ESCAPE='HTML'

SUGGESTIONI ANTROPOLOGICHE DEL MODELLO DOPPIO ELICOIDALE DEL FOTONE
(piccola divagazione culturale)

PREMESSA. Ci spostiamo ora nell'ambito delle forti suggestioni antropologiche che ovviamente scaturiscono, mi rendo conto, dal modello doppio elicoidale del fotone, (della luce quindi anche, che già di per sé è carica di significati antropologico-religiosi, oltre che fisico-chimico-biologici), e a cui ho dedicato questo capitolo di approfondimento culturale.

 

Con questa struttura della Luce, svelata dal Modello Doppio Elicoidale del Fotone, non vengono certo negate le sue antiche suggestioni di tipo filosofico e religioso, ma mentre in passato l'unica ambivalenza possibile, (anche in presenza del concetto fisico del fotone, come fino a prima della teoria del MODEC, qui in queste pagine presentata, esso era considerato), era quella tra luce e buio, bianco e nero, pieno e vuoto, ovvero tra presenza e assenza della luce, (più in generale diciamo di fotoni), adesso invece all'interno dello stesso fotone ritroviamo le due cariche (+) e (-); quindi all'interno dello stesso fotone, possiamo dire suggestivamente, ritroviamo i principi duali complementari filosofici di bene e male, di maschio e femmina, di positivo e negativo, (le coppie di eros e thanatos, di amore ed odio, simboleggiate dalla coppia di cariche elettriche opposte complementari di (+) e (-); come anche simboleggiabili: Eros e amore con le forze elettriche attrattive che si generano tra due cariche elettriche di segno tra loro opposto, e Thanatos e odio con le forze elettriche repulsive che si generano tra due cariche elettriche dello stesso segno), e il tutto senza dimenticare il dominio del vuoto, (al più ripieno di "etere"), presente fuori come dentro i grandi spazi vuoti dentro la disvelata struttura del fotone! Cariche elettriche (+) e (-) legate poi direttamente alla coppia di concetti di materia e antimateria che quindi ritroviamo ora anche e insieme nella struttura stessa costitutiva del fotone.

Sempre per restare nelle suggestioni filosofico-religiose, il MODEC del fotone, oltre al simbolo già antico della doppia elica e quindi della spirale, ci richiama alla mente il simbolo orientale detto "Taijitu" dei due principi Yin e Yang, (simbolo mostrato nella figura qui sopra in due versioni speculari affiancate), con i due punti nel cerchio, colorati di solito opposti in bianco e nero, con la sinusoide centrale; simbolo antichissimo di cui vi è traccia anche in segni artistici dell’Europa neolitica, anche con la forma circolare esterna evolvente in quella della doppia spirale (vedi immagine in fondo alla pagina); mi piace anche ricordare qui come una similitudine è stata evidenziata tra il simbolo orientale dell'Yin-Yang e l'iconografia simbolica del segno zodiacale dei Pesci nell'astrologia occidentale in cui due pesci son legati tra loro mediante una lenza che va dalla bocca di uno a quella dell'altro e son disposti in opposizione secondo una simmetria centrale come a rincorrersi in cerchio, mentre la lenza tra i due al centro forma una sorta di S.

La forza elettrica attrattiva tra le due cariche uguali in modulo ed opposte in segno, complementari, all'interno del fotone scoperte, richiama la simbologia della forza attrattiva dell'Amore, del principio di Eros.

Si deve poi sottolineare un aspetto di estrema eleganza della struttura doppio elicoidale del fotone, (descritto nel sistema di riferimento solidale all'etere entro cui avanza), implicato da ragioni fisico-matematiche, ovvero la caratteristica della doppia elica del fotone di avere un angolo di elica esattamente di 45° ! Si tratta dunque di un'elica geometricamente perfetta, da "geometria sacra" possiamo dire; eppure non si tratta di una struttura ipotizzata e con forza teorizzata così perfetta con artificiosità a monte ed imposta per il fotone, ma invece di una struttura che con massima chiarezza emerge spontaneamente proprio con queste sue caratteristiche di perfezione geometrica dalla stessa natura fisico-matematica di fondo per la corretta descrizione di tutti gli aspetti del fotone.

