Buco nero - rappresentazione artistica ESCAPE='HTML'

 

Il Paradosso del Buco Nero e dell' interazione elettrica mediata(?) dai fotoni
UN PARADOSSO CHE NON TORNA!

Un potente paradosso che ho formulato per mettere in evidenza tutta la inconsistenza ed insostenibilità del concetto delle interazioni elettromagnetiche e gravitazionali mediate da particelle messaggere, quali rispettivamente i fotoni e i gravitoni. Concetto alla base delle moderne Teorie Quantistiche dei Campi.

Un paradosso che mostra tutta invece la maggiore consistenza del Modello Doppio Elicoidale dei fotoni, dove gli stessi fotoni vengono compresi quali quanti-sorgenti dei campi elettrici e magnetici delle radiazioni e.m., e descritti minuziosamente nella loro struttura dipolare, scoperta grazie al MODEC, tramite le reciproce interazioni per mezzo dei campi elettrici e magnetici generati dalle componenti cariche del fotone nel suo complesso neutro.

 

Oggi tutti pensano, è accettato, nel mondo scientifico internazionale, che sia il “fotone” a spiegare l’interazione elettromagnetica, e dunque la stessa legge della Forza di Coulomb, ma ciò sembra generare un paradosso, una contraddizione forte, fortissima, che non sembra facile dipanare!

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Stimolo la vostra curiosità per superare questa contraddizione, almeno a prima vista apparente, per sbrogliare e per smascherare il paradosso che ho formulato e constatato! Il paradosso specifico qui esposto è parte di un paradosso in teoria più esteso, relativo tanto al teorizzato gravitone e all' interazione gravitazionale, quanto al fotone e all'interazione elettromagnetica, due parti di un paradosso più esteso sempre in merito al buco nero. Qui focalizzo di più quella parte del paradosso relativa al fotone e alla carica elettrica in relazione sempre al buco nero, e quindi sempre alla gravità; gravità che nel buco nero ha quasi la sua “apoteosi”, possiamo dire, a livello astrofisico.

Nota: i buchi neri, ovvero oggetti i cui campi gravitazionali sono troppo forti per permettere alla luce di sfuggire, sono stati teorizzati già nel XVIII secolo da John Michell e Pierre-Simon Laplace, poco dopo la scoperta e divulgazione da parte di Newton della sua legge di gravitazione universale e della sua concezione corpuscolare della luce, poi in parte confermata, dobbiamo riconoscere, nei primi del '900 grazie alla scoperta del fotone, nella doppia natura di onda-particella della luce; doppia natura oggi molto meglio compresa e spiegata grazie al nostro Modello Doppio Elicoidale del Fotone. Considerando il fotone dotato di massa gravitazionale pari alla sua massa relativistica che non è mai nulla, (a differenza della sua massa inerziale sempre pari a zero), e considerando la legge di gravitazione di Newton, ben si può già ricavare per un corpo sferico di massa M e raggio R, l' esistenza di un valore limite per tale raggio R, al di sotto del quale nessun fotone potrebbe abbandonare quel corpo sferico divenuto così un buco nero. 

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IL PARADOSSO:
Un buco nero conserva inalterata la carica elettrica delle particelle che cadono in esso, questa totale carica elettrica accumulata dal buco nero, in accordo con il “Principio di Conservazione della Carica Elettrica” nell’Universo, non scompare, e continuerebbe pertanto ad essere visibile, misurabile dunque nei suoi normali effetti di interazione elettromagnetica, al di fuori del buco nero, al di fuori del suo “orizzonte degli eventi”, da cui nulla può fuoriuscire in termini di massa proveniente dal suo interno; al più, per la cosiddetta “Radiazione di Hawking”, conseguente ad un effetto quantistico, si ricava teoricamente che possono emergere delle particelle, ma non dall’ interno del buco nero, ma dall’esterno o al limite forse anche dalla sua superficie limite di “orizzonte degli eventi”; non dal suo interno; quindi anche tale “radiazione” non contraddice la natura del buco nero, per cui nulla da esso può fuoriuscire!
Così come la massa del buco nero continua ad esercitare normalmente la sua azione di attrazione gravitazionale al di fuori del buco nero, al di fuori del suo orizzonte degli eventi, così farebbe la carica elettrica del buco nero, che pertanto non si può ritenere “sparita” dall’Universo dopo esser caduta nel buco nero, sotto il suo orizzonte degli eventi, poiché continua a far sentire la sua esistenza.

Tutto questo anche in accordo con il cosiddetto “Teorema dell'Essenzialità” del Buco Nero, (in inglese “No Hair Theorem” del “Black Hole” letteralmente “teorema della assenza di capelli nel buco nero”), ben noto in astrofisica, secondo cui “tutte le soluzioni del buco nero nelle equazioni di Einstein-Maxwell sulla gravitazione e l'elettromagnetismo nella relatività generale possono essere completamente caratterizzate soltanto da tre parametri classici esternamente osservabili: massa, carica elettrica, e momento angolare. Tutte le altre informazioni (per le quali "capello" è una metafora) riguardanti la materia di cui è formato un buco nero o sulla materia che vi sta cadendo dentro, "spariscono" dietro il suo orizzonte degli eventi e dunque diventano di fatto inaccessibili agli osservatori esterni.

Quindi la carica caduta nel buco nero, divenuta la carica totale del buco nero stesso, (quasi come se esso fosse una grande particella di carica pari alla carica totale data dalla somma algebrica delle cariche dell’insieme delle particelle che lo hanno generato e di quelle che poi in esso sono cadute con l’ulteriore massa fagocitata sotto il suo orizzonte degli eventi, dalla sua formazione fino al momento considerato), continua ad esercitare la sua azione a distanza, indisturbatamente, anche se caduta dentro al buco nero!

