LA PROPAGAZIONE DELL’ ERRORE DI MAXWELL NEL PENSIERO FISICO CONTEMPORANEO
SINO ALLA SUA SCOPERTA ODIERNA

SCOPERTA CHE SINTETIZZA E RICONCILIA IN UNA IMPORTANTE UNIFICAZIONE DIVERSE VISIONI,
FIN QUASI A RIPORTARE ALLA MEMORIA NELLA DESCRIZIONE FISICA RAGGIUNTA IL CONCETTO DELLA “MONADE” DI LEIBNIZ

 

In onore del grande filosofo religioso cristiano Giordano Bruno di Nola nei pressi di Napoli

"UNO FALLACIA FILO SOLVITUR", questa frase in latino indica come l'errore può essere risolto trovando il filo, il bandolo della matassa altrimenti inestricabile, il filo di Arianna con cui si può trovare la giusta strada per uscire da un labirinto altrimenti intricato e ingabbiante, così nel nostro caso, nel caso della fisica moderna, il filo smarrito perduto e non visto, che risolve l'errore, che fa uscire e guardare il labirinto in cui quella fisica teorica si era trasformata con vicoli ciechi e assurde circonvolluzioni, è costituito dalla scoperta di quello che abbiamo definito l' "Errore di Maxwell" (vedi al link) affiancato al "Modello Doppio Elicoidale del Fotone" (vedi al link). 

 

In fisica la visione senza fondamento sperimentale data da Maxwell del “campo elettromagnetico”, come di un ente campo di forze elettriche e magnetiche,

(e questo è corretto),

ma costituito da campi elettrici e campi magnetici svincolati da sorgenti (cariche elettriche) viaggianti insieme alla radiazione elettromagnetica,

(e questo si è dimostrato sperimentalmente errato data la scoperta dei fotoni riletti alla luce della scoperta della superficialità di Maxwell),

ha portato a credere che la velocità dell’onda elettromagnetica,

(che era una velocità correlata alle sorgenti dei campi di tale onda, ai fotoni, in coerenza con la stessa corretta lettura matematica delle leggi delle onde e.m. di Maxwell),

fosse la velocità finita,

(pari quindi alla ottenuta velocità della luce, pertanto una velocità finita),

dell’interazione elettrica e magnetica stesse, che pertanto furono ritenute delle interazioni locali quando invece in passato erano state correttamente ritenute delle interazioni non-locali a distanza, e questo fu un ulteriore errore conseguente nel pensiero fisico, sviluppato su basi false erronee, a partire dalla superficialità di Maxwell, (che abbiamo chiamato l' "Errore di Maxwell", vedi al link).

Da qui l’errore, una volta scoperto il fotone, di ritenerlo innanzitutto una presenza inattesa ed in contrasto con le previsioni delle equazioni di Maxwell.

Quindi l’ ulteriore errore, sempre conseguente, di interpretarlo come indivisibile,  come “pacchetto” puntiforme indivisibile di energia della radiazione e.m., da ricondurre ad un nuovo ulteriore principio di quantizzazione, questa volta dell’ energia, da aggiungere a quello della carica elettrica già scoperto.

Uno sviluppo nel verso della farraginosità, e della ridondanza come oggi abbiamo scoperto, grazie all’ unificazione del Modec che riconduce alle cariche elettriche, (quelle elementari di un dipolo), il fotone, e la, ad esso correlata, quantizzazione della radiazione elettromagnetica, (su cui poi nacque la Fisica Quantistica), alla più basilare quantizzazione della carica elettrica! Fisica Quantistica il cui compito, capiamo ora ancor meglio, era e deve essere quello di studiare come i sistemi microscopici scambiano tra loro energia ed altre grandezze per mezzo di fotoni, quindi del "campo elettromagnetico", termine qui ora da utilizzato come nulla più che sinonimo di "radiazione elettromagnetica".

Ma torniamo a seguire la “propagazione dell’errore” che stiamo ricostruendo, a partire dalla svista di Maxwell. La conseguente incapacità di scoprire la struttura del fotone, e quindi di comprendere lo scaturire del fotone dalla quantizzazione della carica elettrica, giungendo così alla piena spiegazione e comprensione anche del quanto d'azione h, ha portato a non comprendere il significato vero della quantizzazione per mezzo dei fotoni della radiazione elettromagnetica, con il conseguente affermarsi in fisica di un principio assoluto di quantizzazione dell'energia, mentre anche una semplice valutazione di quanto emerso già nei primi del '900, in merito alle caratteristiche del fotone, poteva portare alla giusta ridimensionalizzazione, al giusto inquadramento, anche solo filosofico, di tale quantizzazione dell'energia; infatti, sebbene l'energia della radiazione elettromagnetica si scopre quantizzata in fotoni, dall' altro lato i fotoni possono assumere valori di energia qualsiasi, con continuità, all' interno di un ampio intervallo di energia, con possibilità per un fotone di variare anche la sua stessa energia, come avviene nel fenomeno noto come diffusione Compton (o effetto Compton o scattering Compton), o attraverso l'interazione con un campo gravitazionale (fenomeno questo noto come red-shift gravitazionale). Pertanto la quantizzazione dell'energia nella radiazione elettromagnetica ha un aspetto differente rispetto a quella che era la quantizzazione prima di ogni altra scoperta, ovvero quella della carica elettrica; mentre la carica elettrica è quantizzata nel senso che può solo assumere precisi valori discreti, nel caso della quantizzazione dell' energia della radiazione elettromagnetica è vero che questa è suddivisa in pacchetti, i fotoni, ma per l'energia dei singoli fotoni non vi è un set discreto obbligato di valori di energia possibili, ma la loro energia può teoricamente variare con continuità entro un ampio range, un ampio intervallo continuo di valori di energia. La quantizzazione dell'energia della radiazione elettromagnetica costituisce pertanto una forma di quantizzazione meno forte, per quanto detto, rispetto alla quantizzazione della carica elettrica. E non meraviglia anche perché ora scopriamo grazie al Modec come la quantizzazione dell'energia della radiazione elettromagnetica in realtà discende direttamente ed è implicata dalla quantizzazione della carica elettrica. Il concetto è presto compreso se si considera che la carica elettrica è strettamente quantizzata, e quindi che esistono soltanto quanti di carica elettrica discretizzata nei valori (i due valori possibili basilari: la carica elementare positiva e quella speculare negativa di pari modulo e segno opposto), almeno in prima approssimazione considerabili come puntiformi, inoltre si aggiunga che grazie al Modec si scopre che tutti i campi elettrici e magnetici, come anche quelli di un'onda elettromagnetica, hanno sempre nel tempo e nello spazio delle cariche elettriche sorgenti, loro centri di forza, fisse o in movimento rispetto all'etere, (in movimento come ad esempio nel caso delle onde elettromagnetiche, come abbiamo scoperto con il Modec, con la disvelazione che ha permesso della struttura del fotone, neutra nel complesso ma fondata su un dipolo di cariche elettriche; neutra perché per la carica elettrica vale la proprietà additiva, e il dipolo fotonico in questione consta di due cariche elementari di segno opposto, per cui a somma totale algebrica nulla). Per cui fatte queste premesse si comprende il tipo di quantizzazione che caratterizza la radiazione elettromagnetica dove l'energia è suddivisa in pacchetti, poiché si tratta di una grandezza acquisibile e trasportabile dai pacchetti basilari costituiti dalle cariche elettriche, e dunque dai fotoni che rappresentano una particolare situazione cinematico-dinamica basata su un dipolo di cariche. Si comprende allora perché poi ciascun pacchetto di energia può in realtà avere con continuità qualsiasi valore di energia all'interno di un intervallo continuo, che è quello che chiamiamo "spettro elettromagnetico", proprio perché le cariche elettriche possono teoricamente avere e portare un qualunque valore di energia all'interno di questo intervallo continuo di valori, ed eventualmente variare la propria energia totale attraverso fenomeni di scattering o di interazioni con campi esterni, come nel caso dell' interazione gravitazionale, (la massa gravitazionale coincidendo, per il "principio di equivalenza", con la massa inerziale e quindi con la massa relativistica per le cariche di un fotone).
La mancanza sino ad oggi di questo tipo di osservazioni e considerazioni profonde ha portato invece all' affermazione di un principio assoluto di quantizzazione dell' energia, difatti infondato in termini di assolutezza, poiché relativo alla quantizzazione della carica elettrica, che a sua volta ha provocato ulteriori degenerazioni nel pensiero teorico, quali il credere che, per un principio assoluto (e non semmai relativo alla quantizzazione della carica elettrica), varie altre grandezze, e non soltanto l'energia, dovevano essere quantizzate in natura, e che tale quantizzazione implicasse in qualche modo il coinvolgimento del quanto d'azione h (= la Costante di Planck); giungendo così perfino in teorie moderne, contemporanee ma pre-modec, ad immaginare, anzi ad affermare, la quantizzazione addirittura dello spazio e del tempo, attraverso quanti, (chiamati rispettivamente "metrone" e "cronone"), ripresi dalle unità naturali di Planck, ovvero per lo spazio la Lunghezza di Planck e per il tempo il Tempo di Planck, due unità naturali che hanno al loro interno la Costante di Planck. Degenerazioni queste che si comprendono ancor più con lo studio della struttura del fotone, e del sistema fotone, da cui ben si scopre il vero significato delle unità naturali di Planck, (vedi: "Svelati i Misteri delle Unità naturali di Planck grazie al Modello Doppio Elicoidale del Fotone").