Impossibile allora non ricordare certe credenze mistiche sulla "spirale cosmica" come principio rivelatore di tutte le cose esistenti nell’Universo!

Se potessimo vedere le traiettorie descritte nello spazio dalle due semi-particelle di un fotone che si allontana da noi a partire dai nostri occhi, per i quali la proiezione dell'asse della doppia elica del fotone è un punto al loro centro, vedremmo dalla conseguente prospettiva il disegno in progress di una doppia spirale che si avviluppa sempre di più e sempre più infinitamente attorno al suo centro limite, (proiezione dell'asse della doppia elica), senza però mai raggiungerlo, con un andamento che possiamo definire di doppia spirale frattale. Doppia spirale con avviluppamento orario o antiorario a seconda dello spin del fotone. Al di là dei limiti osservativi, la pura descrizione prospettica geometrica ci consente di dedurne questa descrizione. La spirale come la doppia spirale è un simbolo molto affasciante che si ritrova ad esempio in numerose galassie, come su antiche raffigurazioni preistoriche; nel Salento ad esempio la doppia spirale convergente al centro si trova dipinta sulle pareti della Grotta dei Cervi di Porto Badisco (Otranto), risalente ad epoche neolitiche o protostoriche.

L' immagine prospettica bidimensionalizzata dell' Elica è la Spirale! ESCAPE='HTML'

Una artistica scala elicoidale della tradizione architettonica europea. Questa in foto in particolare, talvolta definita come la "Scala aurea", si trova nell'Abbazia di Melk, un'abbazia benedettina in Austria.

Come si può osservare da questa foto: l'immagine prospettica bidimensionalizzata dell' Elica è come sopra osservato la Spirale!

 

Doppia Spirale convergente al centro, antioraria ESCAPE='HTML'

La doppia spirale convergente al centro, qui con avviluppamento in senso antiorario

 

Doppia Spirale convergente al centro, oraria ESCAPE='HTML'

La doppia spirale convergente al centro, qui con avviluppamento in senso orario

 

La spirale compare frequentissimamente in natura dal microcosmo al macrocosmo, dal guscio di molluschi, alla coclea la chiocciola nell'orecchio dell'uomo, sino alle forme di alcune galassie, ecc. ecc.

La spirale che si allarga sempre più è stata assunta da alcuni artisti italiani contemporanei come simbolo del progresso umano. Si tratta di una scelta di cui lo stesso MODEC ci fa scoprire la grande valenza, perché la spirale rappresenta al contempo la continua crescita che caratterizza il progresso delle conoscenze e più in generale della cultura umana, ma anche la necessità talvolta di ritornare indietro, spiraleggiando appunto, per rivedere e correggere conoscenze teoriche che senza fondamento vero si erano assunte vere, ma la cui assunzione ha comunque avuto una valenza operativa temporale per andare avanti ugualmente! 

La spirale che si avvita su sé stessa e cresce anche nella terza dimensione è stata utilizzata divulgativamente nel nostro tempo per rappresentare su di essa schematicamente l'evoluzione della vita sulla Terra nel susseguirsi delle ere geologiche.

Nella storia culturale dell'uomo, dall'ingegneria all’ arte, il ricorso all'uso di forme spiraleggianti ed elicoidali è ricorrentissimo.

L'avvitamento elicoidale lo ritroviamo frequentemente nel mondo naturale, nella crescita di diverse piante, nella forma di alcune minuscole alghe azzurre dette anche per questo Spiruline, nel volo degli uccelli, ecc., come a livello molecolare.

Studi dell'ingegnere Leonardo da Vinci (1452 - 1519), traiettorie di uccelli in presenza di differenti condizioni di vento.

 

La doppia elica della struttura della molecola del DNA, (molecola basilare della vita la cui struttura è stata scoperta nel '900), è stata anche associata da taluni all'antico simbolo del caduceo (kerykèion in greco), il bastone-scettro del dio greco Hermes (Mercurio per i romani), su cui si avvolgono spiraleggiando due serpenti contrapposti, un simbolo questo che pertanto si richiama ora anche alla doppia elica della struttura del fotone. Interessante ricordare che l'etimologia di caduceo è legata al  termine greco che designa l'araldo, il messaggero, e, in un interessante parallelismo, oggi sappiamo che anche il DNA ha una importantissima funzione legata all'informazione, alla conservazione e al trasferimento dell'informazione biologica, così come anche la luce, la radiazione elettromagnetica più in generale con i suoi fotoni è un importante mezzo di comunicazione nell'Universo di cui anche l'uomo si avvale.  