Ora tutto ciò, almeno a prima vista, sembra contraddire la Teoria Quantistica dei Campi mediati da particelle di scambio, secondo cui l’ interazione elettromagnetica avviene, è resa possibile, poiché mediata da un particella, il fotone in particolar modo nel caso dell’elettromagnetismo!
Secondo tale teoria dei campi, due particelle cariche (le indichiamo A e B ), quindi risentirebbero l’una della presenza dell’altra in termini di forze elettriche e magnetiche a seguito dello scambio di informazioni, e dunque anche di quantità di moto ed energia, trasportate da questi fotoni ad una velocità finita che non può essere superiore alla velocità della luce, che è la velocità totale costante che i fotoni hanno nello spazio vuoto, anche in presenza di distorsioni dalla loro normale inerziale traiettoria rettilinea, a seguito di campi gravitazionali. Fotoni che sarebbero incessantemente assorbiti ed emessi da queste due particelle A e B.

Ora, sulla base di tutto quanto premesso, e per la natura, e la definizione stessa di buco nero, secondo cui nessuna particella, fotone incluso, può uscire dal suo interno, dall’interno del suo orizzonte degli eventi, la contraddizione sollevata deriverebbe dal fatto che, pertanto, la carica del buco nero non avrebbe alcun modo di comunicare la sua esistenza al suo esterno!
Per chi è fuori dal buco nero, il buco nero apparirebbe sempre e comunque privo di carica, dunque, se la teoria dei campi mediati da particelle fosse vera!

Anzi, potrebbe addirittura avvenire che la carica che è fuori non vedrebbe la carica del buco nero, ma la carica del buco nero potrebbe invece sentire le cariche al suo esterno, poiché le presunte particelle fotoni di mediazione dell’interazione elettromagnetica, postulate dalla teoria dei campi, possono andare, a partire da fuori l’ orizzonte degli eventi, dentro di esso, e dunque dentro il buco nero, ma non può avvenire il contrario per i fotoni emessi dalla carica del buco nero secondo la teoria dei campi, e questo sembra addirittura contraddire il Terzo Principio della Dinamica - Principio di Azione e Reazione!

Né si vede come potrebbe supplire questa mancanza di emissione di fotoni da parte delle cariche del buco nero, la Radiazione di Hawking emessa al più dal vuoto quantistico all’esterno o al limite a livello della superficie dell’ “orizzonte degli eventi”, ma non dall’ interno del buco nero, e dipendente per altro anche dalla massa del buco nero, massa che è indipendente dalla carica del buco nero! Una radiazione che allo stato attuale delle conoscenze teoriche avrebbe un’intensità che si indebolirebbe fortemente al crescere della massa del buco nero!

CONCLUSIONI
Se questo paradosso non fosse altrimenti risolvibile, se ne dovrebbe dedurre forse che l’interazione elettromagnetica, la forza elettromagnetica, non è mediata da particelle, da fotoni!

Ora se non fosse mediata da particelle l’interazione elettromagnetica questo potrebbe riportare in auge le antiche concezioni secondo cui tale interazione (più in generale si riteneva tale anche l’ interazione gravitazionale), avverrebbe a velocità infinita, con un’azione non locale, in accordo a quanto alcune osservazioni sperimentali confermerebbero poter avvenire in natura, vedi in particolare i fenomeni di “Entanglement Quantistico” detti.

Questo, nota bene, non vuol dire che la “radiazione” elettromagnetica non sia quantizzata in particelle elementari “fotoni”, e che viaggi dunque, come i fotoni che la compongono e la costituiscono, solo e soltanto a velocità finita, non superiore alla sua velocità massima, quella posseduta nel vuoto dal fotone (come previsto anche dalle stesse "Equazioni di Maxwell dell' Elettromagnetismo", che diedero teoricamente il valore, confermato anche sperimentalmente, della loro velocità), una velocità ben precisa e sempre costante, indipendentemente dalla sua traiettoria, definita Velocità della Luce “c”, una delle principali costanti fondamentali della Fisica, e dunque della Natura, dell’Universo che oggi conosciamo!
(Nota: una velocità questa che segna uno spartiacque fondamentale, secondo la Teoria estesa della Relatività Ristretta, tra le particelle aventi massa a riposo finita reale e dunque velocità inferiore a c, e quelle finora solo teoriche, che sono dette “tachioni” (dal greco “tachys” che vuol dire veloce), e che avrebbero massa a riposo finita e immaginaria e dunque velocità superiore a c. In mezzo vi è il fotone che ha massa a riposo nulla e velocità esattamente pari a c).

Si sta parlando invece qui dell’ “interazione” elettromagnetica (che possiamo dire l’insieme della Forza di Coulomb-elettrica e della Forza di Lorentz-magnetica), che è altra cosa dalla radiazione elettromagnetica descritta ora come “onda elettromagnetica”, ora come “particella fotone” o insieme di più fotoni, secondo l’ipotesi, che è quasi un attualmente accettato dogma, del “Dualismo onda-particella”, che descrive terminologicamente questo dualismo descrittivo, ma pone un velo ancora di indeterminato, di non conosciuto, non ben compreso, sulla natura profonda del fotone e della radiazione elettromagnetica quindi.

Un paradosso interessantissimo e stimolante l' intelletto e la curiosità!

Tutte le implicazioni del Modello Doppio Elicoidale del Fotone, [vedi: http://fiatlux.altervista.org/fiat-lux-il-modello-doppio-elicoidale-del-fotone.html], danno una risposta a questo paradosso, che è un paradosso solo e soltanto nell' attuale diffusa idea che sia il fotone a mediare l'interazione elettrica tra cariche.