Una curiosa, in questo caso scientifico e antropologico che stiamo dipanando, l'analogia con la teoria degli errori della misura, dove si studia anche la loro "propagazione" nei calcoli, una volta inglobati degli errori effettuati all' atto della misura sperimentale, qui invece siamo di fronte alla "propagazione di errori" nel pensiero teorico volto alla comprensione della realtà.
L’ uomo non ha in una vita il tempo di rifare tutti gli esperimenti fatti da chi lo ha preceduto per verificare le conoscenze scientifiche ritenute assodate, né quello per verificare la correttezza logica di tutti i teoremi, di analizzare la veridicità dei postulati, ecc.. Deve spesso fidarsi di quanto gli giunge dai padri, e così si va incontro al fenomeno della elevazione della autorità degli studiosi che ci hanno preceduto, che diventano dei fari di verità da non contestare e da non rimettere ogni volta in discussione, e questo è giusto, per non perdere tempo su questioni già logicamente e sperimentalmente vagliate e verificate, per un principio di economicità nell’avanzamento scientifico, ma anche, da un punto di vista etico, per il giusto rispetto per gli antenati!

E qui ci troviamo in un caso però singolare, chissà, forse quasi unico: la presenza di un piccolissimo errore di padri della scienza, che furono non grandi ma grandissimi, e che passò inosservato, offuscato dalla grandezza di tutte le altre conquiste da questi fatte, dallo stesso Maxwell, con quelle stesse sue equazioni delle onde e.m. … e però, una superificialità teorica, lì accanto e su quelle stesse equazioni, sull’interpretazione delle premesse matematiche, e da lì lo sviluppo di una visione della realtà completamente lontana e distorta dal vero per ben 150 anni; un piccolo male teorico, poi sempre più ingigantitosi nei suoi effetti nel tempo, comunque ben compensato non solo dai successi teorici di Maxwell ma anche dal grande contributo pratico allo sviluppo immenso della tecnologia in questi 150 anni, a seguito della scoperta delle onde e.m. che egli permise grazie alle sue eq. delle onde!

Da quell’ errore, seguendolo invece come verità reale, così non era, è come se il pensiero fisico teorico se ne sia andato per la tangente, senza seguire la curva da sempre percorsa con prove ed errori e continue verifiche, a piccoli passi, sino ad allora, quella della realtà che si voleva capire e descrivere! Dall'errore di Maxwell in poi la fisica teorica "se ne andata per la tangente", possiamo ben dire. Ed una visione teorica della realtà distorta, affetta nei suoi fondamento piu profondi, distorce poi persino la lettura data ad osservazioni ed esperimenti, rendendo assai difficile la comprensione di errori che invece così si accrescono!

Così quando poi si scoprì il fotone, sebbene inatteso e creduto non previsto dalle eq. di Maxwell, credenza erronea scaturita sempre dall’ errore di Maxwell, e ci si accorse che era complessivamente neutro, questo non fece altro che confermare comunque la visione Maxwelliana generale secondo cui le onde e.m. non avevano sorgenti, e ciò a sua volta frenò una ulteriore indagine in merito alla possibilità che, fatta salva la neutralità, il fotone potesse avere una distribuzione di carica strutturale interna, come quella di un dipolo, che ha somma totale nulla, a garanzia della complessiva neutralità! E si arrivò così a ritenerlo privo del tutto di distribuzione di carica, non solo neutro; pertanto fu affermato come puntiforme e indivisibile, sì da assicurarne quasi l'assenza di una distribuzione di carica pur se a somma nulla, in ottemperanza dell'errore di Maxwell, creduto vero, che asseriva che le onde e.m. non hanno cariche sorgenti con esse viaggianti! 

Si accettava persino di dire che le sue equazioni, quelle dell’elettromagnetismo classico, non erano più sufficienti per descrivere il fotone e la conseguente quantizzazione dell’energia della radiazione e.m. dall’esistenza del fotone comportata,

(cosa nei fatti falsa, dato che son quelle dell'elettromagnetismo classico le leggi di base della descrizione del Modec),

fotone che si diceva quelle equazioni non prevedevano, (cosa altrettanto falsa),

ma non si metteva in discussione la natura immateriale dei campi e.m. delle onde e.m. svincolati da sorgenti, come descritti da Maxwell!

La potenza di quell’errore!

Estraiamo così dalla rete, quella che è ad oggi, 2014, la concettualizzazione del cosiddetto "campo elettromagnetico" e delle cosiddette "onde elttromagnetiche", nel pensiero fisico teoretico corrente; precedente pertanto al Modec e alla scoperta dell'errore, che abbiamo definito eloquentemente "il peccato originale della fisica moderna". Una visione che ora siamo in grado di analizzare e rivisitare criticamente in ogni dettaglio grazie al Modec e alla scoperta dell' Errore di Maxwell. Un visione che ora ci mostra al suo interno limpidamente tutti gli elementi di incoerenza, scorretteza e farraginosità, implicati, da quell' errore non visto, nel tentativo di dare una comprensione il più possibile capace di spiegare i dati della realtà complessivamente osservati. E possiamo così isolarne gli elementi di correttezza, o di parziale correttezza almeno in termini di ammissibile descrizione, da tutti quelli invece assolutamente fallaci!