L'arcaico simbolo del Caduceo in Salento, scolpito in pietra locale sulla mensola centrale di un balconcino di un palazzo, visibile da una stradina nel centro storico di Soleto.
Foto di Oreste Caroppo.

 

Sulla similitudine tra la struttura della molecola del DNA e la struttura a traiettoria doppio-elicoidale del fotone, nonché sulle possibili correlazioni tra loro, vedi anche in questo sito il capitolo-pagina intitolata "Il Modello Doppio Elicoidale del Fotone e la Biologia (DNA)" al link: http://fiatlux.altervista.org/il-modello-doppio-elicoidale-del-fotone-e-la-biologia-dna-.html.

Per alcuni concetti suggestivi che sembrano richiamarci alcuni aspetti della teoria fisica fondata sul fotone come a struttura doppio elicoidale riportiamo da Wikipedia alcuni estratti sul concetto filosofico greco di ápeiron (dal greco antico ἄπειρον, ápeiron, composto da ἀ-, a-, «non», e πεῖραρ, peirar, «limite» o «fine», forma ionica di πέρας, peras), il cui significato letterale è «illimitato», «infinito» o «indefinito», rappresenta, secondo la filosofia di Anassimandro, l'archè (ἀρχή), cioè l'origine e il principio costituente dell'universo. Esso è una realtà infinita, indeterminata, eterna, indistruttibile e in continuo movimento.

Il concetto di ápeiron fu ideato dal filosofo greco Anassimandro (Mileto, 610 a.C. circa - 546 a.C. circa), il quale concepiva l'ápeiron non come una miscela di elementi, ma piuttosto un'unica materia nella quale i vari elementi non sono ancora distinti. Secondo Anassimandro, quindi, l'ápeiron è una materia indeterminata, oltre che infinita.

Anassimandro riteneva che in origine tutte le cose fossero armoniosamente unite nell'ápeiron, ma per una colpa originaria, non meglio specificata, e proprio mediante il movimento rotatorio dell'ápeiron stesso, le cose presero a separarsi a coppie di contrari, dando origine al cosmo: così dall'ápeiron uscirono luce e tenebre, notte e giorno, vita e morte. Questa colpa è probabilmente dovuta alla costituzione stessa e quindi alla nascita degli esseri, essersi distaccati dall'ápeiron assumendo un'esistenza individuale, dato che nessuno di essi può evitarla e sottrarsi alla pena. È rompere l'armonia originaria dell'ápeiron la colpa del mondo e degli uomini. Infatti con la rottura dell'unità abbiamo la divisione del mondo in contrari. Gli uomini, invece, scontano la colpa originaria vivendo (la vita è intesa come punizione), finché i contrari potranno di nuovo fondersi e tornare indistinti nell'ápeiron. https://it.wikipedia.org/wiki/%C3%81peiron

Molto interessante questo concetto di colpa che pare richiamare, anticipandolo o influenzandolo, il concetto cristiano del "peccato originale".

Secondo il filologo italiano Giovanni Semerano (Ostuni, 1911 – Firenze, 2005), tuttavia, la traduzione di ápeiron come «infinito o indefinito» sarebbe frutto di un equivoco millenario, poiché esso deriverebbe in realtà dalla parola accadica eperu, che vuol dire «polvere, terra», derivante a sua volta dal lemma biblico afar: con questa considerazione il filologo sostiene come l'«infinito», a cui fa riferimento Anassimandro, abbia una stretta analogia con il concetto cristiano-ebraico del ciclo vitale dell'uomo, definito nella Genesi con il detto «polvere eri e polvere ritornerai». «Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris» in latino, ovvero: «Ricordati uomo, che polvere sei e polvere ritornerai». Queste parole compaiono in Genesi 3,19 allorché il Dio biblico, dopo il peccato originale, cacciando Adamo dal giardino dell'Eden lo condanna alla fatica del lavoro e alla morte.