Allo stesso modo, se l'interazione gravitazionale fosse mediata dalle particelle teorizzate dette "gravitoni", anch'esse particelle luminali (viaggianti a velocità c, come i fotoni nel vuoto), non si vede come esse potrebbero fuoriuscire da un buco nero, per informare i corpi massivi esistenti al di fuori dell'esistenza della massa del buco nero, permettendone così i suoi gravitazionali effetti anche al di fuori del suo orizzonte degli eventi; ed è ben noto che l' orizzonte degli eventi di un buco nero non rappresenta alcun limite oltre il quale non si sentono gli effetti gravitazionali della massa di un buco nero, la cui azione gravitazionali si espande invece a distanze siderali ed intergalattiche con intensità di forza secondo l' inverso del quadrato della distanza, come descritto dalla legge di gravitazione di Newton, e ciò come per ogni possibile massa. 

 

Oreste Caroppo                                                    25 ottobre 2011

 

 

AGGIUNTA del 2014:

Al di là dei possibili stratagemmi distorcenti per tentare di bypassare o tentare di spiegare questo paradosso, la sua limpida semplicità e logicità ben indica la strada della necessità di abbandonare le concezioni teoriche moderne che ipotizzano per l'interazione elettromagnetica, (un' interazione fondamentale con raggio d'azione infinito), l'azione di particelle mediatrici, quali in questo caso gli esistenti fotoni, scambiate tra le cariche elettriche distanti tra loro, e per l' interazione gravitazionale, (un' interazione anch' essa fondamentale, e anch' essa con raggio d'azione infinito), l'azione delle particelle mediatrici, chiamate "gravitoni", scambiate tra corpi massivi distanti tra loro. Nel caso dell' interazione e.m. son stati chiamati in ballo, da tali teorie quantistiche dei campi, i fotoni quali particelle mediatrici; particelle esistenti questi fotoni, realmente scoperte, ma di cui a causa del non visto "Errore di Maxwell", (vedi http://fiatlux.altervista.org/l-errore-di-maxwell-il-grande-peccato-originale-della-fisica-moderna.html), non si era ben compresa, prima del MODEC, la loro effettiva natura e struttura di particelle composte da due semi-particelle, (o sotto-particelle le possiamo chiamare), giungendo così anche a tali ipotesi dei fotoni come particelle mediatrici, ipotesi infondate distorcenti la realtà dei fatti e che oggi ci appaiono in tutta la loro assurdità. Il MODEC ha quindi anche pienamente ristabilito le cariche elettriche quali sorgenti irrinunciabili dei campi elettrici e magnetici, riscoperti quali campi di interazioni non-locali, anche nel caso elettromagnetico della radiazioni e.m., i cui campi elettrici e magnetici hanno sempre le loro sorgenti nelle cariche elettriche costituenti i fotoni.
Per l' interazione gravitazionale, invece, i gravitoni sono stati ipotizzati, da tali teorie, come particelle esistenti senza alcuna loro eventuale precedente osservazione.

Il paradosso sul buco nero che ho formulato richiama anche, per certi aspetti, il noto paradosso relativo alla conservazione o meno dell'informazione contenuta nella materia che precipita in un buco nero. Il paradosso che ho qui evidenziato ha però una formulazione già indirizzata a evidenziare la crisi dell'idea ipotizzata delle particelle fotoniche messaggere dell'interazione elettrica secondo le teorie quantistiche dei campi della cosiddetta "seconda quantizzazione"!

Vediamo infine come un possibile tentativo di superamento del paradosso ragionando secondo il meanstrem pre-MODEC, in realtà si riveli subito fallimentare.

Tentativo di spiegazione: il paradosso non si presenterebbe perché per un osservatore esterno una particella carica che dovesse tendere a precipitare in un buco nero impiegherebbe un tempo infinito per raggiungere l’orizzonte degli eventi in conseguenza della particolare curvatura dello spazio-tempo lì immaginato e descritto secondo la teoria della Relatività Generale; mentre la medesima particella carica, che precipita dall' esterno nel buco nero, raggiunge, se considerata nel sistema di riferimento ad essa solidale, il centro, o comunque le parti massive interne del buco nero entro l’orizzonte degli eventi, in un tempo finito, e dunque sarebbe solo per essa, in tale suo sistema di riferimento, che fotoni e gravitoni da essa eventualmente emessi non possono uscire dall’orizzonte degli eventi!

Valutazione critica di questo fallimentare tentativo di spiegazione: questo tentativo di spiegazione non cancella il paradosso che nel voler svuotate di consistenza invece non fa altro che confermare; risulta pertanto al più un escamotage per cercare di nascondere il paradosso evidente. Questo, per così dire ortodosso tentativo di risposta non risolve il problema, e lo dimostra il fatto che al più in tal modo si riesce a traslarlo da un sistema di riferimento all'altro generando altri paradossi; dal sistema di riferimento esterno solidale ad un osservatore esterno al buco nero che chiamiamo Oe, a quello solidale ad un osservatore interno al buco nero che chiamiamo Oi. Entrambi son ossevatori fermi rispetto al buco nero.
Ora dal tentativo di spiegazione si deduce subito che se poniamo una carica +Q dentro al buco nero, e una carica -Q molto distante dall'orizzonte degli eventi del buco nero esternamente al buco nero, per Oe non cambia grossomodo nulla, sia che il buco nero esista o meno, e le due cariche per lui si attrarranno normalmente e la particella di -Q si avvicinerà al buco nero;
mentre per l'osservatore Oi, invece la carica interna "vede" quella esterna di cui riceve i fotoni mediatori, (di cui nel paradosso si critica esistenza e soprattutto funzione ipotizzata nelle recenti teorie quantistiche dei campi, teorie rientranti tra quelle della cosiddetta "seconda quantizzazione"), mentre la carica esterna non vedrebbe quella interna non ricevendone i fotoni messaggeri mediatori di campo, quindi non ne verrebbe attratta elettricamente verso il buco nero. La stessa carica esterna dunque per l'osservatore esterno si muoverebbe verso il buco nero, per l'osservatore interno invece resterebbe ferma, (per lo meno sulla base dell'interazione elettrica).
Una bella contraddizione cui dare ancora il nome di : PARADOSSO !
Il buco nero visto dall’ esterno sarebbe inoltre ben poco "nero" in tal caso, poiché nel tentativo espresso di risolvere il paradosso adducendo che per un osservatore esterno tutto ciò che vi precipita impiega un tempo infinito per giungere del tutto sull’orizzonte degli eventi, ogni oggetto cadente nel buco nero dall' esterno continuerebbe così praticamente per l’ eternità a mandare segnali in potenza, come la luce e più in generale fotoni, verso un osservatore esterno!

