era anche frutto di una indeterminazione della natura?
Con l'interpretazione dogmatica di Copenaghen si è affermata l'idea pertanto di una indeterminazione della natura.
Oggi invece possiamo leggere l'indeterminazione di Heisenberg in altro modo. Essa semplicemente racchiude quella non conoscenza precisa della struttura del fotone che derivava dall'aver negato al fotone una struttura che pertanto non veniva indagata.
Così la fisica quantistica è una teoria costruita con delle variabili nascoste comprendiamo, risolvendo anche alcuni problemi interpretativi sull'esistenza di variabili nascoste nella fisica quantistica che è stata posta criticamente nel suo sviluppo.
Queste variabili nascoste oggi possiamo dire sono quelle che permetterebbero di descrivere correttamente la struttura del fotone e delle sue componenti dipolari istante per istante.
Ma proprio l'aver ignorato una descrizione così fine, e anche così laboriosa e talvolta sicuramente insostenibile in termini di calcolo, ha permesso il progresso di tanta buona fisica quantistica come mezzo di previsione di diversi fenomeni.

Ciononostante è una teoria che ha preso degli abbagli nei sui sviluppi proprio per la non comprensione di questi aspetti di fondo.
Ad esempio l'abbaglio della teoria delle interazioni elettriche magnetiche mediate da fotoni come sopra descritto (la cosiddetta teoria della seconda quantizzazione).

Pertanto la scoperta dell'errore di Maxwell e il modello doppio elicoidale del fotone hanno tra le loro conseguenze la riscoperta della natura deterministica della natura, il famoso "Dio non gioca a dadi" di einsteiniana memoria.

Al contempo queste due scoperte riportano in auge l'idea in un sistema di riferimento assoluto più importante degli altri, quello solidale al vuoto etere, ed è così che si incrinano dall'altro lato tanti sviluppi della fisica relativistica che invece nega l'esistenza di un sistema di riferimento assoluto più importante degli altri.

In tal modo si minano anche quei principi di relativismo assoluto che a partire della Fisica moderna sono stati poi inglobati in tanta visione filosofica moderna occidentale.

Inoltre queste scoperte mostrano che è vero che la velocità della luce è finita, il fotone non può che muoversi nella sua traslazione a quella velocità rispetto al vuoto etere, ma non è questa la velocità alla quale si trasmette l'interazione elettrica e l'interazione magnetica.
Queste interazioni come anche già emerso dalla legge di Coulomb che è indipendentemente dal tempo si trasmettono tra due cariche distanti nello spazio istantaneamente, come istantaneamente per la legge di Newton si trasmette l'interazione gravitazionale tra due masse distanti nello spazio.
Queste concezioni erano state confuse proprio a causa del non visto errore di Maxwell e la conseguente propagazione teorica di tale errore.

Tutto lo spettro elettromagnetico ovviamente viene considerato dal modello doppio elicoidale del fotone, laddove si parla di singolo fotone indipendente (non influenzato pertanto da altri fotoni o cariche elettriche/particelle distinguibili da ciò che connota il vuoto-etere), quale che sia la sua lunghezza d'onda.

Poi si apre la fisica di sistemi a più fotoni, e lì, quando immaginabile che più fotoni interagiscono tra loro, la descrizione discreta si complica, e giunge in soccorso con l'approssimazione del continuo l'equazione delle onde e.m. di Maxwell.

Vedrai che non è l'angolo dell'elica che deve mutare perché il fotone si accordi con il concetto di lunghezza d'onda che chiaramente spazia nello spettro elettromagnetico da un possibile fotone all'altro.

La lunghezza d'onda è data dal passo dell'elica (doppia elica poi nel caso in questione, ma il passo è lo stesso per le due eliche di traiettoria delle due componenti del fotone).

Nel modello doppio elicoidale del fotone le velocità delle sue componenti sono costanti indipendentemente dalla lunghezza d'onda, tanto più ciò deve essere valido per la velocità del loro centro di massa che nel modello sarà proprio c la velocità della luce nel vuoto, e questo ovviamente si osserva proprio per il fotone sperimentalmente.

Inoltre queste costanti di velocità sono importanti anche per ottenere come vedrai in seguito l'esatto spin; e anche la costanza dello spin in modulo, che è un dato anch'esso sperimentalmente rilevato, nel modello è proprio una conseguenza della costanza delle velocità non solo di traslazione ma anche di rotazione delle sue due componenti, (costanza per ogni fotone possibile nello spettro e.m.).