 

Riporto qui anche questa immagine di un'opera fotografica artistica molto suggestiva, che molto mi ha affascinato, e che è stata casualmente condivisa sul mio profilo facebook proprio mentre scrivevo il capitolo dedicato alle analogie tra la carica elettrica sorgente del campo elettrico, riscoperto grazie al Modec nella sua proprietà di essere sempre ad essa solidale e che si muove solidalmente ad essa ed in maniera rigida quando la carica si muove, (idem per il campo magnetico che essa produce quando si muove), e il concetto filosofico della monade di Leibniz; "In ogni monade vi è il potere di rappresentazione, attraverso il quale essa riflette ogni altra monade in maniera tale che un occhio possa, guardando in una monade, osservarvi l' universo intero lì rispecchiato" (scrivevo nel capitolo intitolato "La immensa propagazione dell'errore di Maxwell nel pensiero fisico contemporaneo!"). Una immagine suggestiva che richiama l'antico principio esoterico detto della corrispondenza o dell’analogia, che recita "Come sopra cosi sotto, come sotto cosi sopra. Come dentro cosi fuori, come fuori cosi dentro. Come nel grande cosi nel piccolo", che si tramanda tra le cosiddette sette leggi cosmiche ermetiche, attribuite al grande e misterioso saggio dell' antichità chiamato in greco Hermes Trismegistos. Concetto che ritroviamo nella preghiera cristiana del "Padre Nostro", dove si recita "come in cielo, così in terra". Un concetto che ci richiama il legame di corrispondenza tra microcosmo e macrocosmo caro alla tradizione esoterica rinascimentale italiana, e non solo.

Opera artistica fotografica reperita in internet ESCAPE='HTML'

Un'immagine in cui in un bosco sulla Terra appare riflessa una lontana porzione del cosmo, in un misterioso tetraedro sospeso in aria, un tetraedro perfetto, regolare, mi piace pensare, figura geometrica a me cara, che è il primo dei solidi platonici, un solido formato dai soli 4 punti bastanti, nell' opportuna disposizione del tetraedro, per rappresentare, punto, retta, piano e spazio, della geometria euclidea; poliedro regolare che è suggestivo anche immaginare inscritto in una sfera. La perfezione della geometria alla base della Natura. Un triangolo che mi richiama anche alla mente, oltre che la forma della piramide (che nel Salento, nel sud della Puglia dove vivo, compare, sagomata nella pietra, in sommità sugli stipiti ai lati dei portali di ingresso nei poderi agricoli, o sui fumaioli, come bethilos simbolo buon augurale, o anche sui pinnacoli di alcuni tetti conici di trulli della tipologia di Alberobello), anche la forma della tetraktys, (la successione aritmetica dei primi quattro numeri naturali rappresentati da puntini e disposti a triangolo equilatero), che era il simbolo sacro fondamentale per la antica setta dei pitagorici del sud Italia di cultura magno-greca, o anche il triangolo dell'Abracadabra, un amuleto in metallo a forma di triangolo equilatero rivolto verso l'alto con scritta la parola ABRACADABRA, e portato come ciondolo scaramantico al collo dai contadini nel sud Italia, (lo notava spesso sulle persone che visitava in Lucania, il medico Carlo Levi, che ne scrisse nel suo libro autobiografico di maggior successo intitolato "Cristo si è fermato a Eboli", e finito di scrivere nel 1944). Abracadabra (in greco antico ἀβρακαδάβρα) un vocabolo in uso nella magia mistica antica. Tra le varie ipotesi circa l' origine etimologica del termine riportiamo quella proveniente dall' aramaico "Avrah KaDabra" che significa "Io creerò come parlo", che richiama il concetto filosofico vangelico, (dal Vangelo di Giovanni), del "verbum" in latino, il "logos" in greco, la parola, (e dunque il pensiero), che si fa carne, nel senso che si concretizza, si realizza, avviene! Un termine incantesimo, abracadabra, molto antico che ritroviamo già nel Liber medicinalis di Quintus Serenus Sammonicus (III secolo d.C. ?), medico presso l'imperatore romano Caracalla, il quale prescrisse che il paziente malato indossasse un amuleto contenente la parola scritta in forma di un triangolo capovolto.
Il potente simbolo del triangolo equilatero rivolto con punta verso l'alto si ottiene congiungendo i centri dei tre anelli, le tre circonferenze di pari raggio intrecciate, (quindi tre cerchi in parte sovrapposti), che caratterizzano e sono, oltre che simbolo esoterico e di trinità, anche il simbolo civico della mia città, Maglie, nel cuore del basso Salento, in Puglia, nel sud Italia, l'Italia storica originaria, (in tal caso circonferenze concepite come intrecciate tra loro secondo opportune regole topologiche).