 

 

NOTE ULTERIORI sempre in merito al paradosso che ho qui formulato sul Buco nero e l’ interazione elettromagnetica ipotizzata come mediata da fotoni e il tutto riletto alla luce del Modec

(aggiunta del giugno 2016)

Nel verso di una falsificazione-risoluzione del paradosso una possibile risposta potrebbe essere magari di questo tipo:

“considerata una  particella carica che cade verso un buco nero, per un’ osservatore esterno, assunto come sistema di riferimento, essa non attraverserà mai l' orizzonte degli eventi, immaginabile come il bordo del buco nero per chi lo guada dall’ esterno, e la particella apparirà come congelarsi su quel bordo; pertanto così come l' osservatore esterno continuerà a vedere la particella, esso continuerà a percepire il campo elettrico generato dalla carica elettrica della particella e trasmesso nello spazio tramite fotoni virtuali emessi da quella carica.”

Verrebbe allora da chiedersi, alla luce di questo tentativo di risoluzione: “perché i buchi neri sono poco visibili? Come sono nei fatti pochi visibili per loro stessa definizione contenuta nel loro stesso nome. Se una carica elettrica che cade in essi apparirà - come vorrebbe l’ ipotesi risolutiva considerata e qui vagliata del formulato paradosso - emettere tranquillamente fotoni virtuali per interagire elettricamente con le cariche rimaste fuori dal buco nero, come se nulla fosse successo ad essa, in quanto per le cariche esterne, e per i paradossi delle Relatività Generale, la carica caduta nel buco nero apparirà invece approssimarsi al suo orizzonte degli eventi senza mai attraversarlo per il resto dell' eternità, perché allora, subendo questa apparenza, tutta la materia che cade in un buco nero, dall' orizzonte degli eventi, non dovrebbe continuare ad interagire con l' esterno, emettendo eventualmente fotoni reali, questo per l' eternità, (“per l’ eternità” se trascuriamo l’ ipotizzata, dal fisico Stephen Hawking, evaporazione dei buchi neri nel tempo), rendendolo così visibile il buco nero comunque?

Dove c'è un paradosso, o meglio un errore teorico dunque?

Fermo restando che il fotone virtuale sarebbe pur sempre in tutto un fotone reale, l' errore è nel pensare che le cariche elettriche si servano di fotoni virtuali per interagire elettricamente tra loro, dato che i buchi neri esistono, (e questo lo conferma la equivalenza massa-energia (E=mc^2) e la legge di Gravitazione universale newtoniana già a sufficienza), e son stati così definiti, “neri”, con pertinenza terminologica, poiché da essi per la loro natura non può essere emesso alcun fotone che attraversi e vada al di fuori del loro orizzonte degli eventi!

Ricordiamo di nuovo che la previsione del buco nero può essere fatta senza il ricorso alla Relatività Generale, come ben è noto fisicamente, sebbene nella doxa corrente non lo si diffonde tale aspetto a favore del rafforzamento del credo nella RG attraverso l’ esclusività delle sue previsioni, che esclusive non sono in questo caso dei Buchi neri; dicevamo l’ esistenza dei Buchi neri è teoricamente prevedibile utilizzando soltanto la legge di Gravitazione universale di Newton e la formula di Einstein o di Olinto De Pretto E=mc^2.

Ora tornando al tentativo sopra di risposta al paradosso del Buco nero e dell' interazione mediata da fotoni, in esso si son utilizzate concezioni della Relatività Generale, e con esse, dal punto di vista dialettico potrebbe magari anche sembrare a prima vista convincente, ma proprio perché ha utilizzato concezioni della Relatività Generale allora anche a loro sostegno bisognarebbe rispondere a questo quesito:
se si dice che un corpo che emette fotoni con costanza temporale, e che poi cade in un Buco nero, apparirà all' esterno sempre emettere fotoni con lo stesso intervallo di tempo tra un fotone e l' altro con cui li emetteva quando si trovava all' esterno del buco nero, allora diamo per buona questa possibilità (ipotizzata), ma se aggiungiamo l' ipotesi che sia un corpo che con quei fotoni emette volta per volta porzioni della sua massa-energia pertanto evaporando dopo un certo intervallo di tempo, tanto maggiore quanto maggiore è la sua massa, allora esso potrebbe evaporare del tutto pur essendo caduto nel buco nero?!
(Nota: il discorso dell' evaporazione del buco nero di Hawking è tutt' altra faccenda che non riguarda la questione qui sviluppata in questo esperimento mentale qui formulato, una tipologia di esperimenti e ragionamenti molto cara ad Albert Einstein).