"Il campo elettromagnetico. È costituito dalla combinazione del campo elettrico e del campo magnetico, è generato localmente da qualunque distribuzione di carica elettrica variabile nel tempo e si propaga sotto forma di onde elettromagnetiche. (...). Il campo elettromagnetico interagisce nello spazio con cariche elettriche e può manifestarsi anche in assenza di esse, trattandosi di un'entità fisica che può essere definita indipendentemente dalle sorgenti che l'hanno generata. In assenza di sorgenti il campo elettromagnetico è detto onda elettromagnetica, essendo un fenomeno ondulatorio che non richiede di alcun supporto materiale per diffondersi nello spazio e che nel vuoto viaggia alla velocità della luce. Secondo il Modello Standard, il quanto della radiazione elettromagnetica è il fotone, mediatore dell'interazione elettromagnetica. (...).  In elettrodinamica quantistica, il campo elettromagnetico viene quantizzato." (LINK)

"Le onde elettromagnetiche. L'insieme completo di relazioni tra i campi elettrici e magnetici proposto da Maxwell [nelle sue equazioni] non fu subito direttamente verificabile. Egli, però, aveva previsto anche un fenomeno del tutto nuovo, che avrebbe dovuto insorgere per effetto delle reciproche interazioni tra campi elettrici e magnetici variabili. Per capire di cosa si tratta, supponiamo che in una certa regione di spazio ad un certo istante si determini una variazione del campo elettrico, originato, per esempio, da un moto accelerato di cariche elettriche. Nei punti immediatamente vicini si produce allora, per la terza equazione di Maxwell, un campo magnetico anch'esso variabile nel tempo. La variazione del campo magnetico, per la quarta equazione di Maxwell, origina nei punti immediatamente vicini un campo elettrico anch'esso variabile, e così via. Nasce in tal modo una perturbazione elettromagnetica che si propaga nello spazio. (...). Il campo elettrico ed il campo magnetico generati dalla variazione nel tempo di uno dei due sono in grado di autosostenersi, cioè di propagarsi anche se la variazione iniziale che li ha prodotti è venuta meno!" (LINK)

E così si giunse a credere, tornando a seguire gli effetti sul pensiero fisico teoretico della propagazione dell' errore di Maxwell, che sia il fotone, come punto, a trasmettere l’interazione elettrica e magnetica, d’ogni tipo, nel momento in cui il suo “punto” viaggiante, con cui si identifica, raggiunge e così tocca un secondo punto! Da qui l’affermazione dei principi di località per le interazioni nella fisica e poi quella dei campi e.m. mediati da fotoni virtuali viaggianti alla velocità finita della luce nel vuoto.
Il trionfo delle visioni “contattofile”, nel paradosso della improbabilità di un’interazione trasmessa all’atto del contatto, altamente improbabile, di due punti materiali che non son nulla più che punti euclidei a zero dimensioni, e che non saprebbero nulla uno dell’altro se non dopo essersi incontrati … ma come farebbero a trovarsi mai così nello stesso punto e nello stesso istante in uno spazio euclideo continuo in tre dimensioni di punti!? Un’ improbabilità elevatissima in linea generale.

E per garantire questa indivisibilità del fotone puntiforme, persino la violenza psicologica, contro le menti umane di affermare che lo spin trovato, osservato per il fotone, momento angolare finito e non nullo che dice che qualcosa di massivo, a massa finita, ruota a velocità finita intorno ad un asse, ad un punto ad una distanza finita, non doveva assolutamente essere visualizzato mentalmente come insegnava la fisica classica; non solo questo per tutte le particelle, ma persino per il fotone che delle particelle sembra quasi la madre ed il padre insieme, vedi i fenomeni di produzione di coppia, ad esempio della coppia di materia-antimateria di elettrone-positrone!!!

"Lo spin, una proprietà quantistica, uguale a quella della fisica classica dimensionalmente, il momento angolare, ma diversa”, una proposizione che non dovrebbe avere neppure asilo in fisica, insensata in mancanza almeno di una spiegazione logica intellegibile di partenza, così invece solo non sensi e nulla più, eppure…!

Una violenza a sé stessi sforzarsi di accettare tutto questo negando l’immaginazione, la visualizzazione mentale degli enti della fisica, che invece il Modec ci ha permesso e mostrato perfettamente possibile, e tutta questa violenza per l’ errore di Maxwell non visto, per tentare di costruire un traballante castello coerente, ma coerente solo accettando tante inaccettabilità!

Fino a giungere da parte di molti ad un rifiuto di dare spazio nella mente persino al pensiero di una possibile struttura del fotone: "come si potrebbero usare dei fotoni per vedere un altro fotone? Pertanto come puoi tu solo pensare all' esistenza di una struttura del fotone e tanto più di descriverla?" mi son persino sentito dire! Rispondo ironicamente: "E puoi tu descrive un triangolo euclideo osservandolo senza perturbarlo?!". Non abbiamo bisogno di fotoni per descrive un triangolo euclideo, né devo avere paura di perturbarlo osservandolo!
Perché dovrei allora non cercare nella mia mente la struttura vera del fotone, sebbene non visibile, lì nella mia mente e poi sul foglio da visualizzare e disegnare, per farne previsioni fisico-matematiche e vedere se coincidono con i misurabili del fotone?! Non lasciamoci fuorviare, hanno fermato la fisica, fuorviato le menti per 150 anni, addormentate e incatenate per legittimare l'incapacità di capire, di fare coincidere osservazione e teoria, e son stati costretti per questo ad affermare a legge il principio di indeterminazione che ha senso solo in teorie della misura, non della comprensione della realtà! E tutto per l' errore di Maxwell passato inosservato; Maxwell che ha introdotto un principio teologico, quasi spiritistico: l' immatericità dei campi elettro-magnetici, onde e.m. svincolate così dalle sorgenti che sempre sino ad allora si erano osservate in presenza di campi di forze, un' immatericità che le sue equazioni non hanno mai affermato essere tale! E oggi si arriva a negare il principio di realtà! Ma ci rendiamo conto a che livelli eravamo scesi ...

E così il fotone non è un punto, scoprimo con il MODEC, ma al più, volendo ancora identificarlo con un solo punto, questo sarebbe il punto immateriale del centro di massa del sistema dipolare rototraslante, nel complesso quindi sempre neutro, con cui oggi abbiamo scoperto si identifica il fotone reale.

Il fotone e la quantizzazione dunque ad esso legata viene ricondotta così, in una grande nuova unificazione a lungo attesa, alla quantizzazione della carica elettrica, senza più necessità di ulteriori sin ad oggi poco compresibili, neo-principi ridondanti di quantizzazione dell’energia e altre grandezze, come il momento angolare, quantizzazioni invece ora riconducibili, sulla base delle leggi fisiche e proprietà dell’universo già note, alla sola e già scoperta, prima del fotone, quantizzazione della carica elettrica.

E il fotone, scopriamo ora, ha intorno a sé, nell’ angolo solido di 4π sr (steradianti), in tutto lo spazio 3D dunque, il campo elettrico, e anche magnetico se si muove, di intensità maggiori in sua vicinanza, per cui due fotoni, come del resto due cariche, sanno sempre l’una della presenza dell’altra, e dalla variazione di intensità dei campi, con la reciproca distanza e moti, “sanno” riconoscere caratteristiche dell’altra carica senza bisogno che avvenga un contatto; vien quasi da pensare, senza entrare nel merito, al concetto delle monadi del pensiero filosofico di Leibniz, che il filosofo immaginava dotate di sensibilità. 
          