Le tre circonferenze uguali intrecciate e centrate ai vertici di un triangolo equilatero con punta verso l'alto - simbolo di Maglie ESCAPE='HTML'

Nella saga medioevale, anche tanto diffusa sin da tempi molti antichi nel sud Italia, della ricerca del Graal, la saga della recherche, metafora di ogni ricerca, inclusa quella scientifica anche naturalmente, il messaggio etico che emerge è quello di chiedere, "del chiedi e ti sarà dato", di vangelica memoria ("Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova" - dal Vangelo di Luca 11, 1-13), del porre la giusta domanda, i continui perché!

Così la domanda da cui qui siamo partiti per giungere a tanti grandi importanti disvelanti misteri della Natura, che erano rimasti segreti, arcani arché, sebbene sotto e dentro gli occhi di tutti da sempre, è stata: "Qual'è la struttura della Luce? Qual'è la struttura del Fotone?!"

La natura profonda del fotone che costituisce, possiamo dire, il vero ignorato Santo Graal della Fisica, non raggiunto ad oggi perché non cercato, perché non era stata posta ancora quella semplice ovvia domanda!

 

Oreste Caroppo               estate 2014

 

 

Il reperto qui mostrato è veramente un gioiellino, un modello di tempietto (datato tra il 4200-4000 a.C.) in ceramica, così almeno è classificato, attribuito ad una cultura neolitica europea che includeva nel sua areale di estensione anche l'Ucrania dove è stato trovato. E' stato esposto a Roma, in occasione di una mostra dal titolo "CUCUTENI - TRYPILLYA UNA GRANDE CIVILTÀ DELL'ANTICA EUROPA - 450 reperti ripercorrono la storia del popolo che dominò l' Europa orientale dal 5.000 al 3.000 a.C."

Nelle culture neolitiche europee, tra il 4200-4000 a.C. dunque, in una evoluzione del simbolo della spirale, compare già una prima versione arcaica del simbolo oggi più noto come "Taijitu" (mostrato nella prima figura in alto in due versioni speculari affiancate), il famoso simbolo tipico della cultura cinese e in particolare della religione taoista e della filosofia confuciana, che rappresenta il concetto di Yin e Yang e l'unione di questi due principi primi opposti complementari componenti del tutto; e qui, con la presenza della spirale neolitica, raffigurati quasi anche in loro mutua evoluzione, (qui nel simbolo che ci giunge dal neolitico europeo)! 
Un ulteriore prova, come se ve ne fosse bisogno, del comune sostrato culturale e psicologico che unisce tutti gli uomini, e tutte le razze umane. Corsi e ricorsi storici, parallelismi indipendenti nel tempo e nello spazio, o continuità culturali !? La ricerca dovrà certamente ancora andare avanti ed avanti, per avere quadri sempre più completi!
In parte ricorda le doppie spirali neolitiche o protostoriche di Grotta dei Cervi a Porto Badisco (Otranto).
Interessanti anche quei segni che a mo' di fasci di raggi contornano il simbolo circolare spiralo-duale in oggetto; chissà se sono semplici segni di riempimento, per un artistico horror vacui, o simboli di irradiazione, di emanazione, (quasi solare), di associazione al concetto della luce, simbolici raggi di luce proprio!