Se questa cui siamo giunti è una contraddizione con la natura di un Buco nero, come pare, allora quella che sembrava una formulata risposta convincente al paradosso non lo è più!

Che la carica esterna continui a vedere la carica interna caduta nel Buco nero è più che normale, anche alla luce di quanto il Modec fa comprendere sull' interazione elettrica tra cariche, ma i punti sollevati servono per far vedere le complicazioni e le contraddizioni cui si giungerebbe immaginando l' interazione elettrica mediata da fotoni come si ritiene nelle teorie QFT (Quantum Field Theory, le teorie quantistiche dei campi). Dalle risposte tipo quella sopra riportata al paradosso, da parte dei “difensori d’ ufficio” delle teorie QFT, pare che l' uso del termine "virtuale" per indicare questi fotoni mediatori dell’ interazione elettrica tra cariche, che sempre comunque fotoni sarebbero, venga utilizzato come la parolina magica per superare quelle che sono invece contraddizioni forti connesse a quella ipotizzata tipologia di interazione.
Aggiungiamo che mai nessuno in quelle teorie ha spiegato davvero come possa l' interazione per mezzo di fotoni virtuali scambiati tra cariche elettriche dar ragione ora della forza elettrica attrattiva tra cariche di segno opposto, ora della forza elettrica repulsiva tra cariche dello stesso segno, ma per gli "addetti ai lavori" par non far nulla se la loro teoria comunque “gira”! Ma si tratta di teorie dove tanti punti sono lasciati in una dimensione fumosa appunto, e dove addirittura con il procedimento “magico” ci sarebbe da definirlo della rinormalizzazione si fa diventare quantità matematicamente infinite, quantità finite di valore opportuno fissato alla bisogna, il tutto artificialmente e arbitrariamente e con questi e tanti altri parametri settati, magia, i calcoli tornano e coincidono con la realtà misurata! Per cui il motto in quella teoria, la QED (Quantum Electro-Dynamics), è "zitto e calcola" senza porti domande!

E' finita l' epoca dello slogan "zitto e calcola", senza interrogarti troppo dunque sui paradossi teorici, affermato nella QED e correlate teorie! Quando si fa uso della QED nella divulgazione pubblica dei “risultati” di quella teoria si dovrebbe aver il buon gusto di spiegare cosa sia la rinormalizzazione alla Feynman potremmo dirla, (nonostante Feynman stesso aveva la correttezza di criticarla), non tutti lo sanno.

Ma quando la gente attenta lo scopre, si mette le mani sui capelli. E di tutti i parametri da settare nel correlato Modello Standard per fare tornare qualche previsione?! E’ imbarazzante, talvolta, spiegare questi aspetti, da parte di chi opera all’ interno di queste teorie, a chi da fuori crede con tanta fiducia nella QED e teorie correlate a seguire!

Ma persino i primi costruttori della QED  e delle altre teorie di campo erano, solitamente, insoddisfatti della struttura e della formulazione della rinormalizzazione; si rendevano ben conto di quanto fosse matematicamente illegittimo sottrarre infiniti dagli infiniti in modo apparentemente arbitrario per ottenere un risultato complessivo finito. Paul Dirac criticò in maniera molto forte questo modo di procedere proposto in quelle teorie.

Ad esempio nel 1975 Dirac disse:

“Molti fisici sono molto soddisfatti dello stato di cose. Dicono: 'L'elettrodinamica quantistica è una buona teoria e non c'è bisogno di preoccuparcene ancora.' Io devo dire che ne sono molto insoddisfatto, perché questa cosiddetta 'buona teoria' prevede di ignorare degli infiniti che appaiono nelle sue equazioni, e di ignorarli in un modo arbitrario. Questa non è più matematica rigorosa. La matematica sensata prevede di ignorare una quantità quando questa è piccola, non di ignorarla perché è infinitamente più grande di quanto vorresti!”

(Il testo originario in inglese: “Most physicists are very satisfied with the situation. They say: 'Quantum electrodynamics is a good theory and we do not have to worry about it any more.' I must say that I am very dissatisfied with the situation, because this so-called 'good theory' does involve neglecting infinities which appear in its equations, neglecting them in an arbitrary way. This is just not sensible mathematics. Sensible mathematics involves neglecting a quantity when it is small - not neglecting it just because it is infinitely great and you do not want it!”)

Un’ altra importante critica fu mossa alla procedura della rinormalizzazione dallo stesso Richard Feynman, come già accennato, nonostante il suo ruolo cruciale nello sviluppo della QED, l’ Elettrodinamica quantistica. Feynman scrisse nel 1985:

“Il cuore del gioco a cui noi giochiamo ... è tecnicamente chiamato 'rinormalizzazione'. Ma non importa quanto sia intelligente la parola, è ancora quello che chiamerei una procedura pazza! Dover ricorrere a tale gioco di prestigio ci ha impedito di provare se la teoria dell'elettrodinamica quantistica sia matematicamente auto-consistente. È sorprendente che la teoria non sia ancora stata dimostrata auto-consistente in un modo o nell'altro; sospetto che la rinormalizzazione non sia matematicamente legittima.”

(Il testo originario in inglese: “The shell game that we play ... is technically called 'renormalization'. But no matter how clever the word, it is still what I would call a dippy process! Having to resort to such hocus-pocus has prevented us from proving that the theory of quantum electrodynamics is mathematically self-consistent. It's surprising that the theory still hasn't been proved self-consistent one way or the other by now; I suspect that renormalization is not mathematically legitimate.”)