L’unificazione è e deve essere sempre sintesi. Così se sulla osservazione della luce, un osservatore credibile e attento studioso della natura la descriveva come corpuscolo, ed un altro, dalle medesima caratteristiche di affidabilità, come onda, la verità sarà la sintesi delle due visioni. Del resto se ad un osservatore, per varie circostanze inclusa la sua sensibilità, un ente o fenomeno è apparso in un certo modo, non potrà la sua osservazione esser stata fallace in tutto. Così oggi vediamo che avevano in parte ragione entrambi gli osservatori della luce, ma essa conservava celato ancora il segreto della sua doppia natura, che non era in inconciliante auto-contraddizione, come appariva in un primo tentativo di sintesi nel concetto della Fisica Quantistica del cosiddetto “dualismo onda-corpuscolo”, ma invece ben intellegibile: il corpuscolo era la sorgente irrinunciabile dell’onda, del suo campo elettromagnetico. Era tutto così semplice e scontato eppure ci è voluto tanto per comprenderlo, o meglio per accorgersene,150 anni! 150 anni di sterminata propagazione di quell' errore con danni immensi ed evidenti sul pensiero fiscio corrente incoerente, prima di accorgersene! Ora sappiamo da dove e come ripartire, in una nuova visione della realtà fisica mutata nel verso della Verità, e pertanto molto più intellegibile e non contraddittoria come sino ad oggi e in mille aspetti sconcertante!

E non è un caso che la carica elettrica, a cui alla fine il fotone si riconduce, ci ricordi ora, nella nuova veste teorica che assume la carica, e che difatto ritorna ad essere sorgente di campo elettrico ad azione a distanza, esattamente come già immaginata, la carica ed il suo campo di forze centrali, all’atto della scoperta della Legge di Coulomb,  il concetto di "monade" sviluppato del famoso matematico scienziato e filosofo Gottfried Wilhelm von Leibniz (1646-1716), per il quale essa rappresentava già una sintesi filosofica.
La parola monade deriva dal greco μονάς monas (a sua volta derivante da μόνος monas che significa “monas-” “uno”, “singolo”, “unico”). Con il significato di “ultima unità indivisibile”, comparve già nella filosofia greca, nella dottrina di Pitagora, (quindi nei filosofi greci successivi, come in Platone ed in Aristotele), filosofo che insegnò e fece grandi proseliti nel sud Italia, dove si ricorreva a questo termine per indicare il principio, l’origine, ("arché" è il termine corrispondente spesso usato dai filosofi greci antichi pre-socratici), da cui derivavano tutti i numeri, la molteplicità di entità monodimensionali e tridimensionali e gli elementi fisici, costituenti il mondo. Il termine monade venne usato sia nella filosofia classica che in quella medioevale come sinonimo di atomo, ed era impiegato da filosofi, quali il grande Giordano Bruno (nato Filippo Bruno; 1548-1600), filosofo del sud Italia, nato a Nola nei pressi di Napoli, sostenitore della teoria della pluralità dei mondi nell’Universo, ospitanti anche vita e esseri viventi differenti dai terrestri e anche intelligenti, una teoria derivata dalla filosofia greca antica, (Giordano Bruno, grande studioso amante del sapere, filosofo appunto, affermò essere vero, ciò che oggi la sonda spaziale Kepler sta rivelando sempre più reale: il cosmo è pieno di sistemi planetari quali il sistema solare, con un immenso numero di stelle, quale una stella è il nostro Sole, e di pianeti orbitanti loro attorno. Nella sua opera intitolata "De l'infinito, universo e mondi", egli esortava i filosofi moderni a pensare con la propria testa per superare gli errori teorici culturalmente tramandati e ad avviarsi «con più sicuri passi alla cognizione della natura»). Giordano Bruno parlava dei "minimi" o "monades", le sostanze piccolissime, gli elementi, che costituiscono la realtà, come i semi di tutte le cose materiali, come erano gli atomi degli atomisti greci. (Uno dei poemi latini di Bruno si intitolava appunto "De monade, numero et figura").
Il termine atomo deriva anch’esso dal greco ἄτομος - àtomos -, indivisibile, unione di ἄ - a - [alfa privativo] + τέμνειν - témnein - [tagliare]) e aveva nei fatti il medesimo significato di “non ulteriormente divisibile”; atomi, gli enti costituenti ultimi delle realtà materiali già presso diversi filosofi greci antichi, chiamati per questa loro visione della realtà, “atomisti”.
La nostra visione della fisica contemporanea è giustamente tale, “atomista”, va alla ricerca delle entità indivisibili, e sebbene con errore si chiamarono atomi le strutture basilari degli elementi chimici della tavola periodica, pur non essendo nei fatti enti indivisibili come si scoprì in seguito, oggi tutta la fisica delle particelle va alla ricerca di questi veri indivisibili basilari.
Fino alla scoperta del Modec, il fotone si riteneva una particella indivisibile, abbiamo scoperto che così non è, ma nella sua scoperta struttura dicotomica formata da due cariche opposte, quanti di carica, immaginati puntiformi, in punti materiali dotati di energia e quindi massa relativistica, torniamo a riconsiderare questa, la carica elettrica, e a ridare a essa un buon primato, al momento almeno, di indivisibilità.
Sarebbe lei, la carica, un “atomo” ultimo, l’indivisibile cui siamo giunti oggi, in questo processo di riduzione ai minimi termini basilari costituenti della realtà; ma dalla visione che ne emerge, la sua natura fornita di campo, più che con un inerte “atomo” indivisibile di alcune visioni filosofiche, essa ci appare più prossima alla monade nella concezione del filosofo Leibniz. Leibniz sosteneva che tutte le sostanze sono composte di particelle minute in parte materiali ed in parte immateriali, che chiama ”monadi”, semplici sostanze puntiformi, se per sostanza intendiamo un centro di forza. Sono indipendenti, indivisibili, individuali, eterne, non possono avere inizio o fine se non tramite creazione o annichilazione. In ogni monade vi è il potere di rappresentazione, attraverso il quale essa riflette ogni altra monade in maniera tale che un occhio possa, guardando in una monade, osservarvi l'universo intero lì rispecchiato. Ogni monade nella visione di Leibniz rispecchia in sé l'interno universo, cosa questa per cui alcuni pensatori vi hanno visto un parallelismo con i frattali che sono enti matematici dotati della proprietà della autosimilarità, o autosomiglianza detta, che indica che ogni parte dell' oggetto è simile al tutto, ed anche con gli ologrammi, per i quali ogni loro parte può riprodurre l' insieme, ogni parte contiene l'intera informazione. Una concezione che ci può anche richiamare certe teorie filosofiche che affermano l'esistenza di una simile relazione speculare tra microcosmo e macrocosmo. Le monadi nella visione di Leibniz manifestano attività di attrazione come di repulsione. Questa la visione Leibniziana della monade, che qui estrapoliamo poiché ci appare tanto prossima alla visione della carica elettrica che riemerge dal Modec. Dai tempi di Leibniz il termine monade venne usato dai vari filosofi per designare centri di forza indivisibili. Per Leibniz queste unità non hanno attività interna e possiedono il potere di rappresentazione o percezione.
Sembra di distinguervi in questa estrapolata descrizione della monade di Leibniz, proprio le cariche nella nuova visione di campo che ci restituisce il Modec, e che torna ad essere quella  più classica di Coulomb.
La percezione della monade, in un parallelismo con l’interazione della carica con il campo elettrico di altre cariche e di altri fotoni (formati da cariche); così le cariche, libere o in fotoni, risentono della presenza di tutte le altre cariche dell’universo, che da questo punto di vista è come se si riflettesse, si potesse rispecchiare nella singola monade. Come la monade ha una parte materiale ed una immateriale, così la carica ha nel suo punto materiale, centro di forza, dotato di massa e carica, la sua parte materiale appunto, mentre nel suo campo elettrico e magnetico e gravitazionale attorno la parte immateriale.
Maxwell immaginò i campi nelle sue onde e.m. senza sorgenti, ed è per questo che ho stigmatizzato questa visione, come “spiritistica”, poiché lasciava l’immaterialità dei campi di forze, ma toglieva ad essi le sorgenti materiali.
La carica elettrica, identificabile, con i dovuti distinguo, con la monade di Leibniz, permette una sintesi storica, fisica e fiosofica al contempo tra, da un lato, la visione dell’atomismo materialistico, ma anche di una visione meccanicista, ritrovabile nella carica come centro di forza, e dall’altro, la visione spiritualistica immaterialistica, ritrovabile nel concetto del campo elettrico, magnetico e gravitazionale ad essa come punto materiale associabili, in quanto loro sorgente.
Non è comunque correttissimo il concetto di sorgente, poiché il centro di forza, cioè quella che identifichiamo come la carica puntiforme, e suoi campi che si estendono in tutto l’universo attorno son realtà rigidamente connesse ed inseparabili, aspetti di uno stesso ente, come se ogni carica, come ogni monade, fosse un universo centrato a sé coesistente ed interagente nello spazio con tutte le altre monadi, in un Universo onnicomprensivo.