È bello, elegante, osservare come proprio il settare questo modello fisico-matematico con le proprietà sperimentalmente ottenute per il fotone porta a ottenere proprio l'angolo di 45° costante in ogni fotone per l'avviluppamento delle traiettorie elicoidali.

Vedrai che la energia del fotone per conseguenza dell'interazione dinamica ed elettrica delle due sue componenti dipolari, determina la distanza reciproca tra queste due componenti, essa a sua volta incide sulla sezione d'urto trasversale del fotone e sul suo passo, e questo passo è proprio la lunghezza d'onda, e si vedrà lungo la traiettoria del centro di massa del fotone, nel tratto di una lunghezza d'onda, che i campi elettrici e i campi magnetici generati dalle due cariche del fotone descrivono proprio quel classico andamento che si ottiene nelle equazioni di Maxwell per un'onda piana monocromatica.
Nel secondo PDF poi discuto ulteriormente con un'analisi fisica e matematica nonché dal punto di vista quantitativo questo parallelismo con la onda e.m. piana monocromatica.
Inoltre da tale equilibrio elettrico e dinamico nel singolo fotone isolato indipendente emergerà una correlazione tra energia totale del fotone e passo delle elica, cioè la lunghezza d'onda del fotone, proprio tale da ridarci la classica equazione E=hv, con però la possibilità adesso anche di capire, non solo da dove deriva questa equazione, ma anche da quali costanti fisiche deriva h, e quale è il suo significato fisico nei confronti del comportamento del vuoto-etere.
Per cui poi tanti doverosi approfondimenti sviluppati nel mio sito.

Si discutono poi nel primo PDF alcune questioni di lettura di questo modello rispetto alla Relatività ristretta. Si ottengono importanti risultati di convergenza se si sintetizza la più complessa struttura del fotone scoperta e descritta considerando soltanto il suo centro di massa che appunto risulta infinitesimo, complessivamente nullo dal punto di vista elettrico, luminale per velocità, vedrai anche persino con massa a riposo nulla tutto come deve essere per il fotone immaginato dalla Relatività ristretta.
Ma il modello ci dice di più del fotone rispetto a quanto ci diceva la Relatività ristretta, e mette in luce anche alcuni problemi teorici di quest'ultima.
Ma tutte queste conseguenze di tipo critica teorica sono nelle parti discorsive del mio sito sviluppate successivamente dal punto di vista cronologico per rispetto al primo PDF.
Per cui mi piace di più dire ora che la formula E=mc^2 che viene utilizzata nel modello ha validità indipendentemente dalla teoria della Relatività ristretta di Einstein in quanto si dimostra che già è ottenibile dalle Equazioni di Maxwell e di fatto fu teorizzata o ottenuta prima da Olinto De Pretto senza la conoscenza e utilizzazione della teoria della Relatività ristretta di Einstein.

La costante Ksc (la introdotta Costante di Coulomb per il supervuoto) nel primo PDF è calcolata a partire dalle altre costanti fisiche fondamentali sperimentalmente misurate e a cui si scopre essere correlata tramite questo lavoro teorico.

Da pagina 40 in poi del primo PDF c'è un'approfondimento in merito.
Si indica perfettamente la sua formula, se vuoi la sua misura numerica basta sostituire il valore delle costanti fisiche indicate.

In quelle formule potrai trovare ad esempio K, ed è la Costante di Coulomb

e a (alfa) che indica la Costante di struttura fine.

Testi più discorsivi di approfondimento invece intorno a Ksv sono qui: http://fiatlux.altervista.org/la-costante-di-struttura-fine-e-la-costante-di-planck-esprimono-propriet%C3%A0-legate-al-vuoto-la-scoperta-tramite-il-modec.html

e qui: http://fiatlux.altervista.org/l-etere-di-maxwell-e-la-polarizzazione-del-vuoto-alla-luce-del-modello-doppio-elicoidale-del-fotone.html

 

 

 

[ ... continua ... ]

 

 

Oreste Caroppo

 

Il percorso circolare apparente delle stelle, osservate dalla Terra, rispetto al Polo Nord celeste o al Polo Sud celeste (come nel caso di questa foto) costituisce una sorta di gigantesco suggestivo orologio naturale sulle teste degli uomini. Scatto fotografico notturno con tempo di esposizione molto lungo.

Link foto: http://www.twanight.org/newTWAN/guests_photos/5001965.jpg