Tutte le teorie di campo sono semplicemente, semmai dunque, delle teorie efficaci, utili entro certi limiti ed approssimazioni a descrivere la fisica dei fenomeni, (e solo ad alcune scale di energia e non a tutte come già si è compreso); questo approccio nel considerarle è simile all' atteggiamento degli scienziati più anziani, (anziani relativamente agli sviluppi nel ‘900, sempre, della QFT), come Dirac, secondo cui le divergenze (gli infiniti ottenuti nei calcoli sviluppati) in QFT descrivono l' ignoranza umana sul funzionamento della natura, sulla quale ignoranza le teorie son state comunque costruite, e di questa ignoranza si deve tener quantitativamente e filosoficamente conto perché le risultanti teorie resultino in un qualche modo utili ed efficaci praticamente. Se una teoria rinormalizzabile (come ad esempio l' Elettrodinamica quantistica) può essere solo ragionevolmente interpretata come una teoria di campo efficace, cioè come approssimazione che riflette l' ignoranza umana sul funzionamento della natura, resta allora il problema di scoprire una teoria più accurata che non soffre di questi problemi della rinormalizzazione.

Nella loro complessità costruita si dimentica che queste teorie sono per lo più dei grandi sistemi parametrici atti a descrivere, ma che non permettono di capire la Natura, non possono portare a verità superiori a quelle dei loro assiomi e se poi li stessi assiomi si scopre essere corrotti, come appunto la scoperta del "grave peccato originale della Fisica Moderna" fa vedere, allora meglio si comprende di cosa si sta parlando e di come vanno considerate tali teorie!

Nessuno vuol attaccare a priori gli schemi descrittivi fisico-matematici messi a punto negli ultimi 150 anni circa, ma appunto ora il Modec riporta ad un senso-fisico delle cose che il "grave peccato originale della Fisica Moderna" aveva costretto ad abbandonare inevitabilmente pur di non restare immobili teoricamente di fronte ai sempre crescenti risultati di una sperimentazione, quella almeno, mai così compromessa come la Fisica teorica recente!

150 anni di Fisica Teorica costruita su un ERRORE, vedi link: http://fiatlux.altervista.org/la-immensa-propagazione-dell-errore-di-maxwell-nel-pensiero-fisico-contemporaneo-.html.

Un errore da scuola elementare poi, vedi link: http://fiatlux.altervista.org/l-errore-di-maxwell-il-grande-peccato-originale-della-fisica-moderna.html , motivo per cui può suscitare grasse risate veder, nei dibattiti sul Modec, le reazioni di netto rifiuto alla comprensione di questo errore in coloro che hanno creduto ciecamente alle teorie della Fisica moderna.

La Fisica moderna ha creduto di poter davvero fondare una scienza dei paradossi accettati, vedeva dall’ osservazione della natura quelli che apparivano come paradossi alla luce delle teorie sviluppate, non scorgeva vie di loro risoluzione teorica e li accettava come fatto illogico di natura, portando ad una natura concepita come illogica e totalmente contro-intuitiva.

Da rigettare assolutamente, il gioco dialettico di coloro che per difendere         questo modo di procedere della Fisica moderna cercano di addurre che anche i principi di Newton siano poco intuitivi, mi sembra una scorrettezza dialettica dal punto di vista dell' onestà intellettuale.

Invece il paradosso, quei paradossi dovevano suggerire l’esistenza di problemi teorici, di errori teorici da cercare, ma ciò non avvenne nell’ idea della monolitica infrangibilità dei colossi fisici che hanno fatto la storia della fisica, era ritenuto si possibile superarli con teorie più vaste che contenevano le teorie sviluppate da quei colossi, come Newton, Galileo, Maxwell, ma era impensabile pensare ad errori interni nei loro sistemi fisici nei loro pur eventualmente ridotti ambiti di validità. Invece in Maxwell c’era stato quell’ errore fatidico, e con questo atteggiamento scoprirlo si rivelava impossibile.

Ecco perché possiamo affermare che non arriverà nessuna Teoria Unificata del Tutto in Fisica,
se prima non si integrerà teoricamente la soluzione all' errore madornale compiuto 150 anni fa circa, ma oggi finalmente scoperto, rifondando sulla correttezza fisica e matematica tutte le seguenti teorie successive di questi ultimi 150 anni che lo ignorarono gioco-forza quell' immenso e pur banale errore, che fu il grave "peccato originale della Fisica moderna", e sintetizzabile in questo aspetto: il fotone è si neutro, ma non puntiforme come ritenuto, e consta invece di due cariche elettriche elementari opposte separate e a somma pertanto nulla come richiesto dalla sua neutralità, secondo un modello strutturale dinamico doppio-elicoidale!

[Vedi link: http://fiatlux.altervista.org/la-immensa-propagazione-dell-errore-di-maxwell-nel-pensiero-fisico-contemporaneo-.html]

Quando si parla di “Errore di Maxwell” subito una critica superficiale potrebbe portare a dire: “tutte le antenne delle TV e dei telefonini che sono basate sulle equazione di Maxwell, allora non funzionerebbero e invece funzionano”. Retoricamente risponderei a tali obiettori: “la prima antenna che di certo non funziona è la tua, dato che se avessi ricevuto correttamente i link dei miei scritti e li avessi aperti correttamente, leggendo avresti capito meglio in cosa consiste quell' errore che non inficia la tecnologia e.m. legata alle Equazioni di Maxwell, ma tutta la teoria successivamente sviluppata invece si di certo che la inficiò! Maxwell anzi, seppur con quella sua svista, fu grande come pochi, dopo di lui quasi il silenzio!”