La Fisica deve portare innanzitutto ad una comprensione della Natura, nelle sue logiche, leggi, elementi, meccanismi, relazioni. Quindi come punto secondo ci deve permettere di fare corrette descrizioni e previsioni.
Il fatto quindi solo di saper fare previsioni con una formula strampalata a mille parametri impostati ad hoc, non vuol dire avere conoscenza. E’ tale tipo di descrizione una fase possibile nel percorso conoscitivo, ma essa è e rimane nulla più, possiamo dire, che, genericamente parlando, “interpolazione” di dati sperimentali!

Manifesto quindi un piacere e bisogno di fare conoscere la scoperta del mio modello, e della superficialità interpretativa di Maxwell, superficialità, (errore di Maxwell che è un fatto incontrovertibile, una sottigliezza che più volte e in più modi ho formulato, e che una volta colta apre un mondo nuovo), a più persone per veder i loro quesiti, dubbi e contributi sempre importanti. Perché da soli non si va da nessuna parte! Purtroppo negli ultimi tempi anche in equipè, a livello fisico, ma è chiaro dato l'errore immenso che ci si portava dietro da 150 anni! Penso solo agli anni perduti ad inseguire “stringhe”!
Il problema che ho posto non è un giochetto di enigmistica, o un problemino di fisica da divertirsi a risolvere. Si tratta di una questione che sta alla base di tutto il castello della fisica moderna. E poiché la matematica non è un' opinione, la questione che ho sollevato sulla sommatoria di carica (densità) nelle eq. di Maxwell, non è cosa da poco!

Sul discorso delle Equazioni di Maxwell importanti sono anche le considerazioni che abbiam fatto  sul loro livello approssimativo nel passaggio che in esse si compie dal discreto al continuo.

La struttura che qui tutti ora possono bene intelligere del Modello Doppio Elicoidale scoperto, ha non solo moltissime, ma troppe coerenze con il fotone da un lato, che descrive in tutto, permettendo di ottenerne e spiegarne le sue proprietà mostrandone le connessioni e a partire da leggi della fisica elementari, e dall’altro con i dipoli rototraslanti intuibili dalle eq. delle onde di Maxwell sulla base delle analisi critiche che ne ho sviluppato in più scritti, facendoci comprendere come si trata dello stesso ente fisico: il fotone avente struttura dipolare rototraslante!
Inoltre, il Modec ci fornisce così, per la prima volta, una chiave per descrivere esattamente l’onda e.m. ad esso legata e da esso scopriamo finalmente generata, senza più dualismi incomprensibili onda-particelle, da visione dogmatica che par quasi teologica e medioevale, eppure fondante nella Meccanica Quantistica dei nostri giorni!
Un naturalista che si trova davanti una struttura fisico-matematica come quella del Modec, cerca certo di distruggerla, come ho fatto sempre io stesso, ed è giustissimo, ma proprio nel corso della critica negativa, abbiam visto come il modello ha retto prima sulla questione della sua stabilità dinamica, e poi persino su quello della sua stabilità elettromagnetica, e nel frattempo mostrandoci tutte le sue immense proprietà descrittive e predittive sul fotone.

Non solo, il Modec apre le porte ad una unificazione che riconduce la quantizzazione dell’energia a quella della carica, e senza forzature ma con massima naturalezza, e questo è infinitamente più logico, di tanti castelli di postulati odierni in fisica, di cui non si avrebbe più bisogno, riconducendo tutto a principi primi più basilari senza nulla perdere.

Il Modec pone un problema immenso alla visione della fisica odierna ne mina le basi, ne abbatte le fondamenta, poiché il modec, anche solo teoricamente esiste, sta lì, ed ha grande dignità perché non si serve di postulati e visioni scorrette che hanno la superficialità e l’approssimazione descrittiva continua maxwelliana!
Maxwell ha reso continuo ciò che era discontinuo, la carica, poi ci si è ritrovati di fronte il fotone, e non si è capito, che evitare tale continuità, o per lo meno non erigerla a verità, da approssimazione matematica che era, avrebbe permesso di prevederlo, il fotone, già nell’elettromagnetismo classico, per arrivare poi ad una sua migliore descrizione grazie alle aggiunte successive fornite dalla conferma e misurazione della quantizzazione della carica e dell’equivalenza massa-energia!

Qui dunque non vi è una gara a chi conosce meglio la matematica, come in certi scontri rinascimentali, né il premio sarà essere ritenuti più bravi in questo da un auditorio curioso, curioso perché è la natura con le sue leggi, enti, relazioni ancora nascoste, Verità celate da disvelare, che ci incuriosisce tutti: il premio si chiama corretta e chiara descrizione della Natura della Luce, e quindi della Realtà che ci circonda, in cui viviamo e di cui siam fatti!
E la visione della fisica moderna, lo sappiamo tutti, non descrive più la nostra realtà ma un mondo fatto di fantasie e fiabe fluttuanti, e questo qui lo stiamo ormai capendo tutti, a causa di un errore di 150 anni fa, oggi compreso finalmente, e che fino ad oggi non era mai stato visto, e che pertanto per i non sensi che da esso derivano, logici e fisico-sperimentali, ha costretto a mille postulati autocontraddittori nella costruzione di un traballante castello! La tecnica che procede per prove ed errori, con approssimazioni stese sulla comprensione profonda della realtà che è missione non della tecnica, ma della fisica, ci ha illuso in merito a quella che taluni hanno creduto perfezione logica del castello teoretico della fisica moderna, nella quale sia arriva a sentir dire a livello accademico persino, che "la Natura si distrae in intervalli di tempo delta t, e ci presta dell' energia dal nulla, violando il suo principio di conservazione dell’ energia, per aver in quel frangente di tempo un fotone virtuale", che faccia ciò che abbiamo bisogno che faccia per mantenere in piedi il castello di illogicità! Frasi bestemmia!
Una Fisica Quantistica in cui il principio di Indeterminazione di Heisenberg, in realtà emerge proprio, osservadone le grandezze e come esse in esso compaiono, per porre il fotone, con la sua struttura, relazioni interne e proprietà, sotto un pacchetto di indeterminazione, di non conoscenza, ma è la non conoscenza del fotone, della sua struttura che non si era mai cercata perché non si era visto il solito fondante errore di Maxwell. E così pur dovendone prendere atto perché emerso dalla teoria della Meccanica Quantistica, grazie alla saggezza ed infallibilità della matematica con la sua teoria ondulatoria, nessuno si è accorto che il principio di Indeteminazione era una risposta della teoria alla lacuna introdotta in essa con la non conoscenza della struttura del fotone. Un’indeterminazione della teoria, nel senso di non piena conoscenza della realtà trattata in essa, di variabili in essa nascoste, ma invece di limitarsi a comprendere il suo valore nell’ambito della teoria della misura, tale indeterminazione è stata elevata a principio di Natura in una folle interpretazione di tale principio oggi posto a fondamento addirittura della visione teoretica della fisica contemporanea!