 

 

 

-------------------------------

QUEL FUOCO PIROTECNICO TRADIZIONALE CHE RICHIAMA LA STRUTTURA DEL FOTONE NEL MODELLO DOPPIO ELICOIDALE

Mi piace segnalare qui questa interessante e bella tradizione pirotecnica nel nord-est della Thailandia in Yasothon, che si tiene ogni anno nel mese di maggio, in occasione del "Thai Rocket Festival", o anche chiamato “Bun Bang Fai”, che fa parte di una tradizionale cerimonia praticata dal gruppo etnico Lao.

Vedi in merito questo video, link: https://www.youtube.com/watch?v=rk9wxN20xT4

Durante questo festival vengono accesi dei fuochi pirotecnici speciali, basati su delle grandi circonferenze, realizzate con canne di bambù, che salgono in cielo disegnando in aria delle eliche di fumo proprio con un moto rototraslatorio ascendente che tantissimo ricorda la struttura dinamica del Fotone nella teoria del Modello Doppio Elicoidale (MODEC),
[vedi in approfondimento il link: http://fiatlux.altervista.org/fiat-lux-il-modello-doppio-elicoidale-del-fotone.html].
Il cerchio di bambù, infatti, grazie all’opportuna distribuzione di una serie simmetrica di razzi, ruota velocemente su un piano sempre ortogonale alla direzione di traslazione. Il fumo rilasciato da razzi fumogeni disposti lungo un diametro della circonferenza lascia una momentanea traccia tridimensionale in aria, una spirale di fumo di tipo proprio doppio elicoidale, che rende visibile come traiettoria il moto di questi speciali fuochi pirotecnici.

Questo spettacolo pirotecnico permette di visualizzare anche alcuni importanti principi fisici, come la conservazione del momento angolare che conferisce notevole stabilità alla girandola nel suo moto ascendente.

Questa tradizionale cerimonia religiosa, legata alla religione buddhista ma in cui son confluiti riti pagani di fertilità più antichi, si tiene in primavera; ha la funzione di propiziare le piogge e l' arrivo della piovosa stagione dei monsoni. Evidente nell'uso rituale di tali razzi pirotecnici che salgono in aria in questa competizione, che conferisce prestigio sociale alle squadre migliori, il tentativo di stabile un magico contatto tra Terra e Cielo, (che formano una coppia di opposti complementari, come femmina e maschio), un contatto questo, un' unione ritenuta archetipicamente e universalmente dall' uomo apportatrice di fertilità, di vita, di pioggia rivitalizzante in tal caso specifico! La forma circolare del Sole e l' archetipo della ruota solare li ritroviamo poi forti nelle caratteristiche di questi razzi. [Concetti antropologici questi ultimi che ho sviluppato nei miei studi e che raccolgo sotto il nome di Teoria T-S, (Terra-Sole), di cui tanto ho pubblicato anche in miei lunghi e numerosi post su Facebook nei miei profili, pagine, ed in altri miei siti web cui rimando per approfondimento]. 

 

Oreste Caroppo               17 giungo 2016

 

 

 

-------------------------------

Come il REBIS alchemico

Le suggestioni del Modello Doppio Elicoidale del Fotone lo avvicinano al concetto alchemico del rebis

Il Rebis raffigurato sul Codex Monacensis, Germania, XV secolo d.C.

 

Leggiamo ad esempio questo estratto sul rebis tratto da Wikipedia: «Il re-bis o rebis alchemico (dal latino res bis o res bina «cosa doppia») è un termine usato in alchimia per indicare il risultato di un matrimonio chimico, designando anche la pietra filosofale, intesa come unione degli opposti, o compositum de compositis. Viene rappresentato graficamente e simbolicamente nei trattati e nelle illustrazioni alchemiche come l'unione sacra di Maschile e Femminile, un androgino a due teste talvolta con le ali, posizionato su un drago dalle estremità serpentine spiraliformi e vi si associano simbolicamente numerose altre coppie di opposti come ad esempio luce e tenebre. Sul piano filosofico realizzare il rebis significava approdare a Dio, concepito dai filosofi neoplatonici, in particolare da Nicola Cusano, come coniunctio o coincidentia oppositorum, cioè «unione degli opposti»: esso è l'Uno che continuamente crea e comprende in sé il molteplice.» (da https://it.m.wikipedia.org/wiki/Rebis)

 

Oreste Caroppo               dicembre 2023