Perché non c'è da scandalizzarsi quando dico che Maxwell fu davvero grande come pochi e dopo di lui quasi quasi il silenzio? Perché le sue equazioni avrebbero già permesso di capire persino anche l' esistenza di una struttura granulare con fotoni dalla struttura dipolare nella radiazione elettromagnetica se soltanto ci si fosse accorti subito di quella piccola svista fisico-matematica interpretativa da Maxwell compiuta.

E non solo lui, ma anche appunto tutti coloro che vennero dopo di lui non si accorsero di tale svista, neppure addirittura Planck e Einstein a cui si deve la scoperta del fotone, i quali pertanto affetti da quel medesimo errore negarono l' esistenza di una struttura al fotone considerandolo, come ancora oggi è esso erroneamente considerato nella fisica mainstream, come mera particella mono-puntiforme.

Non aver compreso quell' errore portò a considerare la scoperta del fotone come qualcosa del tutto imprevista dalla fisica precedente e pertanto tale da generale una rivoluzione concettuale nei confronti della visione della natura con tutte le conseguenze paradossali che non c'è bisogno ormai più neppure di elencare, con tutti i conseguenti problemi profondi che la fisica odierna ha in sé.

Ma una volta trovato l'errore che è il bandolo della matassa il groviglio si può finalmente sbrogliare!

Quando c'è un errore teorico matematico e fisico, e quello in questione risale a 150 anni fa circa, tutto ciò che è stato prodotto dopo di esso in termini teorici, non tenendone conto di quell' errore ma anzi incamerandolo e incamerandone gli effetti propagativi, non può essere preso a priori con alcuna fiducia!

Solo una qualifica per la Teoria del Modec: la VERITA' nel rispetto alla Natura e alla sua matematica!

"Il Fotone ha una struttura dipolare" diventa oggi la nuova eresia cui si intima di abiurare pubblicamente nel nuovo processo a Galileo, oggi mosso alla Teoria del Modec, e ai suoi sempre crescenti sostenitori, processi aspri cui sempre è solita la storia della scienza con i suoi corsi e ricorsi storici!

La risposta una sola, o due, possibili:

"Eppur il fotone ha struttura dipolare!"

"Eppur la sommatoria algebrica delle cariche elettriche non è una sommatoria aritmetica!"

(Parafrasando la famosa frase che si attribuì a Galileo Galileo dopo il processo presso l’ Inquisizione durante il quale fu costretto ad abiurare le sue idee aderenti alla teoria eliocentrica copernicana).

E’ matematica la più elementare: dire sommatoria di Carica uguale a zero, non implica assenza totale di Carica! Qui il grosso errore fisico-matematico compiuto da Maxwell e tutti gli altri pappagallescamente a seguire.

Infatti i dipoli elettrici, (che non son certo assenza di carica), soddisfano la condizione maxwelliana di sommatoria di Carica nulla nello spazio vuoto, alla base della previsione delle onde elettromagnetiche!
Non mi meraviglia che si rimanga increduli, dato che questa banalità di errore ha portato ai tanti assurdi e paradossi della Fisica moderna! E proprio chi più ci è cascato, credendo assurdamente ad essi come fatto di natura, è chiaro che esprima le maggiori resistenze psicologiche di fronte alle palesazione di quell’ errore!
Chi mai poteva credere davvero che il bandolo della matassa fosse così semplice, banale e sotto gli occhi di tutti eppur non visto per circa 150 anni!?
La Matematica non è un' opinione!

Del resto quando ai tolemaici convinti Copernico rivelò la semplice verità chiarificatrice: i pianeti terra inclusa giran tutti attorno al Sole, non tutti Sole incluso attorno alla terra con strani andamenti come prima creduto,

non tutti gli han subito creduto, poi l'imperio della Matematica spazza via ogni reticenza!

Così importante considerare cosa implica matematicamente l' uso dell'approssimazione continua per descrivere una realtà discontinua: vuol dire rinunciare ad una descrizione microscopica per darne una utile descrizione approssimata d' insieme. Se i volumetti di Maxwell scendessero al limite a zero, non troverebbero in nessun punto le cariche elettriche anche nei punti degli spazi iniziali considerati in cui c' è carica e le equazioni di Maxwell ne tengono conto, ma con la grandezza densità di Carica appunto!

Nel considerare la vicenda umana di un fisico odierno, formatosi nella convinzione della perfezione della Fisica moderna, e che giunge di fronte alle rilevazioni del Modec, immaginiamo, nel parallelismo storico, che possa sentirsi quasi esattamente come si sentirono i tolemaici di fronte alle rilevazioni di Copernico, e dunque spiazzato e nervoso. Occorre prendersi il tempo di riflettere e metabolizzare se si appartiene a quella categoria di persone, uno scombussolamento iniziale è più che psicologicamente normale. Ma è solo MATEMATICA, poi anche Fisica, ma innanzitutto e sopratutto Matematica, elementarissima matematica...eppure per 150 anni … !

I difensori d’ ufficio  della teoria Fisica moderna possono scrivere tutto ciò che vogliono e quante volte vogliono, non cambia nulla di fronte alla limpida semplicità della matematica, e non convinceranno pertanto nessuno più troppo a lungo. 

I teorici della Fisica moderna son seduti su un immenso errore se han creduto alla solidità assiomatica dei costrutti della Fisica moderna,
aver creduto e affermato che imporre “sommatoria di Carica = 0” volesse dire assenza di carica!
Vuol dire solo somma algebrica di carica nulla, non assenza di carica!
Per i dipoli di carica elettrica infatti “sommatoria di Carica = 0” e pur le loro cariche esistono, non c’è assenza di carica!
Avrebbero avuto ragione se la sommatoria fosse stata aritmetica, cioè sommatoria dei valori assoluti delle cariche, infatti solo “sommatoria di |Carica|=0” permette di dire che c’è assenza di cariche elettriche, dipoli inclusi!
Ora essi se ne dovranno fare una ragione, volenti o nolenti le sommatorie di carica nelle Equazioni di Maxwell son e rimangono e rimarranno somme algebriche di carica, non somme aritmetiche!