E' corretto il significato misuristico del principio di indeterminazione: "poiché mi avvalgo di fotoni per vedere la realtà, la risoluzione dell' osservazione avrà come limite inferiore sotto cui non posso scendere la lunghezza d'onda del fotone. Per cui per maggiori risoluzioni mi devo avvalere di fotoni di lunghezze d'onda sempre più piccoli". Un limite che già mostrà lo stretto legame, sopra evidenziato e dedotto, del principio di Heisenberg con il fotone; fotone che è alla base di tutto il costrutto della Fisica Quantistica. Un limite tanto più ovvio quando poi non si conosceva ancora la struttura del fotone. Inoltre un limite che evidenzia per il fotone già la comprensione di evidenze sperimentali di una sua sezione d'urto delle dimensioni proprio della sua stessa lunghezza d'onda; è questo un aspetto della struttura del fotone affermato tra le righe ed utilizzato prima del Modec, ma sempre implicitamente, poiché nulla nella teoria fisica precedente permetteva di spiegare una simile sua sezione finita e non nulla trasversale alla sua direzione di propagazione; tanto più nell'affermazione teoretica, che era ortodossa fino ad oggi, della puntiformità del fotone.

Ma l'elevazione del principio di Heisenberg a principio di indeterminazione intrinseco della Natura rappresenta un salto assolutamente infondato ed ingiustificabile. Lo stesso che ha contribuito, insieme alla affermata puntiformità del fotone, (contro tante evidenze sperimentali-vedi dimensioni delle fenditure nei fenomeni di diffrazione - puntiformità discesa dall'assorbito tramandato e non visto errore di Maxwell), a non interrogarsi sulla struttura del fotone scaraventato nell' inconoscibile, o addiritura nella creduta inesistenza di una sua struttura, "è così e basta!", contro ogni evidenza di economicità e connessione che sempre la natura tende a mostrare, a rivelare, se ben indagata, come nel modello doppio elicoidale del fotone ben ci ha mostrato. Tale degenerazione teoretica del principio di Heisenberg ha relegato la conoscenza del mondo fisico a nulla più che ombre della realtà proiettate sulla parete di una grotta dall' ingresso, secondo il famoso mito della caverna di Platone.

(E' significativo qui fare notare come persino la raffigurazione simbolica odierna del fotone con un pezzo di sinusoide, simbolo derivato dall'andamento del campo elettrico in un onda e.m. piana monocromatica polarizzata in un piano, in realtà sia, la sinusoide, una proiezione, come scopriamo con il Modec, della traiettoria di una qualsiasi delle due semi-particelle del fotone su un piano contenente l'asse della doppia elica delle loro traiettorie. Sinusoide come proiezione anche nel piano passante per l'asse di propagazione, dell'andamento elicoidale del campo elettrico di un' onda e.m. polarizzata circolarmente, che meglio dell'onda polarizzata in un solo piano si addice alla predizione del fotone mediante le equazioni delle onde di Maxwell).

In tale degenerazione il principio di Heisenberg ha un valore antropologico elevato, come una sorta di tabù eretto a protezione di un sistema di pensiero che da fisico, scientifico, diventa invece religioso, ed in tal modo autoproteggendosi, nonostante le sue incoerenze interne, tramite l' affermazione anche di dogmi, (quali questo stesso principio nella sua degenerazione, o il dualismo onda-particella a coprire la non conoscenza della struttura del fotone e del suo vero fortissimo legame con il campo e.m., disvelato dal Modec), da eventuali attacchi scientifici al suo castello traballante. Un pensiero così rafforzato, e non a caso retto per circa cento anni ormai, senza scossoni da un lato, e comportando infatti una sorta di medioevo scientifico nel XX secolo, che non ha visto grandi veri progressi scientifici, e non è un caso, all' indomani dell'affermazione di tale dogma falso-scientifico! Mi chiedo paradossalmente e retoricamente, se questo principio fosse stato affermato nell'antica Grecia, di fronte alla inosservabilità nella realtà delle idee geometriche perfette con la loro assoluta ideale perfezione, (proprie di un mondo ipeuranio platonico), la stessa geometria greca, grande vera e solida vetta del pensiero umano, da Pitagora o anche prima, in poi, non si sarebbe mai sviluppata, lasciando tutto in una sorta di scettica inconoscibilità d'ogni cosa!? 

In definitiva possiamo dire che il principio di indeterminazione di Heisenberg rappresenta nella Meccanica Quantistica la comparsa come "fantasma", presenza quasi impalpabile eppur dalle grandi conseguenze, della ignorata struttura del fotone, ignorata a causa dell'errore di Maxwell! E ciò che si è ignorato della natura non poteva che tornare come indeterminazione della teoria, indeterminazione poi follemente attribuita alla natura sempre a causa dello stesso errore non visto.

Pertanto se fossero stati compresi prima questi aspetti sarebbe stato più giusto definire il cosiddetto "principio di Heisenberg"

come, semmai si volesse mantenere proprio il termine di principio,  "principio di ignoranza",  nel senso di umana tecnica non conoscenza, e non di teorica non conoscibilità,

e non come "principio di indeterminazione", tenendo conto del rischio, poi infatti concretizzatosi di immaginare l' indeterminazione come un fatto intrinseco di natura, e non invece semplicemente un problema di ignoranza da non conoscenza, non conoscibilità eventualmente tecnica delle caratteristiche di posizione e tempo delle componenti granulari del fotone. Una non conoscenza di questi aspetti del fotone forse persino tecnicamente superabile, ma all' epoca implicata anche proprio dalla totale non conoscenza dell' esistenza di una struttura granulare compositiva ben precisa e ben descrivibile teoricamente, come il Modec ci ha insegnato, dello stesso fotone.

Tornando agli aspetti di validità in ambito misuristico del principio di Heisenberg, aggiungiamo che la risoluzione cui si potrebbe giungere nell' osservazione per mezzo di fotoni ha un limite teorico, che già oggi si intuisce essere la Lunghezza di Planck, ma senza poterne dare una spiegazione scientifica rigorosa. Tramite il Modec invece possiamo affermare con certezza che tale limite è legato alla scoperta lunghezza d'onda di limite inferiore del sistema fotone, pari proprio alla Lunghezza di Planck moltiplicata per pi-greco moltiplicato per la radice quadrata di due, (vedi per approfondimento in merito il capitolo: "Svelati i Misteri delle Unità naturali di Planck grazie al Modello Doppio Elicoidale del Fotone").

L’ errore piccolo di Maxwell che ha generato mostri teoretici fantastici ed enormi crescendo a dismisura in 150 anni!

La natura discontinua nella carica, Maxwell che spalma la carica nel continuo e ottiene la descrizione di onde e.m. credendole svincolate dalla carica, da lì l’idea dei campi anche svincolati da sorgenti.

Inoltre poiché le equazioni delle onde e.m. gli mostrano una velocità finita, che è quella dei fotoni ma lui ancora non lo sa e non lo comprede a causa del suo errore, si arriva a credere che tale velocità sia quella di propagazione dell' interazione elettrica e magnetica stessa che diventa così da interazione a distanza, quindi non-locale, come originariamente in Coulomb, interazione locale a velocità finita dopo Maxwell. Maxwell era partito dalla legge di Coulomb, nei fatti, una legge ad azione a distanza, come potevano le sue equazioni mostrare una contraddizione con i fondamenti utilizzati smentendo le ipotesi implicite di base!?

Se si fosse capito che la velocità fornita dalle sue equazioni, c, è quella di traslazione dei dipoli rototraslanti non visti di Maxwell, ma ammissibli nelle sue equazioni, dipoli di cariche in movimento sorgenti dei campi elettrici e magnetici dell'onda e.m. che restavano campi ad azione a distanza, come giusto dato che tali erano nelle premesse di queste eq., tutti questi non sensi concettuali nell'interpretazione dei risultati matematici delle sue equazioni sarebbero venuti meno!

Poi si scopre il fotone la natura mostra nel campo e.m. ritenuto erroneamente continuo (nel senso di privo di cariche sorgenti) delle onde e.m., di nuovo qualcosa di discreto, ma non si riconosce che è nulla più che la carica, nella forma del dipolo, (carica sorgente di ogni campo elettrico e magnetico che è sempre campo di forze a distanza non-locali), e si sviluppano i dogmi del dualismo onda-particella, e la visione dei campi continui mediati da fotoni e quindi campi locali, non ad azione non più immediata a distanza, ma ad azione tra due punti distanti mediata da fotoni a velocità finita c, neutri e puntiformi, (non capendo che la neutralità è l’effetto somma della carica totale del dipolo discontinuo di due punti materiali di cui i fotoni son formati), fino alla visione di campi che eccitati collassano in particelle!
Mostruosità e farraginosità, per una modellizzazione tanto distorta ed estesa dall’ambito e.m. nella descrizione di innumerevoli fenomeni, nella valutazione di ogni interazione della Natura .. mio Dio! Che disastro che ha portato il  Modec in questo castello di nullità ed errori teoretici  contemporanei! Era una fisica teorica nei fatti ormai disgustosa, spocchiosa, sfociata nella sofistica, dove di un fenomeno si affemava tutto ed il contrario di tutto, e si poteva fare con certa coerenza interna, data la fallacità delle basi, oggi demolite dal Modec!

Il mio è un ritorno alle radici, per ripartire dopo aver ritrovato l’ errore!
Da lì cambia la visione della realtà, e questa che ci mostra il Modec pare una realtà rispondente ai principi di economicità della Natura (la quantizzazione dell’energia ricondotta a quella della carica grazie a leggi basilari), e decisamente più coerente e di nuovo deterministica come deve essere!
La domanda del giusto scettico deve essere: “ma come è possibile che esista una tale struttura, anche solo teorica, come quella del Modello Doppio Elicoidale del Fotone!?”

Nei confronti di quanto qui sviluppato, delle connessioni scovate e mostrate, si potrebbe obiettare, in maniera superficiale, in un percorso critico volto alla falsificazione della teoria, che si tratta soltanto di un caso di apofenia. L' apofenia è definibile come il riconoscimento di schemi o connessioni in dati casuali o senza alcun senso tra loro. In realtà, ben comprendendo le prospettive aperte dal Modec e dalla collegata scoperta dell' "errore di Maxwell", ben si intuisce come non si tratti di apofenia, ma del ritrovamento di un filo conduttore nascosto nella fisica, e in essa celato e reso invisibile sotto e dagli errori accumulatisi negli sviluppi teorici moderni. In più, si tratta di un filo conduttore che non soltanto ha il merito di rendere tutto più intelligibile comprensibile e razionalizzabile lungo la strada inaugurata di una nuova importante, ad oggi inimmaginabile, unificazione, ma che in più procede nel far nuova luce sullo studio e conoscenza della Physis in perfetto accordo con il criterio del Rasoio di Occam, mostrando come la Natura sia più semplice di quanto si era creduto a causa di umani errori teorici.

Il Modec fa vedere un rischio serio, di cui ogni persona intelligente si sta rendendo conto, che è quello di condannare a morte la visione della fisica contemporanea! Tutta!
Io, e ora anche gli altri, perché la logica è appannaggio di tutti, ce ne siamo accorti.

E in tal caso ad ucciderla sarebbe stata lei, la Matematica, e addirittura quella più basilare che si apprende nel primo anno di scuola elementare! Vedi il discorso somma algebrica e somma aritmetica delle cariche nella sommatoria (densità) di carica nelle eq. di Maxwell!

Trovato un errore che risale a 150 anni fa e di cui non si è tenuto conto, qualsiasi strumento che si volesse utilizzare per giudicare il modello doppio elicoidale del fotone, e che sia stato sviluppato inglobando una visione della realtà generata da quell’errore e su quell’errore, non lo si può più utilizzare, non sarebbe più corretto, a elementare rigor di logica, se prima non risole quell’errore e vi si riadatti la visione delle cose e i conseguenti strumenti fisico-matematici collegati, un errore che sta anche nella stessa espressione continua delle eq. di Maxwell valide ma “cum grano salis”, quella granulosità della carica che in esse si è perduta matematicamente per le approssimazioni continue di Maxwell!

La QED, la cosiddetta Elettrodinamica Quantistica, sviluppata in seno alla Meccanica Quantistica del XX secolo, non ha potuto raggiungere il suo dichiarato scopo di unificare elettromagnetismo e fisica quantistica, contrariamente a quanto invece sin ad oggi si era fideisticamente creduto, proprio perché costruita anch' essa sull' errore di Maxwell, contribuendo anzi proprio a propagarlo enormemente e ad ingigantirlo spasmodicamente, e poiché non è assolutamente giunta neppure ad intravvedere il modello Doppio Elicoidale del Fotone, (nonostante le sue tante speculazioni sul fotone), che è il vero primo irrinunciabile punto di partenza per scoprire, mostrare e indicare la strada della unificazione tra Fisica Quantistica ed Elettromagntismo Classico. 

Mi si permetta un piccolo sfogo, prima di riprendere il processo di discussione e e verifica della teoria doppio elicoidale del fotone.

Io potrei sembrare indiscreto se mi mettessi a criticare, quanto già solo qui si può leggere, "Elettrodinamica quantistica: verifiche sperimentali", inoltre ovviamente voracemente ho approfondito vari testi sulla QED la teoria dell’Elettrodinamica Quantistica, dopo aver elaborato il mio modello, volevo vedere cosa aveva compreso gli sviluppatori di quella teoria della natura del fotone. Intelletti geniali, non v'è dubbio, grandi e affascinanti comunicatori, … ma una mente amante della bellezza della Natura, quale quella di un Naturalista (sinonimo derivato dal latino “natura”, equivalente del termine "fisico" derivato dal greco), non vi coglie molto di appassionante in quella teoria, la QED!
Con calma rileggete questo articolo, ma con l'atteggiamento di una persona che non sa nulla degli incensamenti della QED; leggo ad esempio che con gli infiniti si gioca a piacimento, quasi, per fare comparire arbitrariamente i parametri finiti precisi che si vuole, quando si vuole e come si vuole ... non lo so, forse è efficace, forse corretto, ma non ci trovo nulla di affascinante! E non son questi i soli aggistamenti di comodo immagino, continuamente si inseriscono correzioni per adattar il tutto ai dati sperimentali, certo giusto. Del resto più che una nuova teoria della Natura a me sembra un metodo matematico anche per certi versi un po' fantasioso (vedi la "normalizzazione") per risolvere l' Equazione di Schroedinger in certi contesti, inserendoci tutto ciò che può essere utile per meglio descrivere una realtà microscopica a innumerevoli parametri, che emergono dalla sua osservazione empirica, e che ovviamente son da includere nella teoria!