Se qualcuno se ne fosse accorto in questi 150 anni circa di questo errore a lui oggi il biasimo di non aver avuto il coraggio di ribadirlo con forza pubblicamente e massimamente affrontando il metaforico fango ovviamente lanciato da chi ha costruito il suo pensiero su quell' errore senza accorgersene. 150 anni di fisica son costruiti su quella grave svista fisico-matematica e sulla propagazione di quell' errore. Ferma restando l’ importanza, che mi ha ispirato nella mia formazione universitaria, di apprendere prima profondamente la Fisica mainstream al fine di poterne indagare i problemi interni e risolverli, vi son ricercatori di fisica che vivono senza mai affrontare alcuna riflessione di filosofia della scienza e nella piena fede nell' infallibilità di chi li ha preceduti, ma se così fosse oggi la Fisica non avrebbe teorie che fanno a botte tra loro, son tra loro inconciliabili e pure son equiaccettate mainstream, o teorie più dei paradossi che della natura! Inoltre anche accorgendosi del possibile errore fisico-matematico di Maxwell è solo con lo sviluppo del Modello doppio elicoidale esplicativo del fotone che ci si accorge della piena gravità di quella svista, e della corretta lettura dei fenomeni che avrebbe consentito se fosse stata tenuta in conto sin dall' inizio, vedi link: http://fiatlux.altervista.org/perch%C3%A9-la-scoperta-del-fotone-gi%C3%A0-dimostrava-la-validit%C3%A0-del-suo-modec-scoperto-oggi-.html.

Ho visto tempo fa una ragazza che si era tatuata su un seno la scritta “2 + 2 = 5” per lei forse la matematica e le sue leggi così logiche hanno ben poco valore, è quello un suo giudizio, una sua scelta di credo che ha ostentato sulla sua pelle, una sterile contestazione della Natura e delle sue leggi, o più che altro in realtà quel tatuaggio era solo un simbolo di moda di anticonformismo. Questo per dire che nessuno vuole costringere nessun altro a rinunciare al suo eventuale personale concetto, anche magari quando questo comporti credere che la Matematica non abbia alcun valore nel giudizio e nella comprensione della Natura e quindi della Fisica, per me invece il rispetto nei confronti della matematica come strumento primo e privilegiato per lo studio della Natura è incontestato e assoluto! Son nel pensiero pitagorico, nel pensiero galileiano da questo punto di vista.

Ci sono persone che si reputano "veri" fisici per cui gli argomenti non contano assolutamente, conta solo la rivista su cui son pubblicati, (pagando per la pubblicazione e per la piena consultazione anche a volte!), anche se in essi si riporta che: 2+2=5! Anche se la rivista persegue fini economico-finanziari e non di puro sapere! Per questo, ma non solo, oggi si è sprofondati nell' assurdo di una Fisica teorica del tutto nei fatti "spiritistica", dove l' assurdo dei suoi conseguenti paradossi è stato elevato ad assurdo della Natura!!!! La Natura non è invece né assurda e né complessa, ma semplice e logica come anche il Modec aiuta a capire di nuovo; l' assurdo è solo l' aspetto assunto dall' ignoranza nella comprensione della Natura quando affetta da errore! E qui di errori ne abbiamo mostrato uno fisico-matematico, il "grande peccato originale della Fisica moderna" semplice elementare ma anche, per questo e per le sue conseguenze enormi, madornale al contempo, che durava da circa 150 anni ormai del tutto non visto da nessuno, eppure era lì sotto gli occhi di tutti e da tutti pappagallescamente ripetuto! La Verità quando rivelata incontra poi resistenze nei più mentalmente fossilizzati, ed è accolta invece dagli spiriti più svegli dinamici e curiosi di sapere e capire! Succede, non meraviglia, del resto è la storia della Scienza!!!

L' aspetto nuovo, storicamente parlando, è che sviluppando le mie ricerche e speculazioni sul Modec, anche nel verso della sua "popperiana" falsificazione, mi sono imbattuto con la guida del Modec stesso, nella scoperta della falsificazione dell' intera Fisica Moderna degli ultimi 150 anni, nella scoperta di questo elementare e madornale al contempo errore-svista teorica fisico-matematica, e da qui l' inizio della mia, e da domani, da oggi, non solo mia: "Critica della fisica pura!". Una sorta di "serendipity", trovare una cosa non cercata e imprevista mentre se ne stava cercando un' altra, sebbene ero certo della presenza di errori da cercare nella Fisica teorica moderna, ma quanto trovato è proprio il bandolo della "matassa"!

[Qui in estrema sintesi: http://fiatlux.altervista.org/alterpages/ilgrandepeccatooriginaledellafisicacontemporanea.jpg#gallery]

Sarebbe poi estremamente errato affermare, come potrebbe fare una critica superficiale, che nella “Teoria del Modec”, (intendendo sia il Modello doppio elicoidale del fotone sia tutti gli sviluppi teorici ad esso strettamente legati), "si rigetta la Meccanica Quantistica", il Modec non mira a demolirla in blocco la MQ, ma certamente a comprenderla meglio, depurandola da paradossi, errate concezioni, errate interpretazioni, dogmi e suoi fallaci sviluppi, come la teoria del campo e.m. mediato da fotoni oggetto di partenza di questo articolo!

 

Oreste Caroppo