Non mi meravigliano pertanto le tanto famose frasi dei teorici e collaboratori della QED, che invitano a fare calcoli senza chiedersi un altro po' cosa si sta facendo! E si perdono le loro innumerevoli frasi aforisma dove compare l'interrogativo di persone che non hanno neppure capito perché i pastrocchi trovati funzionano ... forse perché dopo mille aggiustamenti a colpi di martello anche un bravo carrozziere può riuscire a trasformare la carrozzeria di una cinquecento in quella di una ferrari in miniatura, forse ... e ancora sono attoniti di fronte ai segreti della natura, che sanno che la loro teoria non disvela certo definitivamente aggiungendo molto di più davvero a quanto fatto dalle altre teorie di base utilizzate, e lasciano intendere che si son comunque arresi, o che considerano ormai inarrivabile per l'uomo, a loro dire, il traguardo di comprendere cosa davvero le formule fisico-matematiche ci insegnano sulla Natura. Mi sembra la dittatura delle formule sulla loro stessa comprensione, e andrebbe forse, solo forse, anche bene, ma non se le formule sono adattate in questa maniera alla descrizione della realtà! Lo dice anche l'articolo: "La formulazione attuale della teoria dell'elettrodinamica quantistica non è definitiva, poiché le divergenze a cui dà luogo si eliminano ricorrendo a un procedimento ad hoc nella teoria della rinormalizzazione".

La Costante di Struttura Fine è espressa già per sua definizione tramite altre costanti universali, è stata introdotta da Arnold Sommerfeld nel 1916, dunque in teoria ben calcolabile senza misurarla direttamente. Evidentemente nella teoria QED si prevedono suoi usi svincolati dall'uso immediato di queste costanti con i loro valori noti, e da qui è possibile misurarla direttamente, ma misurarla e ottenere il suo valore già noto con precisone ... non è tutta questa grande meraviglia!
Più interessanti sono le misurazioni in cui essa in certe condizioni muta, e ne discuteremo altrove in merito alla polarizzazione del vuoto che affronterò in altri miei scritti in relazione al Modello Doppio Elicoidale.
Comunque sempre dall'articolo riporto: "si ritiene che il processo che è alla base della QED costituisca una questione non ancora risolta: la rinormalizzazione appare come una teoria troppo complicata per descrivere un fenomeno fisico fondamentale quale l'interazione tra la carica elettrica e il campo elettromagnetico, e d'altra parte sarebbe opportuno avere una formulazione teorica da cui fossero escluse le divergenze. La possibilità di raggiungere energie sempre più elevate aiuterà, forse, a comprendere sempre meglio l'interazione tra la carica elettrica e il campo elettromagnetico."

Ma in merito a questi auspici cognitivi, che coinvolgono una migliore comprensione del definito "campo elettromagnetico" sono a dir poco interessanti le tante questioni di approfondimento, che qui sto raccogliendo, su ciò che ci svela sulla Natura il semplice Modello Doppio Elicoidale del Fotone!

Non è mio scopo scrivere interamente i futuri libri di fisica, ma certamente aver mostrato che vanno rischitti e su quali basi, nuovi fondamenti più realistici e su quali strutture, il resto sarà matematica e rivisitazione critica del materiale teorico prodotto in fisica in questi 150 anni per capire cosa salvare, cosa riadattare e cosa far cadere invece nella solo scienza antropologica del pensiero scientifico, salvandone alcuni forse risultati matematici sviluppati su stimolo venuto dalla teoretica fisica.

Dopo il Modec tanti strumenti matematici sviluppati per e nella fisica moderna spero e credo possano in qualche modo essere recuperati, ma finalmente comprendendo la loro natura di strumenti matematici, evitando così finalmente l'errore ad oggi compiuto di confonderli, in mancanza di una comprensione profonda della natura sottostante descritta, con la stessa Natura come avvenuto!

“Errare humanum est” dice una saggia massima latina, ed errori possono annidarsi in tutti e nei pensieri teorici anche dei riconosciuti più grandi scienziati che ci hanno preceduto o nostri contemporanei, e questi errori non inficiano la loro grandezza indiscussa, mentre crea danni la tendenza umana a rivestire i grandi fisici di un’aurea di infallibilità, praticamente a divinizzarli nei fatti, (un atteggiamente questo inconscio e sociale dalle radici antrologiche molto arcaiche), che comporta poi una loro “intoccabilità”, che negando anche la possibilità di esistenza di errori, blocca o frena l'analisi critica delle loro teorie, impedendo di scovare eventuali errori teorici in vita da essi compiuti, con gravi conseguenze per l’avanzamento scientifico, come è stato per il caso dell’ errore di Maxwell!

La scoperta dell’errore di Maxwell crea un parallelismo forte con quanto avvenuto con Copernico che intuì che era la terra a girare intorno al Sole, quando tutti ormai da secoli attorno a lui credevano con certezza indiscussa fosse il contrario, per la forza di geocentriche apparenze! La verità eras il contrario, l’ eliocentrismo! Oggi come allora siamo di fronte ad errori radicatisi nel pensiero teoretico fisico. E la nuova idea che insinua il dubbio ormai incancellabile nelle menti trova dall’altro lato grandi inerzie mentali e ostilità ad essere accolta da chi ha paura di perdere le sue certezze di pensiero di una vita; da questo punto di vista anche ci torna alla memoria la storia di quel geniale discepolo di Pitagora, il matematico e filosofo Ippaso di Metaponto, in Magna Grecia, che scoprì che quanto nella setta dei Pitagorici si riteneva certezza, ovvero che tutti i numeri fossero numeri razionali, era falso, scoprendo dei numeri irrazionali; ma forse la sua più grave colpa fu l’aver divulgato questi misteri della natura scoperti, anche al di fuori della cerchia esoterica della setta pitagorica!

Una pratica della fisica teorica che procede senza guardare criticamente ai fondamenti e ai suoi principi, pensando che la matematica basti, rischia di sfociare ciecamente nella mera tecnica che pure si serve della matematica. Matematica vuol dire ragionar bene, infallibilmente nella procedura, secondo logica, ma senza poterti dire nulla sulla bontà dei fondamenti, per quelli occorre chiedere umilmente alla Natura le risposte!

In tutto questo percorso abbiamo seguito il metodo socratico, abbiamo ridotto i problemi in problemi minori, senza lasciarci fuorviare dalla massa dei dati in tentativi di descrivere o unificare tutto insieme in una volta sola, come sin ora tentato nella fisica teorica con gli strumenti disponibili, e siamo persino giunti in questo processo di riduzione alle basilarità, agli arché della fisica, della natura, alla critica degli stessi strumenti sin ad oggi adoperati, alla loro origine indietro nel tempo rintracciando lì delle importanti falle, frutto di una superificiliatà valutativa, che non intacca di un punto la grandezza dei fisici del passato a cui sfuggi quel particolare, ma che ha intaccato tutta la corretta visione teorica della realtà!

Un ritorno all'impostazione metodologica razionale greca e quindi galileiana nella visione scientifica della Natura, contro le deviazioni irrazionaliste dilagate nella fisica teoretica negli ultimi 150, grazie allo spiraglio aperto da quel piccolo enorme errore oggi finalmente discoperto! 

Capire è facile, pure molto, ma quando capire vuol dire capire di non aver capito nulla su tutto ciò che si credeva di capire, le difficoltà di comprensione possono diventare psicologicamente immense!


Oreste Caroppo